Le mura di Gerusalemme
Le mura sono simbolo della protezione divina, danno una sensazione di sicurezza e pace.
Inoltre divengono segno di speranza: il bastione dopo la Porta nuova (costruita nel 1887) è il Bastione di Tancredi, il punto in cui i crociati penetrarono in Gerusalemme. Ai fiumi di sangue versati in questo luogo si contrappongono le speranze di pace della Bibbia. Le mura di Gerusalemme diventano segni di contraddizioni: luogo di massacri e guerre ma anche luogo simbolo di pace.
Il Signore promette a Gerusalemme un futuro di pace; il cristiano è uomo di speranza come la sentinella che sta sulle mura di Gerusalemme ad annunziare la pace.
«L'immagine della sentinella mi ricorda la mia prima salita a Gerusalemme, che avvenne in piena notte. Cielo scuro, niente stelle. Gerusalemme dormiva nell'oscurità ed io stessa sperimentavo il grido del profeta: "Sentinella, a che punto è la notte?". Quante volte, da quel giorno, questa domanda è salita al mio cuore. Dove siamo noi? Una grande e profonda notte ricopre la terra e sembra che il suo punto più oscuro si concentri su questo angolo di mondo dove, allo stesso tempo, si percepisce qualche cosa e si crede di intravedere qualche vago sprazzo d'aurora. Posti come sentinelle sulle mura di Gerusalemme noi vegliamo perché l'ora è troppo grave, ed allora noi gridiamo. Noi gridiamo verso Dio e noi gridiamo verso i nostri fratelli. Il mio grido vuole essere, senza alcuna pretesa, il grido della sentinella, ma anche il suo canto di speranza perché dopo la notte verrà l'aurora» (R. GEFTMAN, Sur tes murailles, Jérusalem).
La Bibbia ci dà scarse indicazioni topografiche sull'ubicazione delle mura; l'unica fonte è rappresentata dalla descrizione che ce ne fa Giuseppe Flavio nella sua opera La Guerra Giudaica (5, 4, 2).
Egli, narrando l'assalto delle truppe romane contro Gerusalemme, dice che l'esercito dovette superare ben tre cinte di mura fortificate.
Non si tratta, come potrebbe sembrare, di un triplice ordine di mura concentriche, bensì dei diversi sbarramenti aggiunti sul lato nord della città per conglobarvi dei quartieri che andavano sorgendo a ridosso delle vecchie mura. Le indicazioni dello storico ebreo, che pure nel suo testo sembrano abbastanza chiare, non sono sufficienti per permettere di disegnare il tracciato preciso delle diverse cinte difensive. L'impossibilità di eseguire scavi sistematici in una zona così densa di abitazioni, ha aperto il campo a diverse ipotesi, spesso contraddittorie fra loro. Nel disegno le indicazioni più attendibili.
Il primo muro risaliva forse ancora alla prima epoca dei re. Partendo dall'attuale Cittadella, andava a congiungersi in direzione ovest-est al muro del Tempio, dopo aver superato con un viadotto la valle del Tyropeion.
Per il secondo muro costruito all'epoca di Ezechia, nel 700 circa a.C., nelle descrizioni di Giuseppe Flavio abbiamo le indicazioni precise del punto di partenza (Porta dei Giardini) e del punto di arrivo (Torre Antonia). La Porta dei Giardini, corrisponde all'incirca all'attuale Porta di Giaffa.
Per il percorso più preciso delle mura mancano i punti di riferimento che, al tempo in cui Flavio scriveva, erano conosciuti. I vari e saltuari reperti trovati, ci danno l'impressione di una costruzione imponente con torri e bastioni, con un andamento irregolare, imposto evidentemente dalla configurazione del suolo.
Il terzo muro di cinta fu costruito da Erode Agrippa I, negli anni 41-44 d.C., ma l'impresa non poté essere portata a termine per l'opposizione dell'imperatore romano. Questo muro rimase incompleto fino al tempo dell'insurrezione del 66, quando gli ebrei si affrettarono a completarlo per servirsene contro i romani.
Sul terzo muro si sono avanzate due ipotesi completamente diverse. Una teoria fissa il suo tracciato molto più a nord delle mura attuali, nei pressi del quartiere occupato attualmente dall'ex ospedale italiano. La seconda teoria è quella che sembra anche la più probabile; essa ritiene che il muro debba corrispondere al tracciato di quello settentrionale attuale.