Amman, la Cittadella
Il livello alla luce del sole della Cittadella è quello del periodo omayyade. Scavando troviamo quello bizantino. Poi più sotto si arriva allo strato archeologico di Ammon, Rabbat Ammon, che era la capitale del regno di Ammon. Abbiamo visitato prima Edom, poi Moab, ora siamo al centro di Ammon e siamo più o meno di fronte alla Samaria. Di fronte a noi un po' più a sud c'è Gerusalemme, un po' più a nord la Samaria, con la capitale antica Sebaste, chiamata attualmente Nablus città dei palestinesi, dall'altra parte del Giordano. Quindi questo regno è ancora più vicino alla Giudea e poi alla Samaria e quindi ha avuto continui rapporti con la terra di Israele.
Fra i tanti episodi biblici che possiamo evocare qui scegliamo di parlare della controversa realtà della distruzione di Samaria prima, capitale di Israele, regno del Nord, e di Gerusalemme poi, capitale del regno di Giuda, regno del sud. I popoli vicini e gli ammoniti in particolare (non dimentichiamo , che, come abbiamo visto a Petra, Israele ha coscienza che si tratta di "suoi parenti", di "suoi fratelli") esultarono alla notizia della presa di Gerusalemme da parte dei Babilonesi. Il Signore, per bocca di Ezechiele, tuonò contro queste risate, questa gioia, per bocca del profeta Ezechiele:
Ez 25, 1-8
Mi fu rivolta questa parola del Signore: Figlio dell'uomo, rivolgiti agli ammoniti e predici contro di loro. Annunzierai agli ammoniti: Udite la parola del Signore Dio. Dice il Signore Dio: Poiché tu hai esclamato: Ah! Ah! riguardo al mio santuario, poiché è stato profanato, riguardo al paese di Israele, perché è stato devastato, e riguardo alla casa di Giuda perché condotta in esilio, per questo ecco io ti do in mano ai figli d'Oriente… Perché dice il Signore Dio: Siccome hai battuto le mani e pestato i piedi in terra e gioito in cuor tuo con pieno disprezzo per il paese di Israele, per questo eccomi, io stendo la mano su di te, ti darò in preda alle genti…, ti cancellerò dal numero delle nazioni… Dice il Signore Dio: Poiché Moab e Seir hanno detto: Ecco la casa di Giuda è come tutti gli altri popoli, ebbene io apro il fianco di Moab in tutto il suo territorio e anniento le sue città.
Ma, per ben situare questo testo, non bisogna dimenticare che, della calata dei babilonesi è accusato lo stesso regno di Giuda, perché non vuole confidare nel Signore e convertirsi a Lui. Più Israele pecca e più si attacca alle sue sicurezze. Il profeta Geremia ha lottato contro il suo popolo, perché il popolo, confidando nel Tempio e quindi nella presenza del Signore, riteneva che niente di male potesse accadere e non voleva ascoltare profeti che predicessero la sventura se non ci fosse stata conversione.
Accade nella Scrittura e nella vita della Tradizione della Chiesa Scrittura che Dio, perché uno si affidi solamente a Lui - questo non è un fatto che riguarda solo la nostra vita, ma che riguarda l'intera storia di Israele, la storia degli apostoli, la storia della Chiesa - ti tolga quelle persone, quelle realtà, quelle cose, quelle tradizioni a cui sei, anche a diritto attaccato. Appare allora più profondamente la verità, la relazione dell'uomo e del suo Dio, non più mascherata da realtà intermedie. La testimonianza spirituale di S.Giovanni della Croce afferma che, al momento della conversione, Dio dona anche le grazie sensibili, anche l'entusiasmo percepibile, perché l'anima segua con più facilità il cammino. Vengono poi la prima e poi la seconda notte dello Spirito, dove queste grazie sensibili scompaiono, dove l'uomo vive in una apparente aridità, ma in realtà - afferma Giovanni - la vita spirituale sta crescendo, sta maturando, sta appoggiandosi solo su Dio e non più sulle sue "cose".
Geremia deve lottare, perché il suo popolo dice: "Tempio del Signore, tempio del Signore è questo". Lui risponde dicendo: Guardate che non è questo il problema, perché se voi non cambiate vita, questo Tempio vi sarà tolto e sarete sterminati e andrà tutto quanto male. Il popolo non vuole ascoltare questa voce, vuole sentire solo parlare di pace, rifiuta qualsiasi profeta che gli dica che bisogna cambiare, che gli dica che bisogna far delle cose nuove. E allora questo succede veramente. Addirittura i popoli nemici di Israele vengono chiamati da Dio - pensate, è il Tempio che è consacrato, è Israele che è consacrato - soprattutto gli Assiri e i Babilonesi vengono chiamati dal Signore, perché adempiono a questa missione di levare queste sicurezze ad Israele. Per esempio in Is 10 si dice:
O Assiria verga del mio furore, bastone del mio sdegno, contro la nazione empia io la mando.
Pensate! La nazione empia diventa Israele, mentre la nazione empia apparirebbe essere l'Assiria. E invece l'Assiria diventa "il bastone del mio sdegno, la verga del mio furore", cioè ciò su cui Dio si posa, per lanciare il suo messaggio. In alcuni punti, per esempio anche in Isaia, si parla anche di Ciro come del consacrato del Signore.
Allora per due volte gli invasori, prima gli Assiri e poi i Babilonesi, distruggono e deportano. Prima questo avviene alla Samaria; scompare così il regno più grande, quello di Israele, quello che aveva come capitale Samaria. Poi con i babilonesi, con Nabucodonosor è la volta della fine di Gerusalemme.
E allora vediamo questa inversione che è di una ricchezza terribile e bellissima. I popoli vicini esultano perché Israele è stato distrutto. Dio, che pure si è scagliato contro Israele, non sopporta questo. Il Signore non può cessare di amare il suo popolo. Lo sferza, gli toglie le sue sicurezze, lo punisce per correggerlo, ma non accetta che si rida di Israele, che si rida e si gioisca della sventura. Conosciamo tragicamente anche oggi la capacità di gioire, di fare il segno della vittoria, in altre tradizioni religiose distanti da quella cristiana, dinanzi alla morte causata dal terrorismo di persone innocenti. Non è così Dio. Dio non accetta che si gioisca della sventura, che pure ha voluto a correzione e purificazione dei suoi figli.
Questo Signore, il Signore nostro, toglie delle sicurezze, però guai a chi tocca il suoi amici, i suoi amati, il suo popolo. E appena la gente di qui comincia a battere le mani, ad essere felice perché stanno male, a dire: "Ah ah!" - nel testo biblico c'è proprio la risata di chi è contento, di chi se la gode perché l'altro sta soffrendo - allora Dio viene a salvare il suo popolo.
Questo è un aspetto molto umano. Pensate noi siamo capaci di provare questo rancore quando c'è un nemico. Tutti noi riusciamo ad essere contenti perché una persona con cui ce l'abbiamo sta male. Ed è terribile questo e ne sentiamo il malessere. Siamo felici che qualcuno non c'è, che non è venuto, che si è ammalato, che gli sta andando male la vita. Questa fatica di star bene anche con chi non la pensa come noi.
Soprattutto capiamo qui Dio che vuole togliere altre sicurezze al suo popolo - e questo avverrà per tutta la storia della chiesa, avverrà con l'esperienza del morire - in maniera però che questo amore fra il Creatore e la creatura, fra il Padre e il suo Figlio sia l'unica cosa che resta. Ed è per questo non può tollerare che poi si parli male del suo popolo. E pensavo anche alla piccola sorella che, ieri sera, abbiamo incontrato, come una persona possa dire delle verità su della gente, però amandola. Noi sentiamo, in persone come lei, non solo l'intelligenza ma anche la santità - noi incontriamo dei santi nella nostra vita, che non sono sugli altari perché sono ancora vivi. Io in lei vedo, e in altre persone che conosco, io vedo la santità di Dio in cui tu da un lato hai una visione realistica, quasi spietata dei problemi, delle cose, però senti che quelle persone di cui descrivi così crudamente la situazione religiosa ed esistenziale sono delle persone che tu ami e che Dio ama, e veramente non riesci a staccarti da loro, perché è il tuo popolo. E così è Dio con il suo popolo. Dio lo può educare, ma guai se qualcuno lo tocca o gli fa del male. Può chiamare l'Assiria, perché lui ha deciso che deve essere tolta una cosa. Può chiamare Babilonia ad intervenire, ma guai se qualcuno ride sopra questa storia e diventa per qualcuno gioia, la sofferenza della gente.
Noi non sappiamo precisamente dov'era il palazzo del re di Ammon, però era sicuramente sotto le vestigia della Cittadella. Tutto qui intorno c'erano le abitazioni e da qui si levarono quei gridi di festa che abbiamo commentato.
Domani andremo nelle zone dove Gesù ha incontrato per la prima volta i greci ed ha annunziato loro il vangelo. E' l'apertura della rivelazione di Dio a tutti. Questo rapporto con i popoli, che anche qui con gli ammoniti abbiamo intravisto, ci indirizza verso l'essenza della rivelazione cristiana. Gesù verrà anche nella Decapoli per non fermarsi sulla terra di Israele, perché sia chiaro che questo Dio che ama il popolo che è al di là della valle, ama anche noi che siamo dall'altra parte della valle, viene lui per primo a passare questo fiume, per stare dove stiamo noi.