Avdat
La località è situata al centro del Neghev a circa 620 m di altitudine. Avdat conobbe tre periodi particolarmente brillanti della sua storia durata quasi un millennio: quello nabateo, romano e bizantino. Le rovine della città si sono conservate pressoché intatte, coperte e protette dalla sabbia del deserto accumulatavi sopra dal vento; lo spessore della sabbia aveva raggiunto i 3-4 metri.
La città nabatea fu edificata all'inizio del II sec. a.C. L'epoca nabatea è testimoniata ad Avdat da rinvenimenti di ceramiche. La scala che dalle rovine della città sale all'acropoli, è dello stesso periodo. Furono rinvenute anche delle iscrizioni per lo più a carattere dedicatorio e delle statuette di animali e di uomini. Impressionano i sistemi agricoli utilizzati dai nabatei in ambiente desertico che, praticamente, sono gli stessi oggi ripresi e applicati dagli israeliani.
I Nabatei usavano Avdat come centro commerciale tra Petra e Gaza, sulla "via delle spezie".
Nel 106 d.C., l'imperatore Traiano mise fine al regno nabateo annettendolo all'impero romano; Avdat fu incediata e completamente distrutta.
Se ne iniziò la ricostruzione solo agli inizi del III sec. d.C.; sono di quest'epoca due templi dedicati a Giove e ad Afrodite; attorno all'acropoli sorse il quartiere residenziale; si pensa che la città abbia raggiunto un massimo di 3000 abitanti.
La zona dell’acropoli subì delle grandi trasformazioni in epoca bizantina; gli edifici pagani furono smantellati e trasformati in chiese. Una sorse sul lato nord dell’acropoli, di essa sono ancora ben visibili l’abside, il trono del vescovo e le tracce di un battistero; una seconda chiesa, sul lato sud, a tre navate, fu costruita verso il VI sec. e dedicata a S. Teodosio.
Sul posto vi sono ancora tutti i principali elementi architettonici che permetterebbero di ricostruirla quasi del tutto. Vicino alla chiesa era sorto anche un monastero.
I persiani di Cosroe arrivarono ad Avdat verso gli anni 619-620 e distrussero totalmente la città. Qualche tempo dopo con l’occupazione araba, appare sul luogo un tentativo sporadico di ricostruzione, ma ormai le grandi strade di comunicazione che passavano per Avdat andavano perdendo ogni importanza e il commercio si spostava verso l’Egitto. La città fu così del tutto abbandonata.
Gli scavi sistematici furono fatti dopo il 1958 a cura dell’Università ebraica di Gerusalemme. Le pendici dell’acropoli sono tutte segnate da grotte artificiali o naturali; davanti alla maggior parte di esse - se ne contano oltre 400 - in epoca bizantina si elevavano le case. Le grotte non furono mai usate come abitazioni, bensì come magazzini e cantine; forse qualcuna di esse, in epoca nabatea, era stata usata come tomba.