L’embrione, un uomo: etica e genetica, di Jérôme Lejeune
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Riprendiamo dal blog di Costanza Miriano la seconda, terza e quarta parte di un testo del genetista Jérôme Lejeune pubblicato su quel sito il 27/9/2012 senza ulteriore indicazione della fonte (il blog scrive solo che si tratta di una conferenza tenuta a Strasburgo nel 1989). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per la prima parte della relazione vedi al link apposito: L'embrione, un uomo: etica e genetica (I parte).
Il Centro culturale Gli scritti (28/10/2012)
Se è vero (e possiamo esserne sicuri) che lo spirito animi la materia, se è vero che gli uomini siano fatti in quel modo, allora esiste forse una specie di modo d’uso della natura umana, e forse un foglietto di spiegazioni?
Voi sapete che quando acquistate un’automobile, essa vi viene venduta con un ‘libretto d’istruzioni’ nel quale gli ingegneri hanno calcolato che quella vettura possa circolare su questo o quel terreno (se è una 4×4 potrete andare ovunque, se è una trazione anteriore o posteriore sarà meglio rimanere su strade già tracciate).
Il ‘libretto d’istruzioni’ vi dice a che velocità massima potrete andare, la potenza, il peso trasportabile etc. E poi ve la consegnano anche con un piccolo memorandum che vi dice: periodicamente bisogna fare benzina, ogni tanto controllare l’olio, dopo un po’ mettere acqua nel radiatore…
Questa è il libretto d’istruzioni. I genetisti non hanno ancora decifrato il libretto d’istruzioni della natura umana, ma il suo modo d’uso ci è stato rivelato, è molto chiaro, molto evidente: è il Decalogo, i Comandamenti di Dio. E noi abbiamo anche il libretto d’istruzioni per usarli: i Comandamenti della Chiesa.
Il primo vi indica per cosa sia fatto l’uomo: esso è fatto per conoscere che vi sia un Creatore, e per accorgersi che amando i propri fratelli egli ama il Creatore, voilà grosso modo il modo d’uso della natura umana. Il libretto d’istruzioni (cioè i Comandamenti della Chiesa) vi dice cosa fare o non fare per conservare la vostra macchina in buono stato, capace di resistere ai principali pericoli della strada.
Allora, se esiste una morale naturale che possiamo trarre dall’insegnamento della biologia, sarebbe necessario che gli scienziati cercassero non di definirla, ma di decifrarla. Vedete, la scienza è molto precisamente, e permettetemi questa parafrasi un po’ capovolta della Genesi, la scienza è un po’ come l’albero della conoscenza, cioè l’albero del bene e del male. Il lavoro di noi scienziati è quello di sapere in che modo questa conoscenza possa essere usata per il bene e non per il male.
Bisognerebbe evitare che quest’albero della scienza che ricopre il mondo tecnologico finisse per nascondersi la luce al punto tale che non si sappia più riconoscere cosa sia bene e cosa sia male. Come vi ho detto, la biologia può riassumersi molto semplicemente, ed è ciò che io sono tenuto a spiegare ai nostri studenti quando trattiamo la genetica fondamentale. Questo messaggio genetico è contenuto nella lunghissima molecola di DNA che assomiglia un po’ al nastro magnetico che avete in una musicassetta. Se una sinfonia è registrata su un nastro magnetico ed introducete questo nastro in un magnetofono acceso, il magnetofono ci restituirà la sinfonia.
Ora, sul nastro magnetico non ci sono affatto note musicali, e nell’altoparlante non ci sono per niente dei musicisti; ma nonostante ciò una vera orchestra è stata registrata, un codice ha permesso di far variare qui e là la carica magnetica del nastro, e, se sapete utilizzare il processo inverso che si produce in un magnetofono, c’è una testina di lettura capace di lanciare impulsi elettrici e infine di far vibrare la membrana affinché l’aria sia di nuovo colmata dal genio di Mozart. Allo stesso modo suona la sinfonia della vita, vale a dire che l’informazione si trova non più su un nastro magnetico, ma sulla lunga molecola del DNA, che misura un metro di lunghezza. C’è un metro di lunghezza reale in un spermatozoo, accuratamente suddiviso in 23 frammenti, ed il nastro è accuratamente avvolto e ripiegato su se stesso tanto da stare agevolmente su una punta di spillo, ed è capace di dividersi da cellula a cellula, senza formare dei nodi; tutto ciò è molto complicato, se immaginate due nastri di un metro di lunghezza, un metro proveniente dal padre, un metro dalla madre, il tutto agevolmente sulla punta di uno spillo. Com’è possibile che non si mischino? È uno dei segreti della meccanica molecolare che, al momento, non è molto chiaro, ma che, in ogni caso, funziona benissimo.
Infine si può riassumere tutta la biologia in maniera molto semplice: all’inizio v’è un messaggio, questo messaggio è nella vita, questo messaggio è la vita, e che questo messaggio è un messaggio umano, questa via è una via umana. Una volta che saprete questo, voi conoscerete tutta la biologia molecolare moderna; certo, ci sono altri piccoli dettagli che bisogna sapere per superare gli esami, ma ciò è solo per gli specialisti. Voi avrete capito perché noi sappiamo, al di là di ogni possibile dubbio, che l’essere umano, all’inizio della sua carriera, sia esattamente un nostro simile, un nostro fratello, nel caso specifico magari nostro figlio, e che abbia diritto al rispetto non in funzione della sua potenza, della sua grandezza o delle performances del momento in cui gli si porti rispetto, ma per una ragione semplice ed unica: è membro della nostra specie.
Io dicevo che il nostro cervello era una macchina potente; se voi aprite la vostra scatola cranica, un po’ come sollevare la capote della vostra macchina, vedreste subito che ci sono varie zone: ad ex. la zona di Broca, la zona di Wernicke, o le zone temporali, che non esistono negli altri esseri viventi, ma solo nei bipedi e (oltre a ciò che fanno già i canguri, di cui vi parlavo poco fa) in quelli che sono capaci di parlare…. E si può fare più o meno affidamenti in ciò che dicano.
Ora, esista una scuola che pretende che tutto ciò che vi ho detto sia vanità, che gli esseri umani siano solo animali come gli altri, e che non differiscano che per dettagli minimi ed in verità poco interessanti dai loro confratelli scimpanzé o dalle differenti scimmie più o meno simili a noi.
Qui, io vorrei farvi una confidenza: capita che, per il mio lavoro, io viaggi parecchio, in realtà troppo. Ogni volta in cui m’è possibile, io visito due luoghi estremamente istruttivi nelle città dove arrivo. Questi due luoghi estremamente istruttivi sono l’università, da un lato, ed il giardino zoologico, dall’altro.
Ebbene, in queste università io ho praticamente sempre visto persone serie dall’aria solenne muovere dottamente la testa chiedendosi se i loro figli, in ultima analisi, quand’erano appena nati, non fossero una specie di animali. Ma io non ho mai visto, in un giardino zoologico, congressi di scimpanzé riuniti per chiedersi se, tutto ben considerato, i loro figli non sarebbero diventati dei professori universitari! È un’esperienza molto semplice, ma che io ho fatto più volte, e che mi sembra abbia una conseguenza molto chiara, vale a dire che la natura umana esiste realmente, non abbiamo bisogno d’essere grandi genî per accorgersene, e quelli che non se ne accorgono si tappano volontariamente gli occhi.
La natura umana è strana: l’uomo è il solo essere su questo pianeta a chiedersi chi sia, da dove venga e cos’abbia fatto di suo fratello. E questa curiosità è talmente evidente ch’egli è stato il solo ad aver scoperto l’esistenza di una relazione fra la copulazione e l’arrivo, nove mesi dopo, di un piccolo essere che gli assomigli.
Malgrado il mio grande affetto per gli scimpanzé, i gorilla, gli oranghi, i gibboni, non sono molto al corrente dei loro sentimenti interiori, delle sensazioni e delle passioni che li animino. Ho l’impressione, tuttavia, che la pulsione sessuale d’uno scimpanzé debba essere abbastanza simile a quella che gli uomini o le donne possono provare nella stessa situazione, ma c’è una cosa che so con certezza, ed è che lo scimpanzé più astuto, il meglio educato, il più istruito, non saprà mai e non comprenderà mai che vi possa essere una relazione fra il fatto di aver avuto un rapporto sessuale con una femmina della sua specie ed il fatto che, nove mesi più tardi, questa partorisca una piccola scimmia che gli assomiglierà. Nessun animale ha mai capito ciò, mentre gli uomini l’hanno sempre saputo.
A tal punto che i pagani, quando volevano rappresentare la passione amorosa, si contentavano della statua di un bambino. Il dio dell’amore, Eros, è molto semplicemente un bambino. Tutti capivano cosa ciò volesse dire. È esattamente quando sia in gioco il comportamento sessuale che la superiorità dell’uomo appare d’assoluta evidenza. Poiché se noi sospettiamo che esista una morale naturale, ne deriva immediatamente che dissociare l’amore dal figlio ed il figlio dall’amore sia un errore di metodo, dato che noi siamo i soli a conoscere questa relazione.
Ne consegue una prescrizione assolutamente su base naturale per l’astinenza continua nel celibato casto, o per la continenza periodica nel matrimonio felice. Se la monogamia corrisponde certo alle tendenza della nostra specie e la tradizione continua a conservare al marito una prerogativa, vale a dire quella d’essere il solo abilitato a deporre un seme di vita nel tempio interno che è il corpo femminile, allora se ne deducono molto semplicemente le nozioni di morale ‘pratica’, per così dire:
la contraccezione, che è fare l’amore senza fare il figlio, e
la fecondazione extracorporea, che è fare il figlio senza fare l’amore, e
la pornografia, che è distruggere l’amore, e
l’aborto, che è distruggere il figlio,
sono tutte cose contrarie alla dignità dell’amore umano.
Io non direi lo stesso per l’amore degli scimpanzé, dato che lo scimpanzé non sa tutte queste cose ed il suo agire non ha per questo motivo la stessa possibilità di dignità.
Vorrei rispondere alla critica sarcastica, molto antica e che crede d’aver detto tutto, ossia: la morale nei pantaloni è messa molto male! Io ho spesso sentito quest’osservazione nel corso della mia giovinezza, e mi sono domandato se, dopo tutto, le persone che la facevano non avessero ragione. C’è stato bisogno di molto tempo perché m’accorgessi che immaginare che la morale fosse posta male al di sotto della cintura non era che una cattiva conoscenza della neuro-anatomia. Bisogna che ve lo spieghi brevemente. Scusatemi, ma bisogna ben essere tecnici, ogni tanto.
Voi sapete che il nostro corpo a contatto col mondo esterno si trova rappresentato punto per punto nel nostro cervello. Press’a poco all’altezza di dove le ragazze fissano il cerchietto fermacapelli, al livello della scissura di Rolando, c’è una specie di rappresentazione neurologica dell’essere umano, ed ogni punto del corpo vi si trova rappresentato. Partendo dal torace, si trova il torace, poi il bacino, poi gli arti inferiori, poi le estremità. All’altro capo, la testa occupa una posizione del tutto particolare, essa ha l’aria d’essere separata dal tronco e ritrovata in seguito, come una specie di San Dionigi decapitato, che tiene la testa fra le mani. L’uomo neurologico non ha affatto la testa sulle spalle; è un grosso mistero, ma ce ne accorgiamo spesso nella vita di tutti i giorni.
La disposizione è ancora più strana quando si tratta degli organi genitali: essi non si proiettano nell’ordine che ci sembrerebbe anatomicamente logico, cioè all’altezza del bacino, ma si trovano dopo i piedi, come tagliati e dopo le estremità. Ciò si conosce da una trentina d’anni, ed ha sorpreso parecchio gli studiosi di anatomia. Certamente, ciò spiegherebbe il feticismo delle scarpe, disturbo psicologico della sessualità ben conosciuto in letteratura, ma c’è qualcosa di molto più importante.
Gli organi genitali sono, per questa ragione, la sola parte della nostra anatomia ad essere rappresentata totalmente all’estremità dell’omuncolo neurologico. Essi si trovano così ad essere ad immediato contatto con un’enorme circonvoluzione, che si chiama la circonvoluzione limbica, la quale è la sede delle emozioni, delle forze che ci muovono, quelle che hanno a che fare con la sopravvivenza dell’essere: la caccia, la fame, la sete, e quelle che hanno a che fare con la sopravvivenza della specie: il desiderio, la ricerca d’un compagno ed anche una sorta di simpatia affettuosa per ciò che sia piccolo, rotondo, senza asperità, il che ci porta a proteggere i bambini. Anatomicamente, noi siamo, noi uomini, costruiti in maniera tale che i genitali siano la sola rappresentazione del corpo direttamente a contatto con le emozioni.
Ne risulta che chi voglia dominare le proprie emozioni affinché l’aggressività non divenga istinto omicida, il desiderio non divenga libertinaggio, è obbligato dall’anatomia a comandare anche e probabilmente soprattutto ciò che si riferisca ai genitali, se vuol essere capace di dirigere la sua macchina e, per così dire, d’essere padrone di se stesso.
La morale non si trova perciò nei pantaloni. I genitali sono realmente a contatto delle pulsioni più potenti dell’organismo. È ciò che i moralisti hanno sempre saputo, ed è strano il fatto ch’essi abbiano potuto scoprirlo mentre ignoravano del tutto il modo in cui noi siamo effettivamente costruiti.
Tutto ciò per farvi sentire che quelli che rifiutano la nozione di natura umana, quelli che non vogliono riconoscere che gli esseri umani molto giovani sono essere umani al 100%, recano un grave danno non solo alla morale, ma anche all’intelligenza. Essi rifiutano l’evidenza che noi abbiamo oggi, evidenza che non fa altro che confermare la saggezza di tutti i tempi. Per un’osmosi che ignoriamo, infatti, la saggezza è capace di conoscere intuitivamente molte cose sulla maniera in cui noi siamo fatti, molto prima che gli scienziati fossero giunti a dimostrarle.
Se accettiamo tutto ciò, e la biologia moderna ci obbliga ad accettarlo, dobbiamo anche domandarci: questo rispetto verso l’essere umano molto giovane che rifiutiamo di uccidere, che rifiutiamo di usare per esperimenti, non finirà per paralizzare la scienza impedendo la ricerca? A questa domanda risponderò con tre esempi recenti. Non vi proporrò una risposta teorica, ma una risposta empirico-sperimentale. Ciò che noi abbiamo appreso nel corso degli ultimi tre anni sul rispetto per la coppia, il rispetto per l’embrione ed il rispetto per l’umanità.
Il rispetto per la coppia, innanzitutto.
L’atto coniugale è il solo modo naturale di deporre gameti maschili in questo tempio interno che è l’organismo femminile. Io ho già usato poco fa questo termine, quest’espressione ‘tempio interno’, e non crediate che sia una metafora personale. Sei mesi fa, parlando vicino a Nagasaki a delle gentili suore che sono d’origine francese, ma che ora sono quasi tutte giapponesi. Una suora francese era capace di tradurre ciò che io dicevo a questa piccola comunità d’una ventina di suore giapponesi che mi aveva chiesto: “Parlateci dell’inizio della vita, dimodoché noi conosciamo un po’ queste cose”.
Avevo dunque usato l’espressione ‘tempio interno’ che mi era venuta spontanea alle labbra, ed una delle suore ha interrotto il mio discorso per dire qualcosa, molto velocemente, in giapponese, alla suora francese che traduceva, che sul momento mi è sfuggito. Alla fine della mia relazione, la suora traduttrice mi disse: “Bisogna che sappiate cosa mi ha detto prima l’altra suora. La parola ‘utero’ in giapponese si scrive con due caratteri differenti, due kunjii: un pittogramma vuol dire tempio, ed il secondo vuol dire segreto” (applausi nella sala). Grazie da parte dei giapponesi, voi avete ragione d’applaudire il loro genio. Nella loro lingua utero si scrive ‘tempio segreto’, il che dimostra che gli uomini dell’Estremo Oriente, quando hanno riflettuto, hanno trovato spontaneamente ciò che a noi sembra una metafora, mentre per loro è una definizione.
Dicevo dunque che l’unione di due persone è, nella semplice morale, il solo modo naturale di condurre i gameti maschili nel tempio interno della donna. Se accade che questo sistema non funzioni, e che vi sia una sterilità tubaria, alcuni propongono di prelevare i gameti maschili e di mescolarli in una provetta ad ovuli che galleggiassero nel liquido. Uno degli spermatozoi perforerebbe la membrana pellucida, la fecondazione si produrrà in vitro o in forma extracorporea. Bisogna però vedere che in natura, è vero che la fecondazione è al di fuori del potere dei congiunti. Il rapporto sessuale, l’unione coniugale che è il rapporto voluto e deciso da due persone per eventualmente vederne apparire una terza, una sorta di trinità certo commendevole, non fa altro che depositare i gameti nell’organismo femminile. È solo qualche ora più tardi che l’unione dei gameti si realizzerà nel corpo femminile. Si capisce perciò molto bene come vi sia una differenza di natura fra queste due cose.
L’unione delle persone porta i gameti, e solo il marito è autorizzato, abilitato a depositare i gameti. Una volta che questi siano stati rilasciati, entrano in gioco leggi della fisiologia cellulare, ed il desiderio o la volontà dei due congiunti non ha più nessuna rilevanza, solo unicamente le leggi della biologia a determinare il risultato.
Ne consegue che quando un tecnico preleva gli spermatozoi dal padre e li utilizza affinché questi fecondino un ovulo vuoi nella madre, vuoi in una provetta, egli compie esattamente il solo atto che sia prerogativa esclusiva ed assoluta del marito. Vale a dire che vi è una sostituzione di persone, il tecnico si sostituisce al marito.
Viceversa, se lo stesso tecnico ripara una tuba, riapre una tuba che era ostruita, rimette in moto un meccanismo biochimico che funzionava male, e permette dunque la fecondazione quando i gameti sono già nel corpo femminile, in quel caso non si farebbe altro che aiutare la natura, egli non farebbe che il suo mestiere d’aiutare i pazienti. Bisogna ben comprendere che c’è una differenza enorme. La fecondazione in vitro è una sostituzione di persona. È il tecnico ad avere la funzione genitoriale; dapprima maritale, poi genitoriale, e si arroga un diritto che non gli spetta affatto. Al contrario, chi è al servizio dei malati, chi cerca di riparare gli effetti della malattia, pratica la medicina più classica, anche se è estremamente difficile. Questa distinzione fra l’aiuto alla natura e la sostituzione delle persone può sembrare un po’ teorica, è quella esposta nella ‘Donum Vitae’.
Ma la ‘Donum Vitae’ non l’ha inventata: questa distinzione è, io credo, inscritta nel cuore di tutte le donne. Io ne vedo la prova in una riflessione, che forse vi turberà per il suo realismo, o piuttosto il suo surrealismo, di una giovane donna cui avevano appena riposizionato il suo embrione intra-uterino. È citata da M. Testard nel suo libro. Egli aveva agito molto rispettosamente, ed aveva messo della musica rilassante in sottofondo, affinché la donna, che non era anestetizzata, si trovasse in un’atmosfera più rassicurante. Dopo aver ricollocato l’embrione nell’utero della madre, dopo questa lunga deviazione nelle provette, le dice: “Signora, è incinta”. Cosa perfettamente vera. Qualche istante dopo, una volta usciti i medici, entra il marito, ed assai emozionato le chiede come sia andata. E questa gli risponde, di getto: “Ho fatto l’amore con quei tre”, perché era stata assistita da tre medici. Evidentemente questi tre avevano avuto una condotta impeccabile, ma questa donna spiegava, con un’espressione veramente surrealista, ch’effettivamente v’era stata una sostituzione di persone, dato che, quando tre tecnici si riuniscono per mettervi un bimbo nel ventre, essi fanno esattamente l’azione che, per la natura stessa dell’unione coniugale, è riservata al marito.
Io non sono un profeta, non ho la sfera di cristallo a casa, né in laboratorio peraltro, ma posso dirvi le mie sensazioni. Questa lunga deviazione fuori dal corpo materno che è la fecondazione in vitro sarà considerata probabilmente entro qualche anno come un cattivo sistema, e tutte le tecniche tenderanno ad ottenere il medesimo effetto all’interno dell’utero, senza questa parentesi extracorporea. Sappiate però che la fecondazione in vitro continuerà, non per guarire la sterilità, ma perché chi la pratica ha così un potere sul destino degli uomini. Non è più la nozione di aiuto reso e di malattia guarita, è l’orgoglio del taumaturgo, o piuttosto dell’apprendista stregone.
Rimane il rispetto per l’embrione.
Proprio poco fa ho risposto alla domanda di un gentile signore della radio, che mi chiedeva: “Ma cosa fate degli embrioni in sovrannumero?” Voi sapete che alcuni manipolatori di fecondazioni in serie mettono qualche embrione in frigo per ritrovarlo più avanti. Io gli ho fatto notare come fosse davvero un uomo dei mass-media, che usava il gergo attuale senza chiedersi cosa si nascondesse dietro questo gergo, e gli ho a mia volta chiesto: “Ma, signore, credete che ci possano essere uomini in sovrannumero? Credete davvero che alcuni uomini siano di troppo? È questo che vuol dire, in sovrannumero. E se voi credete ciò, siete d’un razzismo spaventoso. Dunque voi non lo credete?”
“Ah – risponde – no, non credo che vi siano uomini di troppo”.
“E allora perché pensate che ci possano essere embrioni in sovrannumero?”.
Quello ha riflettuto per un attimo e non mi ha risposto, perché non c’è risposta.
Usava il termine ‘in sovrannumero’ perché è così che si fa sui giornali! Ebbene, non ci sono uomini di troppo, o almeno nessun uomo è in grado di saperlo, poiché non possiamo essere al contempo giudice e parte in causa.
Un teologo, di recente, ha proposto di uccidere gli embrioni conservati a bassissima temperatura. Io penso che abbia commesso un grave errore. È un’idea da ‘teologo della morte’. Abbiamo avuto in altri momenti ‘teologi dell’aborto’, ma siccome non hanno avuto discendenza, essi sono oggi scomparsi! Qualunque cosa pensino i ‘teologi della morte’, non si rimedia una colpa con un crimine.
Ritengo che non si abbia il diritto di mettere gli uomini in un tempo sospeso. Il freddo a bassissime temperature non fa che rallentare la vita delle molecole. E quando ci si avvicina allo zero assoluto, tutto il movimento si ferma. Ciò che si ferma davvero è il tempo, il tempo locale non scorre più. Gli embrioni umani conservati nell’azoto liquido sono come rinchiusi in un tempo sospeso. Si possono ammassare a migliaia in un piccolo recipiente, un vaso di Darsonval che li mantenga nel freddo intenso. Come chiamare il fatto di ammassare uomini, di vietare loro di sapere che il tempo passi, di vietare loro ogni movimento, ogni libertà d’essere, salvo quella di sopravvivere a titolo precario in uno spazio estremamente ristretto dove sono concentrati? Questo si chiamava, fino a non molto tempo fa, campo di concentramento. I contenitori nei quali si vogliono mettere gli embrioni ‘in sovrannumero’ sono luoghi molto piccoli, molto freddi e molto spesso mortali. Si parte dal medesimo concetto, cioè quello che si possano usare le persone, per arrivare a considerarli come del materiale o come del bestiame.
È l’errore scientifico più disumano che potesse commettere la nostra generazione, perché se accettiamo che si possano congelare esseri umani per utilizzarli in seguito a volontà, o per eliminarli come materiale da esperimento dopo l’uso, per eventualmente scongelarli alla bisogna, per scambiarli come un oggetto di compravendita, o più semplicemente di conservarli come un bene deperibile, noi avremo perso la nozione elementare secondo qui ogni uomo è degno di rispetto, non perché sia potente, ma perché è uomo. Ricordatevi che tutto quanto accaduto nei campi di concentramento si basava su una dottrina, ed una sola: “Un prigioniero non è un uomo”. Ciò permetteva ogni cosa. Lo stesso per un embrione, se diciamo: un embrione non è un uomo, ciò permetterà i più grandi crimini.
Ed io ho trovato molto rassicurante, quattro mesi fa, che gli scienziati del Max Planck Institut, la più importante istituzione tedesca, scrivessero in ‘Nature’ che tutti gli scienziati debbano rifiutare questa sperimentazione sugli embrioni umani. È notevole che dei biologi il cui Paese ha conosciuto la dottrina disumanizzata cinquant’anni fa dicano al mondo: non fate lo stesso errore col pretesto che i forni crematorî sarebbero molti più piccoli e che i campi di concentramento molto meno visibili!
Resta un’ultima cosa: questa mancata sperimentazioni sugli embrioni ritarderà le scoperte? La risposta è. No. Sarò molto breve. Io ho testimoniato, tre anni fa, dinanzi al Parlamento britannico nel corso della discussione d’un progetto di legge per proteggere gli embrioni umani. Alcuni manipolatori pretendevano di utilizzare gli embrioni per scoprire il meccanismo e l’eventuale rimedio di svariate malattie, la trisomia 21, le malattie muscolari, le malattie neurologiche, le malattie emetiche.
Dinanzi al Parlamento ho dunque testimoniato che non è possibile studiare una malattia dei muscoli quando i muscoli non si sono ancora formati (i manipolatori chiedevano il diritto di manipolare embrioni molto giovani, di meno di 14 giorni). Sono stato fortemente attaccato dai giornali inglesi, che hanno titolato: “French influence in Britain”. Cosa molto interessante, e che io vorrei solo sottolineare: il giornale ‘Nature’, che è il più grande giornale scientifico, ha proposto subito ai suoi lettori: “Se ci inviate un articolo che dimostri su base puramente razionale che ciò che ha detto Lejeune è completamente falso, riceverete un abbonamento gratuito alla nostra rivista, e pubblicheremo il vostro articolo”. Ciò tre anni fa, e posso dirvi che nessun articolo è apparso su questo argomento e, che io sappia, nessuno scienziato riceve gratuitamente quest’interessante giornale. Tutto ciò vuol semplicemente dire che chi aveva detto: “Dateci il diritto di sperimentare sugli embrioni, e noi faremo questa e quella scoperta” aveva consapevolmente ingannato il legislatore.
Le scoperte che chiedevano sono state fatte. Si è effettivamente isolato il gene della miopatia, si è perfino isolata la proteina anormale prodotta dal muscolo malato, si è isolato il gene della mucoviscidosi… e tutto ciò è stato fatto partendo da volontarî adulti consenzienti, senza far loro correre alcun rischio, e senza che nessuno abbia mai messo in pericolo il minimo embrione umano! La risposta, l’abbiamo, non è una novità, è conosciuta da sempre. Tutta la storia della medicina è là per insegnarci che non sono quelli che bruciavano gli appestati nelle loro case, o quelli che soffocavano i malati di rabbia fra due materassi, che hanno liberato l’umanità dalla peste e dalla rabbia. I veri medici hanno aggredito la malattia, non i malati. Da sempre la medicina si batte per la salute e per la vita, contro la malattia e contro la morte, e non può cambiare schieramento!
A pena di perdere il proprio nome, a pena di diventare una specie di biologia che fa esperimenti sulla condizione umana, ma contraria alla sua vera natura. Ecco, ho finito, non vi ho parlato di tutte le manipolazioni genetiche perché ciò ci avrebbe chiesto un’ora in più, ma dovete sapere che diventeremo sempre più potenti, inesorabilmente. E diventando più potenti, saremo sempre più pericolosi, perché se la tecnologia è cumulativa, la saggezza non lo è. Allora, cosa ci rimane? Ci rimane la saggezza, la saggezza eterna, quella che non hanno inventato gli uomini. Questa saggezza è riassunte in una frase che giudica ogni cosa, che vi dirà ad ogni istante ciò che dobbiate o non dobbiate fare. Questa frase è molto semplice: “Ciò che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a Me”. Se gli uomini non dimenticano questa frase, se i tecnici se ne ricordassero, allora la tecnologia più complessa resterà l’onesta servitrice della famiglia degli uomini. Ma se la dimenticassero, se i legislatori la ignorassero, allora voi avrete tutto da temere da una biologia snaturata.