Il cemento delle Riduzioni. Musica sacra nelle missioni dei gesuiti in America meridionale, di Giampaolo Romanato
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Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 27-28/12/2011 un articolo scritto da Giampaolo Romanato. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti sulle Riduzioni vedi su questo stesso sito la sezione Storia e filosofia.
Il Centro culturale Gli scritti (27/12/2011)
Quando ho visitato per la prima volta le rovine delle Riduzioni - le missioni pensate quattro secoli fa dai gesuiti per la popolazione guaranì in Paraguay, Argentina e Brasile, oggi dichiarate dall'Unesco patrimonio dell'umanità - sono rimasto stupefatto dalla grandiosità degli edifici, dall'imponenza dell'impianto urbanistico, dalla cura artistica delle chiese, ancora ben visibili nonostante le distruzioni avvenute nell'Ottocento, dopo l'indipendenza dei Paesi sudamericani.
Perché tanta attenzione per l'effetto scenografico, per l'impatto visivo, in un ambiente semiprimitivo com'era quello in cui vivevano i guaranì? "Perché - mi spiega Luis Szaran - questo era lo strumento per conquistare i guaranì, il cui universo culturale era molto ridondante, con riti simili a quelli barocchi".
Szaran è oggi il più noto musicista del Paraguay, direttore dell'Orchestra sinfonica della città di Asunción (Osca). È profondamente inserito nel sociale con il progetto dei Sonidos de la Tierra, che porta la musica nei più remoti villaggi paraguayani con l'obiettivo di elevare la cultura e la sensibilità dei giovani attraverso l'arte. Un progetto grandioso, che attualmente coinvolge 150 villaggi e 12.000 giovani.
Ma è anche uno studioso appassionato delle Riduzioni. "Sono nato a Encarnación - mi dice - dove sorgeva la riduzione di Itapuà, ho giocato da bambino fra le rovine di Trinidad, la riduzione più grandiosa e impressionante. Questi villaggi fanno parte della mia vita prima che della mia professione. D'altronde il Paraguay è impensabile senza le Riduzioni e l'opera dei gesuiti. La lingua guaranì si è salvata grazie a loro e oggi è lingua ufficiale come lo spagnolo, sebbene i guaranì non siano più del 2 per cento della popolazione del Paese. È un caso unico in tutta l'America latina".
È quindi un omaggio alle sue stesse origini la splendida colonna sonora che ha composto per accompagnare lo spettacolo di suoni e luci allestito tra le rovine di Trinidad dopo il restauro del complesso compiuto dall'architetto genovese Ettore Piras e aperto al pubblico l'anno scorso alla presenza del presidente della Repubblica. Le musiche sono disponibili in un cd pubblicato dalla Missionsprokur de la Compañía de Jesús de Nürnberg.
Luis Szaran ha studiato in Italia, a Roma e a Siena, e qui torna spesso. Lo incontro a Bassano del Grappa, nella sontuosa cornice barocca della Pieve di Santa Maria in Colle, dove ha appena concluso un concerto. "Le Riduzioni uniscono molte esigenze", mi spiega. "I gesuiti - continua - dovevano controllare i guaranì, questi dovevano vivere in forme che non snaturassero la loro cultura, i villaggi dovevano armonizzarsi con l'ambiente ed essere difendibili, raggiungibili, integrati, gestibili economicamente. L'idea ha impiegato un secolo e mezzo a concretizzarsi. Quando i gesuiti furono espulsi ed iniziò la sua decadenza, nella seconda metà del Settecento, aveva appena raggiunto la forma definitiva, tanto che Jesus, in Paraguay, la riduzione oggi meglio conservata, non era ancora stata ultimata e presenta alcune caratteristiche nuove, a conferma che il progetto era in continua evoluzione. Il modello si allargò a nord, in Bolivia, dove fra i chiquitos sorsero molti villaggi analoghi, costruiti in legno e non in muratura. Questi si sono salvati, protetti dal loro isolamento, sono ancora abitati, la gente ci vive quasi come allora. Bisogna andare in questa regione, oggi pure dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, per capire davvero cos'è stato, e cos'è ancora, il sacro esperimento. Qui si suona ancora la stessa musica di tre secoli fa, si fabbricano violini con la tecnica insegnata dai gesuiti".
Ed è appunto in Bolivia, dove ritmi e modi di vita sono simili a quelli di allora, che Szaran ha trovato il tassello mancante della storia delle Riduzioni: la musica. Era ben nota agli storici la straordinaria perizia musicale raggiunta dai guaranì. Ne scrisse Benedetto XIV in un'enciclica del 1749. Ed era ben noto che in ciascuna riduzione esisteva una scuola musicale - un vero e proprio conservatorio - contornato da un florido artigianato che produceva ogni genere di strumenti, dai violini agli organi, dalle arpe alle trombe.
Ciò che si ignorava era il genere di musica che suonavano i guaranì sotto la guida dei gesuiti. L'ignoranza è durata fino a una quarantina d'anni fa. Fu nel 1972, infatti, che l'architetto svizzero Hans Roth, responsabile del restauro delle riduzioni boliviane, nella provincia di Chiquitos, trovò per caso in un cassone abbandonato un'innumerevole quantità di spartiti musicali. Erano le musiche composte per le Riduzioni dai musicisti gesuiti - soprattutto Domenico Zipoli (Prato 1688-Cordoba 1726) e Martin Schmid (Zurigo 1694-Lucerna 1772) - e da sconosciuti artisti guaranì, portati a un livello tale di raffinatezza da diventare essi stessi ottimi compositori.
Considerati carta straccia, gli spartiti giacevano nell'incuria più totale. Quel ritrovamento, cui poi se ne aggiunsero altri, avvenuti in chiquitania e anche nel centro-nord del Paese, nella provincia di Moxos, rappresentò il maggior evento della musicologia latino-americana. Migliaia di pagine di composizioni che ci hanno restituito la straordinaria esperienza di multiculturalismo musicale - probabilmente unica nella storia - avvenuta in queste terre tre secoli fa: la fusione del più raffinato barocco europeo con le risonanze della tradizione vocale e strumentale locale.
Il Festival Internacional de Música Renacentista y Barroca Americana, ormai la principale manifestazione musicale della Bolivia, è stato una conseguenza della scoperta di Roth. La prossima edizione si terrà dal 26 aprile al 6 maggio 2012 e coinvolgerà tutte le sei Riduzioni della chiquitania, partendo da Santa Cruz de la Sierra.
Fra i musicologi che si sono dedicati alla trascrizione di quegli spartiti, un'opera difficile e complessa dato lo stato di degrado della carta, bisogna ricordare il polacco Piotr Nawrot dell'Università di Poznan e, appunto Luis Szaran. Da allora il maestro paraguayano ha potuto aggiungere queste musiche al suo repertorio. Musiche che egli sa interpretare con il vigore e la passione che solo un artista nato nella stessa terra dei guaranì, che ne conosce l'anima e ne parla la lingua, è in grado di offrire.
Poi l'incontro con due gruppi musicali italiani, il Coro Academia Ars Canendi guidato dal soprano Manuela Meneghello e il Gruppo d'Archi Veneto condotto dalla violinista Fiorella Foti, entrambi con sede a Treviso, ha aperto a questo repertorio le porte delle chiese e delle sale da concerto europee. I due complessi hanno posto infatti le musiche di Zipoli, Martin Schmid e degli anonimi autori guaranì al centro dell'interesse, facendone il perno della loro proposta concertistica
È dopo uno di questi concerti, l'11 dicembre, che incontro il maestro Szaran. "La musica - mi spiega - entrò subito nelle Riduzioni, ma divenne una pratica generalizzata e istituzionalizzata con l'arrivo di Anton Sepp, un gesuita altoatesino, di Caldaro, che era un provetto musicista e aveva fatto parte, prima di venire in Paraguay, alla fine del Seicento, del coro della corte imperiale di Vienna. Fu Sepp che specializzò gli indios nella fabbricazione di ogni tipo di strumenti musicali. La musica divenne il cemento delle Riduzioni, come ha mostrato con grande efficacia il film Mission, e come mostrano gli straordinari bassorilievi scolpiti sulle pareti dell'abside della chiesa di Trinidad, raffiguranti angeli con i tratti dei guaranì che suonano vari strumenti: violini, violoncelli, trombe, cembali e un organo.
Si deve a Sepp la costruzione del primo organo interamente fabbricato in America latina, destinato alla riduzione di Yapeyù. Poi arrivò in Sud America Zipoli, che perfezionò questa musica portandola al livello della migliore arte europea. Le lettere e le cronache dei gesuiti che operarono nelle Riduzioni non mancano mai di parlare dell'incredibile perfezione raggiunta dai musicisti guaranì. Nelle chiese del Paraguay, scrive uno di loro, José Cardiel, "si ascolta una musica migliore di quella che si può sentire nelle più celebri cattedrali d'Europa".
Con la fine delle missioni e l'espulsione dei gesuiti, nel 1774, questo patrimonio fu in gran parte disperso. Le Riduzioni del Paraguay furono semidistrutte, con tutti gli arredi che le impreziosivano, mentre sopravvissero, protette dal loro isolamento, quelle della Bolivia, dove è avvenuto il ritrovamento degli spartiti originali. Si salvò in parte la musica - un bene immateriale, come si dice oggi, capace di resistere anche alla furia e alla stupidità dell'uomo - che è diventata tutt'uno con la cultura popolare tanto in Paraguay quanto in Bolivia. Nelle Riduzioni della chiquitania si continua a fabbricare violini e a suonare musica barocca come si faceva allora.
Nel concerto che eseguono Szaran con il Coro Academia Ars Canendi e il Gruppo d'Archi Veneto vengono proposti due esempi, che non è esagerato definire folgoranti, dell'incredibile mescolanza di generi musicali avvenuta in quest'angolo appartato del Sud America grazie alla paziente pedagogia dei gesuiti delle Riduzioni. Il primo è la Misa Guarayo. I guarayo sono una popolazione di ceppo guaranì che vive nel sud della Bolivia. Questa messa, di composizione ottocentesca, fonde un impianto armonico europeo con canti popolari locali in lingua guaranì e sottofondo di percussioni. L'effetto, anche per la fragorosa esecuzione che propongono gli esecutori, è di straordinaria efficacia.
Il secondo è costituito da un motivo popolare della Settimana Santa (i Canti del los Estacioneros), anch'esso in lingua guaranì, risalente alla fine del Settecento. Sono litanie guidate da un cantador a ogni stazione di un percorso teoricamente infinito tra un villaggio e l'altro. Un pezzo che alterna il coro a voci soliste con effetti di rara suggestione, che hanno rapito il pubblico bassanese accorso ad ascoltare il concerto.
La fine delle Riduzioni non è stata, insomma, la fine di quella "nazione musicale" che era e continua a essere il Paraguay. Da questo Paese americano, che celebra quest'anno il bicentenario della propria indipendenza, giunge una lezione che può insegnare qualcosa anche alla povera e stanca musica liturgica delle nostre antiche chiese d'Europa.
(©L'Osservatore Romano 27-28 dicembre 2011)