Lei aveva accordato a me l’udienza ed io non c’ero! La lettera di Madeleine Delbrêl a Pio XII
Riprendiamo sul nostro sito la lettera inviata da Madeleine Delbrêl a papa Pio XII. Come racconta A. Sicari, in “Madeleine Delbrêl (1904-1964)” - in Il sesto libro dei ritratti di santi, Jaca Book, Milano, 2000 - «nel 1952, sorprendendo tutti, Madeleine decide un viaggio lampo a Roma che per lei è “una specie di sacramento di Cristo-Chiesa”. È un vero pellegrinaggio, volutamente faticoso, che ella intraprende perché “certe grazie non si chiedono né si ottengono, per la Chiesa, se non a Roma”. Due giorni e due notti in treno, tra andata e ritorno, per fermarsi nella città eterna dodici ore soltanto: le passa quasi tutte a san Pietro, pregando “a perdita di cuore”. Racconterà poi: “Mi è apparso fino a che punto occorrerebbe che la Chiesa gerarchica fosse riconosciuta da tutti gli uomini come colei che li ama. Pietro: una pietra alla quale è chiesto di amare. Ho compreso quanto amore bisognerebbe far passare nei segni della Chiesa”. Quando torna a Ivry viene a sapere che un amico prete, residente a Roma, venuto a conoscenza del suo viaggio, le aveva addirittura ottenuto una udienza dal papa, ma poi non era riuscito a contattarla e il papa aveva atteso invano». La lettera è tratta da Madeleine Delbrêl, Insieme a Cristo per le strade del mondo. Corrispondenza 1942-1952, Gribaudi, Milano 2008. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Su Madeleine Delbrêl vedi su questo stesso sito la sezione Maestri dello Spirito.
Il Centro culturale Gli scritti (10/11/2011)
Padre Jean Guéguen, Oblato di Maria Immacolata, aspettava Madeleine il 6 mattina alla stazione Termini, a Roma, con un biglietto per l’udienza con Pio XII. Di ritorno a Ivry, Madeleine troverà una sua lettera. Francette Rodary, componente delle Équipe, lo conosceva e aveva avviato i contatti fra i due.
Lettera del 10 maggio 1952 a padre J. Guéguen
Ivry, 10 maggio 1952
Reverendo Padre,
La sua lettera è arrivata questo pomeriggio. La mia riconoscenza per lei è pari solo alla confusione nella quale mi trovo. La cosa migliore è senza dubbio farle la cronaca del mio pellegrinaggio.
Vivo da 18 anni in un gruppo femminile, laico, anche se ciascuna di noi si è donata completamente a Cristo per cercare di viverlo e di essere insieme a lui in mezzo a coloro che non lo conoscono.
Abbiamo creato in questo modo diverse Équipe di vita comune. Non essendo specializzate per un ambiente determinato, e poiché cerchiamo di essere dei punti di incontro, siamo in contatto non solamente con dei non credenti ma anche con molti cristiani impegnati in maniera diversa. Questo ci permette di toccare il cuore delle difficoltà degli uni e degli altri, le loro grazie e i loro punti critici, i loro contrasti e le loro complementarietà.
In seguito a un certo numero di fatti avvenuti negli ultimi mesi, ho provato il grande desiderio di recarmi a Roma. Roma rappresenta per me una sorta di sacramento del Cristo-Chiesa e mi sembrava che certe grazie per la Chiesa non potessero essere chieste né ottenute se non a Roma. Desideravo compiere questo passo in totale spirito di fede: passare una giornata in San Pietro e semplicemente fermarmi lì a pregare.
Dato che il denaro per un’andata e ritorno mi era capitato tra le mani in un modo più che strano, ho fatto immediatamente il biglietto. È stato allora che Francette le ha scritto. Non pensavo di dover chiedere un’udienza perché non vedevo quale diritto potessi averne! Ero già contenta di poter ottenere grazie a lei le indicazioni per una messa all’ora abbastanza tarda del mio arrivo.
Quando sono partita, la sua lettera non era ancora arrivata.
Sono proprio arrivata il 6 maggio alle 8.45... ma non pensavo che qualcuno mi stesse aspettando alla stazione! Sono andata direttamente a San Pietro. Ne sono uscita due o tre volte per mangiare e fare due passi lì vicino. A parte questo, sono rimasta in quello che mi sembrava essere il miglior luogo di preghiera: l’altare del Papa e la tomba di San Pietro.
Ho ripreso il treno alle 22.40, non sospettando minimamente dei problemi che le avevo causato... e del fatto che avrei fatto «aspettare il Santo Padre», cosa che mi sembrava semplicemente impensabile.
Non sapendo quale sia il comportamento da tenere con lui in condizioni normali, ancora meno lo so in questo frangente. Mi sembra che la cosa migliore sia di credere che egli sia prima di tutto il Padre e agire secondo la semplicità di questa fede. Per questo motivo le invio una lettera per lui, di riconoscenza e di scuse: se non fosse opportuno fargliela pervenire, non la faccia pervenire. Mi rimetto completamente a lei.
Voglia credere, Reverendo Padre, a tutta la mia più profonda gratitudine e a tutto il mio rispetto in Cristo.
Madeleine Delbrêl
Le invio la lettera in altro plico.
Lettera del 10 maggio 1952 a papa Pio XII
Copia manoscritta conservata da Madeleine.
Signorina Madeleine DELBRÊL
11, rue Raspail
Ivry, Senna
Santo Padre,
Condividendo da diciotto anni la vita di una popolazione non solo senza fede, ma senza memoria cristiana; legata in modo profondo a quello che la Chiesa, in Francia, porta di «nova» e di «vetera», persuasa che la nostra fedeltà esiga uno slancio missionario sempre più ardente e allo stesso tempo un radicamento sempre più forte nell’obbedienza, ho sentito il desiderio di recarmi a Roma, a nome di tutti noi, per domandare a Cristo-Chiesa questa duplice grazia.
Affinché si trattasse di un atto di fede e nient’altro, sono arrivata a Roma al mattino, sono andata dritta alla Tomba di San Pietro, davanti all’altare dal quale celebra le sue Messe; là mi sono trattenuta tutta la giornata per ripartire la sera alla volta di Parigi.
Non pensavo di avere qualche diritto di chiedere un’udienza a Vostra Santità.
Alcuni amici che sapevano del mio viaggio hanno avuto la grandissima bontà di chiederla per me.
A causa di complicazioni pratiche, solamente ieri sera ho saputo, tramite una lettera alla quale era stato accluso il biglietto d’udienza, che tale udienza Lei l’aveva accordata,... e che io, io non c’ero.
Non so quale sentimento sia più forte in me: la riconoscenza o il dispiacere. Quello che non mi sembrava possibile era di non esprimere a lei né l’una né l’altra.
Forse non è molto normale scrivere in questa maniera al Sommo Pontefice, ma quando un Padre ha aspettato suo figlio e questo figlio non è arrivato, questi non sarebbe un figlio se non scrivesse a suo Padre esprimendogli la sua gratitudine e le sue scuse.
Ed è presentando le mie scuse, Santo Padre, che chiedo a Vostra Santità di volermi benedire insieme a tutti coloro di cui è pieno il mio cuore.
Madeleine Delbrêl