Il Palazzo e l’Ospedale Lateranense del SS. Salvatore, ora Ospedale di San Giovanni in Laterano
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N.B. de gli Scritti
L'ospedale di San Giovanni e la basilica erano una sola cosa. Chi giungeva in Laterano nel medioevo vi trovava il papa, ma anche l'accoglienza dei pellegrini e dei malati. Il 1870 ha reso impossibile percepirlo, con la requisizione dell'ospedale da parte dello Stato, ed oggi quasi nessuno si accorge che i due grandi edifici in piazza San Giovanni - dal lato opposto della piazza rispetto al Palazzo Lateranense - sono le antiche corsie per i malati, quella per gli uomini e quella per le donne. Quella degli uomini è oggi detta Sala Mazzoni: reca ancora all’interno l'affresco del paralitico alla piscina di Bethesda, guarito da Gesù, e l'altare per le messe. Si vede in essa effigiato più volte il santo volto del SS. Salvatore, icona della Confraternita che vi prestava servizio – cui era legato anche Bernini -, ma vi si trova anche la statua medioevale dell'arcangelo Michele, protettore dell'Ospedale in quel periodo.
Sebbene il Palazzo esista a partire dal periodo costantiniano e l’Ospedale almeno a partire dall’alto medioevo, le forme attuali di entrambi risalgono alla fine del cinquecento. Il Palazzo fu infatti realizzato durante il pontificato di Sisto V, precisamente negli anni 1585-1589 (anche gli affreschi del Palazzo risalgono a quegli anni), mentre la Corsia dell’Ospedale del SS. Salvatore per gli uomini è degli anni 1580-1639 - il braccio delle donne è degli anni 1651-1655.
L'antico Ospedale (corsia degli uomini, oggi Sala Mazzoni)
L'antico Ospedale (corsia delle donne)
1/ Il Palazzo Lateranense
Riprendiamo dal sito ufficiale della Santa Sede (dal link http://www.vatican.va/various/basiliche/san_giovanni/it/plateranense/platerano.htm), un testo che sintetizza la storia dell’attuale Palazzo Lateranense. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche, in particolare Le basiliche giubilari.
Il Centro culturale Gli scritti (1/3/2020)
Il Palazzo Apostolico al Laterano, fu residenza ufficiale dei sommi pontefici dalla prima metà del secolo IV fino al trasferimento in Avignone, deciso da Clemente V. La residenza lateranense, al rientro dei papi in Roma avvenuto con Gregorio XI (1371-1378), non era più agibile per cui il pontefice scelse di alloggiare nel Palazzo Apostolico cominciato a costruire sul colle Vaticano da Innocenzo XI (1198-1216) ed ampliato ed abbellito da Niccolò III (1277-1280).
Il Patriarchio, contava allora milleduecento anni circa, occupava quasi tutta l'area che dalla Scala Santa va all'Università Lateranense, e dall'Ospedale di S. Giovanni a gran parte della piazza.
Gli scavi di Sisto V (1585-1590) per la costruzione del nuovo palazzo cominciarono nel giugno 1585 - il pontefice era stato eletto il 24 aprile 1585 - dalla cappella del Ss.mo Crocifisso verso il cortile vecchio fino alle stanze della sala dei Concili ed alla Loggia delle Benedizioni. Dallo scavo vennero fuori colonne, che furono portate a S. Maria Maggiore, monete d'oro con le immagini della Croce e di vari imperatori .
Domenico Fontana, che si occupò dei lavori, non si fermò davanti alla veneranda aula dei Concili, fatta affrescare da Bonifacio VIII a Giotto, nella quale si era confrontato il cristianesimo tardoantico e medievale fino al Concilio Lateranense V (1511-1513; 1515-1516).
Eppure almeno per la sua grandiosità meritava di essere risparmiata: misurava, secondo lo stesso Fontana, metri 75,35 di lunghezza e metri 20 di larghezza, il tetto era sostenuto da 22 incavallature e da dieci nicchioni cilindrici dal taglio classicistico derivato da quelli del Pantheon ma di proporzioni più slanciate.
Sisto V trasferì nel nuovo palazzo il Tribunale della Rota Romana, la Camera Apostolica e diede stanza ai cardinali. Paolo V lo destinò all’arciprete ed ai canonici lateranensi per uso abitazione. Urbano VIII lo convertì in ospedale. Innocenzo XII, dopo un grande restauro, lo donò all’ Ospizio Apostolico di S. Michele, Pio VII nel 1805 lo destinò in parte ad archivio, Gregorio XVI, nel 1838, vi fondò il Museo Gregoriano Lateranense. Giovanni XXIII, il 24 giugno 1962, vi trasferì gli uffici del Vicariato e Giovanni Paolo II vi ha collocato nel 1987 il Museo Storico Vaticano. Il nuovo palazzo, terminato nell'agosto 1589, è articolato su tre piani, ha l'altezza in armonia con quella delle nuove fabbriche a sei piani recentemente sorte nelle vicinanze, si ispira alle architetture di Donato d'Angelo detto Bramante (1444-1514) e di Baldassarre Peruzzi (1481-1536), ha quattro portoni dei quali tre si aprono sulla piazza ed uno introduce in basilica.
Il piano generale di decorazione del palazzo sistino fu ideato dal modenese Giovanni Guerra (1540-1618), e coordinato da Gaspare Guerra - fratello di Giovanni - mentre i disegni dei cicli decorativi si debbono a Cesare Nebbia, a Cesare Santarelli, Giovanni Battista Ricci (1550-1623), Baldassarre Croce (1558-1628) ed all'anversano Paolo Brill (1554-1626).
Il grande cortile interno quadrato, formato su quello di Palazzo Farnese ascrivibile a Michelangelo, ha pilastri con capitelli dorici e corinzi al pianoterra. Sul fianco basilicale la scala principale larga sette metri, è la più ampia di Roma.
Domenico Fontana costruì sulla fiancata settentrionale dell'Arcibasilica, al posto della Loggia delle Benedizioni e delle sale di Costantino e degli Apostoli, un portico con loggiato coperto collegato, secondo un disegno dello stesso Fontana del 1584, con il neo Palazzo Lateranense. Il travertino del nuovo loggiato fu prelevato dal teatro e dalla scala del Belvedere in Vaticano, fatto demolire da Sisto V per costruire l'edificio della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Sisto V spese per la costruzione del nuovo Palazzo Apostolico 172.884 scudi d'oro. La somma, data la mole dei lavori, risulta abbastanza contenuta a motivo della gratuità dei materiali in gran parte approvvigionati dai monumenti classici e dallo stesso Patriarchio: blocchi di travertino e di peperino provennero dal Settizonio, allora in demolizione.
2/ Il Piano nobile del Palazzo Lateranense
Riprendiamo sul nostro sito alcune note sul piano nobile del Palazzo Lateranense, pervenuteci tramite mons. Pietro Amato. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche, in particolare Le basiliche giubilari.
Il Centro culturale Gli scritti (1/3/2020)
1/ SALA DEI PONTEFICI O DELLA CONCILIAZIONE
La Sala, anticamente detta Sala dei Pontefici, prese l'odierna denominazione in ricordo dei Patti Lateranensi che furono qui sottoscritti l’11 febbraio 1929 dal Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Pietro Gasparri, e dal Primo Ministro del Regno d'Italia, S.E. Benito Mussolini.
Nella parte alta le pareti sono decorate con un fregio dove sono dipinti 19 tra i primi trentatré Pontefici, rappresentati seduti sotto baldacchini. Sotto ad ogni immagine un'iscrizione ricorda le opere di quel Pontefice.
I Papi rappresentati sono S. Pietro, il suo successore Lino e quindi in ordine cronologico dal settimo al ventiduesimo pontefice: Sisto I, Telesforo, Igino, Pio I, Aniceto, Sotero, Eleuterio, Vittore I, Zeffirino, Callisto I, Urbano I, Ponziano, Antero, Fabiano, Cornelio, Lucio I; in ultimo Silvestro I, contemporaneo di Costantino.
Sulla parete di fronte all'ingresso tra i Pontefici Silvestro I e San Pietro è dipinto l'affresco Tu es Petrus, eseguito da Andrea Lilio (1555-1631). Sulla parete di ingresso tra i Pontefici Aniceto e Sotero è l’affresco Pasce oves meas, dipinto da Ferraù Faenzone (1562-1645) probabilmente in collaborazione con Antonio Viviani.
Nel registro inferiore, alternati ai medaglioni monocromi, dove sono rappresentate le opere dei Pontefici, tra finte colonne, ci sono finti stendardi con le imprese civili compiute da Sisto V (1585-1590) in soli cinque anni di pontificato.
Sulla parete d'ingresso:
Piazza Monte Cavallo, in primo piano la sistemazione della piazza del Quirinale, in fondo Porta Pia nelle Mura Aureliane.
Sulla parete di fronte all'ingresso:
L’Acquedotto Felice, in primo piano la fontana del Mosè a Piazza Santa Susanna, in fondo l'Acquedotto.
Sul lato sinistro procedendo da sinistra a destra:
Montalto nelle Marche, nuove fortificazioni nella città di Sisto V (1585-1590).
Lotta ai briganti, allegoria del leone che difende il gregge di lupi.
L'Annona, allegoria del leone che sfama il gregge facendo cadere i frutti dall'albero.
Loreto, costruzione della Cattedrale.
Sul lato destro:
Porto di Terracina e bonifica delle Paludi Pontine.
Tesoro di Castel Sant’Angelo, allegoria del leone sdraiato su una cassaforte.
Biblioteca Vaticana, Salone Sistino.
Alleanza dei principi cristiani, allegoria del leone in barca in mezzo al fiume circondato da altri animali che tiene legati a sé con corde rosse.
Porto di Civitavecchia, restauro dell’antico acquedotto di Traiano.
Il soffitto ligneo, dorato e dipinto, eseguito nel 1589 da Cesare Santarelli, è spartito in grandi lacunari decorati con i motivi araldici di Sisto V (1585-1590) ed al centro lo stemma del Pontefice.
2/ SALA DEGLI IMPERATORI
Prende il nome dalle effigi dei 14 imperatori, che avevano difeso e propagato il cristianesimo, le cui monete, con l’insegna della Croce, furono trovate durante la costruzione del nuovo Palazzo di Sisto V (1585-1590).
Gli imperatori in questione vanno da Costantino I ad Eraclio: Costantino I, Teodosio I, Arcadio, Onorio, Teodosio II, Valentiniano III, Merciano, Leone I, Giustino I, Giustiniano I, Tiberio II, Maurizio, Foca, Eraclio.
Oltre ai sovrani sono dipinti sul fregio due episodi:
Sisto V elargisce indulgenze ai beneficiari delle monete rinvenute durante la costruzione del Palazzo Lateranense.
Omaggio degli Imperatori cristiani alla Chiesa.
Il soffitto è stato rifatto nel XIX secolo su disegno di Luigi Paletti e reca tre stemmi: quello di Gregario XVI (1831-1846), quello dell'Ospizio di S. Michele e quello di Mons. Antonio Tosti Tesoriere Generale.
Anonimo sec. XVI, ADORAZIONE DEI PASTORI, Inv.42358
Scuola Romana sec. XVIII, SAN GIUSEPPE E SAN GIOVANNI EVANGELISTA, Inv.43611
BATTESIMO DI CRISTO, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie del Nuovo Testamento, Cartone di Jean Restout, Arazziere Piene Francois Cozette, 1755-58, Inv.43757
NATIVITÀ, Roma, Manifattura Barberini, Arazziere Giacomo della Riviera, 1635-36, Inv.43739
PASCE OVES MEAS, Roma, Manifattura Barberini, Cartone di G. Francesco Romanelli, Arazziere Gaspare Rocci, 1643, Inv.43738
LA MADDALENA ASCIUGA I PIEDI DI CRISTO, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie del Nuovo Testamento, Cartone di Jean Jouvenet, Arazziere Claude Audran, 1754-56, Inv.43774
3/ SALA DI SAMUELE
Un grande stemma di Sisto V (1585-1590) adorna il centro della volta circondato da quattro episodi della vita del profeta Samuele.
A destra: Samuele bambino condotto al Tempio
Sull'ingresso: Samuele chiamato nel Tempio dal Signore
A sinistra: Samuele fa innalzare la pietra chiamata Ebenezer (pietra del soccorso)
Di fronte all’ingresso: Samuele consacra Saul re di Israele.
Nelle cantonate sono quattro figure allegoriche femminili: accanto all'episodio di Samuele bambino condotto al Tempio sono rappresentate le personificazioni della Carità e della Religione, mentre ailati dell'episodio di Samuele fa innalzare la pietra di Ebenezer quelle della Speranza e della Fede.
La volta fu eseguita, nel 1588, da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra coadiuvati da altri artisti tra cui probabilmente Vespasiano Strada.
Scuola Umbro-Marchigiana, seconda metà sec. XIII, MADONNA CON BAMBINO, Inv.42377
Scuola Umbra, metà sec. XIV, SANTO VESCOVO, Inv.42398
PORTIERA CON LE ARMI DEL RE DI FRANCIA, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Soggetto di Pierre-Josse Perrot, Arazziere Etienne-Claude Le Blond. 1730-43, Inv.43770
ATALIA, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie dell'Antico Testamento, Cartone di Antoin Coypel, Arazziere Jean Jans, 1711-15, Inv.43736
PORTIERA CON LE ARMI DEL RE DI FRANCIA, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Soggetto di Pierre-Josse Perrot, Arazziere Pierre Francois Cozette, 1730-43, Inv.43769
4/ SALA DI DAVID
Sulla volta di questa sala sono illustrati cinque episodi della vita di re David.
Al centro: David uccide Golia
A sinistra: Trionfo di David
Di fronte all’ingresso: David placa con la musica la follia di Saul
A destra: David consacrato re da Samuele
Sull’ingresso: David sfida Golia
Nei quattro angoli è riprodotto lo stemma di Sisto V (1585-1590), ogni stemma è fiancheggiato da una coppia di figure allegoriche femminili, personificazioni delle virtù: la Concordia con un fascio di verghe, la Pietà con il turibolo e l'ostensorio, la Temperanza con il freno da cavallo, la Prudenza con lo specchio, la Giustizia con la spada e la Fortezza con la colonna e il leone.
Le pitture furono eseguite nel 1588 da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra coadiuvati probabilmente da alcuni aiuti tra cui Vespasiano Strada e Paolo Guidotti Borghese.
S. PIETRO GUARISCE LO STORPIO, Parigi, Bordure: Manifattura di Parigi (1604-12), Centro: Manifattura dei Gobelins (1660-90), Soggetto: dalla serie della Scuola Vecchia di Raffaello, Scena centrale: bottega di Jean Mozin, Inv.43766
Anonimo, sec. XVIII, PROFETA CON TAVOLA, Inv.44853
GIUSEPPE RICONOSCIUTO DAI FRATELLI, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie dell'Antico Testamento, Cartone di Charles Coypel, arazziere Jean Jans, 1727-29, Inv.43760
Anonimo, sec. XVIII, PROFETA CON CARTIGLIO, Inv.44854
MORTE DI ANANIA, Parigi, bordure: Manifattura di Parigi (1604-12), Centro: Manifattura dei Gobelins (1660-90), Soggetto: dalla serie della Scuola Vecchia di Raffaello, Scena centrale: bottega di Jean Mozin, Inv.43765
5/ SALA DI SALOMONE
La volta, riccamente scompartita da comici rilevate a stucco dorato, è affrescata con cinque episodi della vita di re Salomone.
Al centro: Salomone chiede a Dio la sapienza
A sinistra: Trasporto dell’Arca nel Tempio
Di fronte all’ingresso: Trasmissione dei poteri regali da David a Salomone re d 'Israele
A destra: Il Giudizio di Salomone
Sull'ingresso: Salomone riceve la regina di Saba
Negli angoli si alternano motivi araldici di Sisto V (1585-1590) e alcuni obelischi. La decorazione fu eseguita nel 1588 da Giovanni Guerra e Cesare Nebbia.
Pier Leone Ghezzi (1674-1755), CLEMENTE XI, Inv.41208
PORTIERA DI DIANA, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Cartone di Pierre-Josse Perrot, Arazziere Louis-Ovis de la Tour, 1728-34, Inv.43808
Anonimo, sec. XVI, MOSÈ CON LE TAVOLE DELLA LEGGE, Inv.44710
Gerolamo Muziano (1528-1592), RITRATTO POSTUMO DI GREGOMO XII, Inv.41210
PORTIERA DI NETTUNO, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie delle Portiere degli Dei, Cartone di Claude Audran, Arazziere Jean Lefebvre o Louis-Ovis de la Tour, 1724-26, Inv. 43763
LEZIONE DI EQUITAZIONE, Parigi, Faubourg St. Marcel, Serie "Storie di Artemisia", Soggetto di Antoin Caron (da un testo di Nicolas Houel), Cartone di Henry Lerambert, Arazzieri: Philippe Maecht e Hans Tayer, ca. 1620, Inv.43790
6/ SALA DI ELIA
Nella volta di questa Sala, sono rappresentati cinque episodi della vita del profeta Elia che si alternano a coppie di figure allegoriche femminili.
Al centro: La Trasfigurazione.
A. sinistra: Elia rimprovera il re di Israele Achab e la regina Gezabele per la loro idolatria.
Di fronte all'ingresso: Elia sale al cielo sul carro di fuoco
A destra: Dio manda la pioggia.
Sull'ingresso: Sacrificio di Elia sul Monte Carmelo.
Sec. XVII, APOSTOLO, Inv.41611
ADDOLORATA, Roma, Manifattura di S. Michele, Soggetto da Guido Reni, arazziere Pietro Ferloni (?), metà sec. XVIII, Inv. 43768
ANNUNCIAZIONE, Roma, Manifattura Barberini, Cartone di G. Francesco Romanelli, Arazziere Maria della Riviera, 1658, Inv.43741
SOLIMANO INCORONATO DA TAMERLANO, Manifattura di Anversa, Serie della "Storia di Solimano e Bajazet", Arazziere Andreis van Butsel (?), 1670-80, Inv.43776
RESURREZIONE DI CRISTO, Roma, Manifattura Barberini, Cartone di G. Francesco Romanelli, Arazziere Gaspare Rocci, 1642-43, Inv. 43740
7/ SALA DI DANIELE
Sulla volta, che è la maggiore dell'appartamento pontificio, presenta una decorazione suddivisa in cinque grandi scomparti in cui sono raffigurati alcuni episodi della vita del profeta Daniele.
Al centro: Daniele nella fossa dei leoni soccorso dal profeta Abacuc.
A destra: Daniele sparge la cenere per dimostrare l'inganno dei sacerdoti di Baal.
Sull'ingresso: Daniele mostra al re Ciro le impronte lasciate nella cenere dai sacerdoti.
Sulla sinistra: Daniele uccide il serpente sacro a Baal.
Di fronte all'ingresso: Gli accusatori di Daniele gettati nella fossa dei leoni.
Negli angoli tra le grottesche sono rappresentate alcune figure allegoriche dei vizi e delle virtù.
Scuola Umbro-Laziale, fine sec. XIV, MADONNA IN TRONO, Inv.42376
Benedetto Ceribelli, sec. XIX, SCRITTOIO con stemma di Pio VII, 1803, scrivania in legno da centro firmato dall'autore, Inv.30585
SUSANNA, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie dell'Antico Testamento, Cartone di Antoine Coypel, arazziere Jean Jans, 1712-16, Inv.43761
IL GIUDIZIO DI SALOMONE, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie dell'Antico Testamento, Cartone di Antoine Coypel, arazziere Jean Jans, 1711-31, Inv.43759
ESTER E IL RE ASSUERO, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie dell'Antico Testamento, Cartone di Antoine Coypel, arazziere Jean Jans, 1720-23, Inv.43758
8/ SALA DELLA GLORIA O DELLE STAGIONI
Questa sala fu adibita a Sala del Trono, infatti davanti alla parete sinistra al centro è collocato un trono in legno dorato sormontato dallo stemma Pontificio. Nell'angolo a destra un leggio in legno dorato con sopra appoggiata una fototipia del Codex Vatìcanus Grecus 1209B della Sacra Bibbia stampato nel 1965 per volere di Paolo VI (1963-1978).
La sala prende nome dalle rappresentazioni pittoriche della volta.
Al centro: l'allegoria della Gloria raffigurata come una donna alata che sostiene con la mano destra i monti, elemento araldico di Sisto V (1585-1590) e nella mano sinistra una foglia di palma. La figura alata è collocata al centro di un tempio raffigurato in prospettiva, visto dal basso.
Tutto intorno sono dipinte le quattro stagioni, riconoscibili per i relativi prodotti della terra e dalle scritte sottostanti, quella dell'inverno è errata.
Negli angoli sono rappresentate coppie di figure allegoriche femminili.
Scuola francese, prima metà XIII secolo, SANTO VESCOVO, Inv.42372
Anonimo, fine XVI secolo, MADONNA COL BAMBINO E DUE SANTI, Inv.40733
Scuola Toscana (Senese?), fine XIV secolo, SANTO VESCOVO, Inv.42374
RESURREZIONE DI LAZZARO, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie del Nuovo Testamento, Cartone di Jean Jouvenet, arazziere Claude Audran, 1757-59 , Inv.43773
S. PIETRO, Roma, Manifattura di S. Michele, Soggetto da Raffaello, arazziere Jean Simonet, 1711, Inv.44561
SAN PAOLO, Roma, Manifattura di S. Michele, Soggetto da Fra Bartolomeo, arazziere Jean Simonet, 1711 , Inv. 44562
GUARIGIONE DEL PARALITICO, Parigi, Manifattura dei Gobelins, Serie del Nuovo Testamento, Cartone di Jean Restout, arazziere Claude Audran, 1753-56, Inv.43777.
3/ Storia ed arte del Complesso Ospedaliero S. Giovanni-Addolorata [L’antico Ospedale del SS. Salvatore], di Cinzia Martini
Riprendiamo dal sito ufficiale dell’Ospedale di San Giovanni in Roma (dal link https://www.hsangiovanni.roma.it/allegati/9874/Storia_ed_Arte_del_Complesso-d35069c6c903ab8211abd5fb284dbd66.pdf), un testo di Cinzia Martini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche, in particolare Le basiliche giubilari.
Il Centro culturale Gli scritti (1/3/2020)
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Dal Medioevo al XX secolo
Pur nella decadenza economica e sociale, culminata con i saccheggi di Roma del 410 e 455 d.C., il tessuto insediativo del Celio rimane vivo, anche per la vicinanza alla Basilica Costantiniana del Salvatore, poi intitolata ai Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.
Intorno al VII secolo d.C. nell'area Lateranense, presso la quale sorgeva la casa paterna di Papa Onorio I (625/638), il pontefice stesso fa edificare un piccolo sacello intitolato ai SS. Andrea e Bartolomeo, probabilmente un'unica aula a pianta basilicale.
Un secolo dopo, nella seconda metà del VIII, si ha notizia di un monastero con chiesa, intitolato ai medesimi santi, proprio sullo stesso sito, un edificio sorto sui resti della Villa imperiale. Tutta l’area intorno al Palazzo Laterano, tra il XI ed il XII secolo, si costella di basiliche minori, monasteri ed ospizi per l'accoglienza dei pellegrini, che giungono dalla Via Appia, ed un complesso di costruzioni possiede vigneti, oliveti, frutteti, giardini, mulini e cisterne, incidenti in larga parte su edifici preesistenti.
Vengono istituti, oltre al citato ospizio dei Valeri, anche quello di S. Erasmo, sede di monaci greci e poi benedettini e presso l’attuale Presidio del Santa Maria, l’ospizio di Santa Prassede e quello di Sant’Antonio, in cui alloggerà nel 1210 San Francesco, per l’assenso alla “Regola” da parte di papa Innocenzo III.
Nel 1216 senza il nulla osta del pontefice Onorio III, il Cardinale Giovanni Colonna crea la Compagnia dei Raccomandati, che oltre a custodire la Sacra Immagine del Santissimo Salvatore (oggi presso la Scala Santa), ha lo scopo di accogliere i pellegrini, assistere i bisognosi e curare gli infermi.
Tra il 1276 ed il 1288 viene ideato il primo Ospizio per la Confraternita, istituita ufficialmente dal Cardinal Pietro Colonna con l'autorità di Papa Niccolò V e nel 1331 appare lo Statuto definitivo di questa organizzazione laica, che nel 1333 ottiene un edificio in rovina, presso l'arco di Basile, proprio per erigervi il primo vero Ospedale.
Dal 1338 al 1348 ha inizio la costruzione del Ospedale dell’Angelo, che prevede anche una Cappella, un Battistero, il Campanile ed un luogo adatto alla sepoltura. La peste nera descritta dal Boccaccio, scoppiata proprio nel 1348, sollecita la Compagnia dei Raccomandati a nuovi ed urgenti lavori, così la confraternita entra in possesso di un semi rudere conosciuto come Palazzo Regio, situato tra la casa dè Novelli e la Chiesa di Sant'Andrea e Bartolomeo, ed in questo modo collega la Chiesa al nuovo Ospedale del SS. Salvatore che assolve anche alle funzioni di lazzaretto.
Il ricordo di questi lavori viene scolpito nelle lastre poste sull’arco d’ingresso, che ancora oggi è uno degli ingressi all’Ospedale dove è visibile l’epigrafe latina in stile gotico, posta tra due ritratti del Cristo. A questo periodo appartiene la splendida statua marmorea devozionale di San Michele Arcangelo, mentre successivo è l'affresco della Madonna in Trono tra un Vescovo e San Rocco, entrambi manufatti destinati all’Ospedale dell’Angelo o del SS. Salvatore, dal nome della Compagnia.
Negli anni successivi, dell’opera ospedaliera continua a crescere, nel 1397 la Confraternita è talmente importante, quale destinataria di lasciti e donazioni, che può acquistare su piazza San Giovanni, tutte le costruzioni addossate ai fornici dell’Acquedotto Claudio, come ricorda una lapide con la consueta effigie del Cristo ed un iscrizione abbreviata in latino, posta al portone dell’odierno civico 68.
Nel 1460, il testamento di Everso II conte degli Anguillara stabilisce un lascito per un ulteriore ingrandimento dell'Ospedale, a questo lascito ne seguono altri dalla stessa famiglia, ricordati dalla presenza di due bassorilievi con lo stemma del casato, così nel 1462 si dà inizio al nuovo braccio dell'Ospedale, quello verso settentrione sino alla punta del lato Campo Laterano, composto da due corsie disposte a squadra e comunicanti.
A seguito di questi nuovi lavori, si decide di intervenire anche sulla struttura della Chiesa, operando migliorie al tetto, ed al pavimento cosmatesco ed a tutta la decorazione. Nel 1580 la Confraternita decide i lavori per il nuovo braccio dell'Ospedale su Piazza San Giovanni, insieme alla sopraelevazione della vecchia corsia di degenza per gli uomini ed ad altri interventi sulla chiesa.
Questi lavori proseguono sotto il regno dei papi Sisto V (1585), Clemente VIII (1603) e Urbano VIII (1636), in coincidenza con i grandi cambiamenti artistici ed ideologici sollecitati da questi pontefici, così l’Ospedale tutto viene investito dalla volontà di "ammodernamento" allora in voga, ad iniziare dalla Chiesa che vede l’intervento decorativo di Giovanni Battista Ruggeri (Bologna 1606/Roma 1640), il quale ottiene una ricca e complessa commissione, sia all'interno che all'esterno della Chiesa di Sant'Andrea e Bartolomeo ed anche nel nuovo Ospedale.
Nel XVIII sec. non sono già più visibili i dipinti che il Ruggeri realizza sopra l’altare della Chiesa, mentre ai lati del piccolo presbiterio, vengono posti entro cornici in stucco, gli affreschi staccati dalla facciata, un Sant’Andrea ed un Sant’Erasmo, oggi ancora visibili.
Nel 1631, viene nominato architetto della Confraternita Giacomo Mola (Coldrerio 1576-Roma 1650), che realizza nuovi interventi strutturali sulle due Corsie principali e sulla sala di raccordo a 90° tra le due, collaborando con il fratello Giovanni Battista (Coldrerio 1585–Roma 1665) ed il giovane Carlo Rainaldi (Roma, 1611 – 1691).
I lavori proseguono sino al 1636 contemplando anche interventi pittorici esterni ed interni, tra i quali l'affresco della "Piscina Probatica” nella Corsia Nuova, riferibile alla scuola del Domenichino e realizzato dal pittore aquilano Gregorio Grossi.
All’esterno tra le due corsie ospedaliere, si possono ammirare la lapide del 1636 dedicata ad Urbano VIII Barberini, una deliziosa cassetta delle Elemosine ed in alto una immagine barocca del Cristo in altorilievo, illuminata dalla lampada per l’ingresso al nosocomio, da ultimo in alto svetta il Campanile a Vela del XV secolo.
Pochi anni dopo l'intero Complesso assume la sua forma attuale, quando tra il 1651 ed il 1655, sui resti dell’Ospizio di Santa Prassede, prende forma un esemplare costruzione barocca, sia per architettura che decorazione. L'architetto Giovanni Antonio De Rossi (Roma 1619-1695), crea un ospedale interamente dedicato alle donne, restaurando in maniera monumentale il precedente edificio, nobilita la corsia con una volta a botte lunettata e con due fondali, uno per l’ingresso, l’atro per la cappella e l’altare sul fondo.
Gli affreschi che adornano questi fondali e le volte della cappella, definiscono un ambiente destinato al conforto fisico e spirituale, grazie ad una forte ispirazione religiosa, con una decorazione riferibile da un lato alla cultura emiliana, dall’altro allo stile neoveneziano.
I lavori del 1656 prevedono un porticato d’ingresso, poi distrutto per la realizzazione di una grande scala, così durante gli interventi per il Giubileo del 2000, sotto la direzione artistica del Prof. Paolo Portoghesi, si è deciso di ripristinarne la funzione e l’immagine, attraverso un diaframma metallico, nella forma della “travata ritmica” con materiale del nostro tempo.
Nel Settecento inizia il lento declino della Confraternita, che l’intervento pontificio porterà allo scioglimento del 1804, tuttavia è del 1733 un nuovo restauro della Chiesa di Sant'Andrea e Bartolomeo, sia nella decorazione interna che per la nuova facciata, con il piccolo campanile a vela supportante le campane di Pio IX, ed il timpano del portale con una lapide esaltante gli umili e denigrante i boriosi.
Dal XIX secolo per volere dei papi Leone XII e Leone XIII, la chiesa custodisce la splendida immagine della Beata Maria Vergine Imperatrice, venerata come miracolosa e traslata dalla cappella ospedaliera cimiteriale di Santa Maria delle Grazie, ma proveniente in origine dalla Cappelletta di Santa Maria Imperatrice, distrutta durante le modifiche urbanistiche del XIX secolo, situata nei pressi dell'acquedotto Neroniano.
Presso il primo edificio dell’Ospedale dell’Angelo, a destra dell’arco trecentesco, insiste una costruzione a strapiombo, destinata alla Compagnia, ai suoi guardiani e prefetti, preceduta a nord da un portico d’ingresso posto in obliquo, tale complesso che nella fase medioevale doveva presentarsi assai ricco, è stata penalizzato da un occultamento secolare dovuto a costruzioni ivi addossate ed il restauro effettuato tra il 1929 e il 1930 dall’Arch. Gustavo Giovannoni, pur con la discutibile riduzione del portico neo-Medioevale, da 7 a 4 metri di profondità, ha favorito una lettura del manufatto, lettura ancor più facilitata, dagli scavi archeologici del 1970, che hanno messo in luce gli edifici romani sottostanti, portando a nudo le fondamenta.
L’edificio presenta tanti e tali rimaneggiamenti, perché ha dovuto rispondere alle esigenze diverse che si sono presentate nel corso del tempo, da ultimo la realizzazione di un solaio a metà altezza, con conseguente introduzione dei due livelli, risalente ai primi dell’Ottocento ad opera dell’arch. Curzio (?) Brunelli, quando, dopo il 1804, la gestione ospedaliera passa ai fratelli dell’Ordine di San Camillo, e quando nel 1821 si insediano presso gli antichi ambienti prefettizi, dove tutt’ora risiedono, le Sorelle della Carità, poi Suore Ospedaliere della Misericordia.
In questo edificio, all’esterno ed all’interno, si trovano reperti di varie epoche, anche inseriti nelle pareti a scopo ornamentale, come nel portale di accesso con inserti ceramici ispano-moreschi e viterbesi-orvietani.
Al primo piano dell’odierno convento, nella prima ampia sala si trova il ciclo pittorico delle “Opere della Misericordia”, restaurato nel 2007 e databile al 1588/89, mentre nella cappella, dove era lo studio del prefetto con l’archivio, il ciclo affrescato è quello della “Processione del SS. Salvatore”, restaurato nel 2012 e databile al 1610/13.
La Confraternita agisce con l’obiettivo della salvezza dell’anima “nel timore di Dio e nell’amore di Cristo”, quindi i temi pittorici dedicati alla pratica della misericordia ed alla devozione alla Santa Effige, rappresentano le sue fondamenta morali e spirituali ma anche la fierezza e l’orgoglio di una compagnia laica ed aristocratica, politicamente insediata nel tessuto nevralgico della Città.
Al piano terra dell’Antico Ospedale dell’Angelo, tra l’arco ed il portico si trova l’antica Spezieria. La struttura fa parte del nucleo di ambienti definitosi tra la metà del XIV secolo ed il secolo successivo, ed inserito nella definitiva struttura ospedaliera del 1600.
L’interno della farmacia conserva le due grosse colonne di granito scuro con base di marmo grigio al centro della sala e un arredamento composto da eleganti strutture di legno scuro (ebano), banconi per la vendita di medicinali e vetrine dove sistemarli. Il soffitto presenta una decorazione a tondi con segni dello zodiaco ed elementi decorativi come nastri e conchiglie sostenuti da amorini.
Il tema iconografico simboleggia il legame tra il naturale e il divino e l’influenza sulla sfera delle attività umane, un tema che appartiene al gusto del pieno Seicento ed è ben evidente dalle vecchie lunette centrali. Inseriti in tale iconografia sono presenti cartigli che testimoniano il restauro del 1936.
Una scoperta casuale ha messo in evidenza, tra le finestre occidentali su Via Santo Stefano Rotondo, un immagine del SS. Salvatore probabilmente della fine del XVI secolo, che veste una tunica rossa ed un mantello azzurro, è un mezzo busto affiancato da ceri sorretti da angioletti. Il Salvatore sembra avesse posato sulla spalla sinistra un libro, forse un vangelo, coperto però dal risvolto del mantello ed è pensabile anche che sia stata una successiva “correzione” in fase di stesura dell’affresco.
Molto significativa e di buona fattura, è una scultura lignea del Salvatore di coronamento alla scaffalatura principale. Alla datazione di questa antica spezieria si è giunti grazie ai numerosi vasi ceramici di epoche diverse, descritti nel “Inventario dei dipinti e di altre opere d’arte” del Pio Istituto di Santo Spirito ed Ospedali riuniti di Roma del 1973, che ricorda presenti nella farmacia, anche una grande quantità di anfore, mortai e bilance in perfetto stato di conservazione.
Il volto del Salvatore, icona della Confraternita dell'Ospedale
Il volto del Salvatore, icona della Confraternita dell'Ospedale
Il protettore, l'arcangelo Michele
L'affresco con la Guarigione del paralitico a Bethesda o Piscina Probatica
La custodia dell'Olio del Sacramento degli Infermi
La corsia degli uomini, oggi Sala Mazzoni
L'affresco con la Guarigione del paralitico
a Bethesda o Piscina Probatica
La lapide che ricorda i benefattori, fra i quali
Vannozza Cattanei e Alessandro VI
L'altare per le messe nella Corsia degli uomini