Follia. La psichiatria oltre il muro dell’io, di Norbert Elias
Riprendiamo da Avvenire del 30/10/2011 un testo di Norbert Elias. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (1/11/2011)
Un film molto celebre come Qualcuno volò sul nido del cuculo, mostrò fin dove arrivava il potere repressivo delle società occidentali sui malati di mente. Il film di Milos Forman era tratto da un romanzo di Ken Kesey del 1962. Nel 1965 Norbert Elias svolgeva una critica alla psichiatria anticipando il dibattito che susciteranno le ricerche di Foucault, Bateson e Goffman, a cui s’ispirò anche il lavoro di Franco Basaglia. Le edizioni Medusa pubblicano ora un saggio di Elias che mette a fuoco la questione ( Oltre il muro dell’io. Sociologia e psichiatria, pagine 72, euro 9,50, a cura di Martino Doni). Dal libro anticipiamo alcuni brani sulla questione del rapporto fra individuo e mondo.
Le comparazioni tra diverse società indicano che il sentimento di solitudine, di isolamento, di estrema separazione e indipendenza di un individuo rispetto ad altri, che trova espressione nel concetto di individuo che oggi prevale – l’essere umano individuale come sistema chiuso con le sue condizioni essenziali riposte “dentro” e nascoste agli altri – manca in molte altre società, soprattutto in quelle più semplici, dove la privatizzazione delle funzioni corporee e dei sentimenti non è né possibile né socialmente richiesta nella stessa misura della nostra. Ci sono buoni motivi per pensare che il sentimento di sé in quanto sistema chiuso, con tutte le sue rappresentazioni concettuali, sia sintomatico della forza, della regolarità e della completezza dei vincoli sociali che si costruiscono nell’individuo emergente in società come la nostra, attraverso specifici tipi di pressione sociale, così come attraverso una precisa educazione famigliare. Esso è espressione, si potrebbe dire, di una particolare formazione della coscienza prodotta in particolari società.
Per tutta la vita l’essere umano è vincolato ad altri da numerosi legami. Se questi legami vengono meno, egli, come persona, impoverisce e deperisce a sua volta. Gli unici esseri umani a cui il concetto di persona come sistema fondamentalmente chiuso potrebbe applicarsi sono alcuni tipi di persone gravemente psicotiche. Nel loro caso gli sforzi degli psichiatri sono diretti ad aprire, per quanto possibile, i canali interrotti della comunicazione con gli altri. La psicoterapia, in tutte le sue varie forme, è un processo sociale che coinvolge due o più persone. Essa mira a ricostruire e ridirigere o sviluppare le valenze di sentimento e di azione affettiva verso gli altri, in modo tale che la comunicazione linguistica e altre forme di comportamento possano fluire più realisticamente o, come diciamo, più normalmente. Così la tradizione teorica della psicoterapia largamente basata sul modello del sistema chiuso, procede in controtendenza rispetto alla pratica della psicoterapia che è volta a riorganizzare, ricanalizzare e riattivare, se inibite, le valenze libidiche, affettive e intellettuali dirette da una persona alle altre.
Le relazioni di amore – come altre relazioni umane – possono essere viste, nello stesso tempo, in due modi: con gli occhi dei non partecipanti, che possono parlare e pensare riguardo alle persone interessate come essi , e con gli occhi dei partecipanti che, parlando delle loro relazioni, possono dire noi. Si potrebbe classificare la prospettiva dell’essi come “oggettiva”, e la prospettiva dell’io o del noi come “soggettiva”, ma allora incomberebbe lo spettro dell’antica mitologia epistemologica che postula un eterno abisso tra il sistema chiuso del “soggetto” individuale e il mondo degli “oggetti” esterni. Se c’è qualcosa di oggettivo e soggettivo nello stesso tempo, è una relazione di amore tra due persone. È meglio abbandonare le antiche tradizioni linguistiche gravate di un retaggio filosofico che inizia a diventare obsoleto.
Una relazione di amore costituisce uno dei modi con cui due valenze individuali si legano e combaciano reciprocamente. Essa dimostra nel modo più chiaro ed eloquente l’inadeguatezza del modello dell’uomo come sistema chiuso, e di tutti i suoi derivati; essa semplicemente mina alla base l’incongruità di una concettualizzazione che colleghi un essere umano a una cassaforte, con un “dentro” ermeticamente chiuso rispetto a ciò che è “fuori”. Si può vedere più chiaramente perché l’approccio del sistema chiuso e la dicotomia persona/ambiente a esso associata, siano inadeguati se ci si confronta con problemi come quello della morte di una persona cara.
Se questa morte è seguita dalla malattia di chi amava la persona defunta, il legame è diverso da quello a cui si applica il termine “causa”, come nel caso di una palla da biliardo in movimento che “causa”, attraverso il suo impatto su un’altra ferma, uno specifico cambiamento in quest’ultima; il legame è parimenti diverso da quello che si applica nel caso di un agente infettante proveniente da “fuori” come “causa” di una malattia. La morte di una persona cara “causa” malattia solo perché è una persona cara che è morta. Essa “causa” malattia perché muta la configurazione preesistente formata da due persone, delle quali per lo meno una era profondamente dipendente dall’altra. L’esempio è sintomatico dell’inadeguatezza di molti dei nostri strumenti tradizionali di pensiero per l’esplorazione dei fenomeni umani. Si tende a trattare questi dispositivi, profondamente radicati nel linguaggio d’uso comune, come sacrosanti. Si permette a essi di dettare la maniera con cui percepire e sperimentare eventi senza esaminare deliberatamente il loro essere all’altezza del compito in questione. Molti strumenti fondamentali del pensiero, concetti, categorie, modelli teorici, si trasmettono quasi immutati di generazione in generazione. Il risultato è una discrepanza crescente tra la conoscenza socialmente accessibile dei dettagli, soprattutto in molte scienza umane, e i concetti, le categorie e i modi usati per indicare le loro connessioni con gli altri.