L’accusa di latria verso una testa d’asino in Minucio Felice. Breve nota di A.L.
Il Centro culturale Gli scritti (5/11/2011)
Minucio Felice riporta nel suo Ottavio (fine II secolo o inizi del III) un’orazione contro i cristiani, in cui si legge:
«Essi, raccogliendo dalla feccia più ignobile i più ignoranti e le donnicciuole, facili ad abboccare per la debolezza del loro sesso, formano una banda di empia congiura, che si raduna in congreghe notturne per celebrare le sacre vigilie o per banchetti inumani, non con lo scopo di compiere un rito, ma per scelleraggine; una razza di gente che ama nascondersi e rifugge la luce, tace in pubblico ed è garrula in segreto. Disprezzano ugualmente gli altari e le tombe, irridono gli dèi, scherniscono i sacri riti; miseri, commiserano i sacerdoti (se è lecito dirlo), disprezzano le dignità e le porpore, essi che sono quasi nudi!... Regna tra loro la licenza sfrenata, quasi come un culto, e si chiamano indistintamente fratelli e sorelle, cosicché, col manto di un nome sacro, anche la consueta impudicizia diventi incesto... Ho sentito dire che venerano, dopo averla consacrata, una testa d’asino, non saprei per quale futile credenza... Altri raccontano che venerano e adorano le parti genitali del medesimo celebrante e sacerdote... E chi ci parla di un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio e il legno della croce, che costituiscono le lugubri sostanze della loro liturgia, attribuisce in fondo a quei malfattori rotti a ogni vizio l’altare che più a essi conviene... Un bambino cosparso di farina, per ingannare gli inesperti, viene posto innanzi al neofita... viene ucciso. Orribile a dirsi, ne succhiano poi con avidità il sangue, se ne spartiscono a gara le membra, e con questa vittima stringono un sacro patto... Il loro banchetto è ben conosciuto: tutti ne parlano variamente, e lo attesta chiaramente una orazione del nostro retore di Cirta... si avvinghiano assieme nella complicità del buio, a sorte» (Octavius VIII, 4-IX,7; per il testo completo, cfr. Marco Minucio Felice, Octavius, Ed. Associate, Roma 2008. È discussa l’identità dell’estensore dell’orazione contro i cristiani che, nel testo, porta il nome di Caecilius Natalis).
Il testo manifesta una cattiva comprensione della vita della comunità cristiana, accusata fra l’altro di immolare un bambino e cibarsene (il riferimento è ovviamente all’eucarestia) e di un’impudicizia senza limiti (perché tutti sono fratelli e sorelle). Interessante anche il riferimento all’adorazione di una testa d’asino, dove probabilmente l’espressione rimanda ad un’irrisione al Cristo crocifisso come ad un Dio asino, perché sconfitto.
Il testo può essere messo in parallelo con il famoso graffito del Palatino, disegno ironico di un paggio imperiale contro un paggio cristiano che adora un asino crocifisso. Per un’immagine ed una spiegazione del graffito, vedi su questo stesso sito Il graffito del crocifisso con testa d’asino al Palatino.