«L'attore protagonista, oggi regista e produttore affermato, mi chiese il mio numero. Mi prometteva di farmi fare una piccola parte nel suo prossimo film». Beatrice Fazi racconta degli ambienti del cinema italiano e della dignità della donna
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Riprendiamo sul nostro sito un post pubblicato sul suo profilo FB da Beatrice Fazi il 15/10/2017 con una breve nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, cfr. la sezione Lavoro e professione.
Il Centro culturale Gli scritti (16/10/2017)
Avevo 18 anni, ero appena arrivata a Roma. Una sera, con le mie coinquiline, siamo finite su un set all'Isola Tiberina. Loro si vergognavano e mi mandarono a chiedere un autografo all'attore protagonista (oggi regista e produttore affermato). Lui mi chiese il mio numero. Mi prometteva di farmi fare una piccola parte nel suo prossimo film.
Mi ha chiamata, qualche giorno dopo. Mi ha portata a fare un giro in macchina e ha provato a baciarmi una volta appartatosi davanti a un muro pieno di graffiti in periferia.
(Che squallido, no?)
Di fronte al mio diniego si è fatto freddo.
È sceso a comprare una busta di latte fresco per il suo figlio piccolo ad un bar lì vicino e dopo mi ha scaricata alla fermata metro meno distante.
Non mi ha nemmeno riaccompagnata a casa.
Non mi ha mai fatto fare manco la comparsa nei suoi numerosi e successivi film.
Ho pagato?
Forse.
Ma che soddisfazione dirgli: "Oh! Ma che te sei messo in testa?!? Potresti essere mio padre!"
Non per questo mi sento migliore di chi ha subito senza riuscire a difendersi: sono accadute tante cose dopo quel fatto. E altre battaglie le ho perse, altri lupi hanno vinto sbranando a pezzi un cuore che ancora oggi sanguina.
Però, da un certo punto in poi della mia vita, nessuno più si è sentito in diritto di abusare di me.
Da quando io stessa, finalmente, ho riconosciuto a me stessa una dignità a cui avevo rinunciato.
La dignità di una Figlia di Dio.
Io valgo il Sangue di Cristo. La Sua stessa Vita.
IO SONO LIBERA DI DIRE NO!!!!!
Nota di Andrea Lonardo:
Credo che sia da sottolineare il fatto che, tragicamente, negli ambienti del cinema o degli studi televisivi tale "prassi" è abbastanza diffusa, anche se ci sono tante persone integerrime nel rispetto della giovane attrice o del giovane attore (non dimentichiamo che anche per i maschi taluni "sacrifici" o "consensi" sono necessari per sopravanzare in carriera altri). Il post intende sottolineare che non si tratta solo di stracciarsi le vesti dinanzi ad un singolo personaggio, bensì contemporaneamente segnalare che la carriera di una donna di spettacolo o di un uomo di spettacolo non può essere determinata da quanto costoro “si concedano”.
Questo richiede un esame di coscienza più ampio, in un orizzonte più esteso, con un cambiamento che deve essere fatto ben più in profondità. La "corruzione" - anche questa è "corruzione", non lo è solo quella economica - non riguarda solo la politica, quasi che l'ambiente "artistico" o "della comunicazione" ne sia immune. Un responsabile televisivo o del cinema o della musica, un giornalista, un attore, un regista, ecc. è un "potente" e non deve mai e poi mai abusare del proprio ruolo.