Meghiddo: porta a tenaglia
Senso "teologico" di Meghiddo
Nel profeta Zaccaria Meghiddo diviene già un simbolo di dolore e di lutto nazionale per la morte del misterioso "trafitto" (Zac 12,11). Ma ancora più importante è il testo di Ap 16,12-16 + 20, 7-10. Il testo mette in relazione Meghiddo con le "acque dell’Eufrate", che Ciro deviò per conquistare Babilonia; la vittoria finale è illustrata con la categoria del ritorno dall’esilio, un nuovo Esodo dunque, dove Armaghedon (il monte di Meghiddo) è il luogo della battaglia finale. Il monte, le battaglie, il riunirsi dei re (Tutmosis III, Ramses II, Sheshonq, Necao, Giosia, Tiglat Pileser... fino a Napoleone)... Meghiddo è simbolo della vittoria di Dio sulle potenze umane e demoniache.
Ap 16,12-16;20,7-10
Il sesto versò la sua coppa sopra il gran fiume Eufràte e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell’oriente. Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti immondi, simili a rane: sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare tutti i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio onnipotente.
Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e conserva le sue vesti per non andar nudo e lasciar vedere le sue vergogne.
E radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.
Quando i mille anni saranno compiuti, satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magòg, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli.