Nuove indagini storiche su Costantino. Cristiano un anno prima di andare a Saxa Rubra, di Giuseppe Zecchini
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Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 14/10/2011 un articolo scritto da Giuseppe Zecchini, per stimolare una discussione sulle posizioni espresse dall’articolo. Sul tema, vedi su questo stesso sito Costantino e la libertà dei cristiani, di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (23/10/2011)
L’espressione «Chiesa costantiniana» ha assunto da tempo un significato negativo: vi si associa da un lato l’idea di un potere politico invasivo, che vuole controllare e soffocare la libertà della Chiesa, il cosiddetto cesaropapismo, e dall’altro l’idea di una Chiesa, che, ormai contaminata e corrotta dalla tentazione del potere mondano, ha perduto la primitiva purezza.
Naturalmente, come spesso succede, nulla nella tradizione antica autorizza a tale interpretazione, nel senso che l’età di Costantino non è uno spartiacque tra comportamenti virtuosi e compromissioni mondane da parte del clero, ma è solo uno spartiacque tra la situazione di una minoranza spesso duramente oppressa e quella di una minoranza privilegiata e avviata a diventare rapidamente maggioranza.
La polemica moderna ha, come è noto, ascendenze protestanti e ben comprensibili, dato che il cattolico Sacro Romano Impero era visto, in ultima analisi, come l’erede diretto dell’impero romano di Costantino: a metà del XIX secolo Jacob Burckhardt, non a caso professore in una delle sedi storiche del protestantesimo europeo, Basilea, si inventò la figura di un Costantino cinico e machiavellico, che sfruttava la religione per i propri fini politici e che non credeva a nulla, se non appunto alla propria volontà di potenza.
Equilibrate difese di Costantino da parte cattolica non sono mancate, grazie agli studi di Joseph Vogt e di Andreas Alfoeldi, ma, soprattutto nel secondo dopoguerra, è prevalsa spesso o la stanca resa alle posizioni protestanti o addirittura il loro superamento, tanto zelante quanto poco fondato dal punto di vista storico: pareva quasi che solo gli ortodossi restassero a difendere il buon nome e la memoria del loro san Costantino!
Per fortuna, però, gli studi proseguono: ci si va persuadendo che lo scontro del IV secolo non fu tra politeismo e monoteismo, ma tra due monoteismi, quello di Giove e quello di Cristo; che gli interventi di Costantino, peraltro assai prudenti, negli affari della Chiesa rientravano nella prassi di qualsiasi imperatore romano, che doveva tutelare il rapporto con gli dei (con Dio); che infine le presunte oscillazioni di Costantino tra culto cristiano e culto solare non implicano che egli fosse un adepto del dio Sole, ma che, come ha giustamente scritto Hartwin Brandt, storico non certo vicino alla Chiesa, un politico cristiano poteva intelligentemente servirsi dell’ambiguo simbolo del sole, immagine riflessa della luce di Cristo, di fronte a un’opinione pubblica ancora in prevalenza pagana.
È ora imminente il nuovo, XVII centenario della battaglia di Ponte Milvio (312) e del cosiddetto editto di libertà (non di tolleranza) religiosa promulgato a Milano (313): le celebrazioni sia a Roma sia a Milano dovrebbero essere anche scientificamente significative e si avrà certo occasione di parlarne; però già quest’anno, per l’esattezza in aprile a Perugia su iniziativa di Giorgio Bonamente, il gran sacerdote degli studi costantiniani in Italia, e di Rita Lizzi si è svolto un primo convegno internazionale sul fondatore dell’impero cristiano.