Papà ride... oggi avrebbe compiuto ottantadue anni. La conferma di un padre, di Andrea Lonardo
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Il Centro culturale Gli scritti (19/1/2012)
Passeggiando per strada un pensiero improvviso. Mio padre che vedendomi agire, pensare, parlare mi dice: Sono fiero di mio figlio. Sono fiero di te.
Talvolta i genitori li senti dire proprio questo: Sono fiero di mio figlio. Oppure: Guarda com’è stato bravo mio figlio.
Talvolta è agli altri genitori che dicono questo. Con quella punta di orgoglio. Con quel dire: È mio figlio.
Più spesso non lo dicono. Ma lo intuisci nel loro sguardo. Da bambino tu li hai guardati, scrutando la loro vita per capire cosa pensavano. Poi avverti che anche loro guardano te, che ti contestano, che ti approvano.
Anzi prima ti hanno guardato loro. Forse la frase che più ripete un bambino è: Mamma, guarda. Papà, guarda. Mamma, guardami. Papà, guardami.
In quello sguardo ora colgo un’approvazione. Uno sguardo immaginato, ma nella fede reale. Più reale ancora dello sguardo incontrato in vita.
L’ho paragonato alla Confermazione. Nella Cresima non siamo noi giovani che confermiamo il nostro sì al dono ricevuto. Sono invece i grandi che ci confermano. Ci assicurano che hanno fatto bene a generarci ed a trasmetterci la fede. E che sono fieri di noi. Credono che ce la faremo. Che tutto andrà bene. Che si dovrà anche patire e donare la vita e morire. Ma che anche questo ha un senso ed un futuro. Perché noi siamo nelle mani di Dio.
E' per questo che il giovane può a sua volta confermare. Ed essere forte, pur nella debolezza. Perché è stato confermato. Perché c’è chi gli garantisce che la promessa non mente, che la speranza non fallisce il bersaglio.
Passeggio e sento lo sguardo di mio padre che mi conferma. Bravo, ce la farai. Bravo, stai andando bene. Bravo, avanti.
Quanto manca questo sguardo agli uomini. A quanti uomini manca questo sguardo. Sguardo umano che si fa mediazione di uno sguardo che non può mai mancare, né mai tradire, quello del Signore stesso.
«Lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre» (Gv 8,35). Lo schiavo non vede l’ora di fuggire. Il figlio conosce quello sguardo ed abita nella casa. Da figlio. Sempre.