Un compito ecumenico per il tempo presente: la testimonianza comune del cuore del cristianesimo, dell’essenza della fede cristiana, di Andrea Lonardo
- Tag usati: cs_lewis, scritti_andrea_lonardo
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Per ulteriori approfondimenti vedi la sezione Cristianesimo ecumenismo e religioni.
Il centro culturale Gli scritti (20/11/2016)
Barca mistica con gli evangelisti e Gesù al timone,
Musei Vaticani, Museo Pio-Cristiano,
Inv. 31594 (Copyright Musei Vaticani)
Ritengo che uno dei compiti ecumenici più urgenti per il tempo presente sia quello di mostrare unitamente al mondo la grandezza e la necessità della fede cristiana. In un momento storico nel quale il non credente o comunque il non cristiano non ha quasi la minima idea di cosa sia il cristianesimo è urgente sottolineare il cuore del cristianesimo e non perdersi in discussioni che hanno senso solo una volta che è chiaro in cosa consista la novità e la bellezza della fede (ovviamente questo non vuol dire che tali discussioni debbano essere rimandate o sottaciute, anche perché è necessario scrivere correttamente la storia del passato e affrontare le questioni controverse, ma ciò può essere fatto senza mai togliere rilevanza al compito ecumenico più urgente, la comune testimonianza che è più grande ciò che ci unisce).
Si tratta cioè di mostrare, per offrire solo qualche esempio:
-perché valga la pena credere in Dio ed anzi sia “disumano” declassare il desiderio di Dio ad espressione di sotto-cultura
-perché l'uomo abbia bisogno di Dio e senza la sua grazia non abbia piena lilbertà, come ritenevano a ragione sia Lutero sia il Concilio di Trento
-perché proprio in Gesù e non altrove si riveli pienamente la misericordia di Dio
-perché la morte in croce di Gesù per amore sia non solo un fatto storico, che chiede di interpretare in senso allegorico le eventuali fonti islamiche che lo negassero (cfr. I musulmani di fronte al mistero della croce, di M. Borrmans), ma ancor più l'evento che ha cambiato la storia del rapporto fra l'uomo e il male
-perché proprio nella crocifissione e nella resurrezione si è rivelato che Dio è amore e che Egli perdona i peccati prendendo su di sé il male e donando la vita
-perché solo la fede nel Dio creatore doni senso all'incerto vagare dei passi dell'uomo e solo essa garantisca la realtà tutta intera come segno che rimanda a Lui e non come realtà effimera e inconsistente
-perché la fede nella creazione sia fondamento della passione per l'amore tra l'uomo e la donna, per la cultura, per il cibo di ogni tipo, per il vino, per la competenza professionale, per la ricerca scientifica, per il servizio dei poveri, per la promozione delle possibilità di studio di ragazzi e ragazze
-perché sia non solo bello, ma anzi decisivo, che esista una legge iscritta nel cuore umano capace di comprendere il bene e il male indifferentemente dalle variabili storiche
-perché la Chiesa sia decisiva per la salvezza e, quindi, perché un “principio sacramentale” sia fondamentale anche per i protestanti che costruiscono non a caso comunità visibili
-eccetera, eccetera.
L’insistenza su tali punti comuni aiuterà ogni cristiano ed ogni confessione a riscoprire il cuore pulsante della propria fede e a non rinnegare la novità cristiana. Ma, soprattutto, gioverà ad un annuncio chiaro e semplice a chi non crede o a chi proviene da altre religioni, per comprendere come le differenze fra i cristiani siano in realtà secondarie rispetto alle differenze con le altre religioni e con gli atei: aiuterà a riscoprire cosa abbiamo da donare tutti insieme come cristiani al mondo intero.
C.S. Lewis nel suo testo “apologetico” in Il cristianesimo così com’è, ha scritto in merito in maniera splendida:
«Il lettore deve sapere da subito che io non offro aiuto a chi è incerto tra due “confessioni” cristiane. Nessuno imparerà da me se diventare anglicano, cattolico, metodista o presbiteriano. L'omissione è intenzionale (anche in questo elenco l'ordine è alfabetico). Sulla mia posizione personale non ci sono misteri. Sono un comunissimo laico della Chiesa d'Inghilterra, senza particolari preferenze per l'indirizzo “alto” o “basso” o altro. Ma in questo libro non cerco di convertire nessuno alla mia posizione. Da quando sono diventato cristiano ho sempre pensato che il servizio migliore, forse l'unico, che posso rendere al mio prossimo non credente è di spiegare e difendere le convinzioni che sono state comuni in ogni tempo a quasi tutti i cristiani. Avevo più di una ragione per pensarlo. Anzitutto, le questioni che dividono i cristiani gli uni dagli altri implicano spesso problemi di alta teologia o di storia ecclesiastica che andrebbero trattati soltanto da veri competenti. In queste acque sarei in difficoltà, più bisognoso d'aiuto io stesso che capace di aiutare gli altri. In secondo luogo, credo che la discussione su tali punti controversi non giovi affatto a portare nell'ovile cristiano chi ne sta fuori. Finché si scrive e si parla di queste cose, il risultato più probabile sarà di dissuaderlo dall'entrare in qualsiasi comunione cristiana, e non di attirarlo nella nostra. Le nostre divergenze andrebbero discusse soltanto in presenza di chi già crede che esiste un unico Dio, e che Gesù Cristo è il Suo unico Figlio. Infine, avevo l'impressione che già ci fossero autori molto più numerosi e di maggior talento impegnati in queste controversie che non nella difesa di ciò che Richard Baxter chiamava mere Christianity, cristianesimo puro e semplice. Il settore del fronte dove pensavo di poter essere più utile era anche quello che sembrava più sguarnito. Era naturale che andassi là»[1].
Più avanti specifica come il suo libro, andando al cuore del cristianesimo, indichi Qualcuno che parla sempre con la stessa voce chiaramente udibile:
«Può darsi che [questo libro] giovi in qualche misura a tacitare l’opinione secondo la quale, se si tralasciano i punti controversi, quel che resta è solo un vago ed esangue “massimo comun divisore”. Ebbene, questo massimo comun divisore risulta un'entità ben viva e concreta, separata da tutte le fedi non cristiane da un abisso cui le più gravi divisioni interne del cristianesimo non sono assolutamente paragonabili. Se non ho giovato direttamente alla causa della riunificazione, forse ho mostrato perché dovremmo riunirci. Certo è che ho incontrato ben poco del favoleggiato odium theologicumda parte di membri convinti di comunioni diverse dalla mia. L'ostilità è venuta piuttosto da persone di incerta collocazione, sia all'interno della Chiesa d'Inghilterra sia fuori - persone che non obbediscono esattamente a nessuna comunione. Questo mi pare consolante. È nel suo centro, dove abitano i suoi figli più autentici, che ogni comunione è più vicina a tutte le altre in ispirito, se non nella dottrina. E ciò suggerisce che al centro di ognuna vi sia un qualcosa, o un Qualcuno, che ad onta di tutte le divergenze di idee, di tutte le differenze di temperamento, di tutti i ricordi di persecuzioni reciproche, parla con la stessa voce»[2].
Note al testo
[1] Lewis C.S., Il cristianesimo così com'è, Adelphi, Milano 1997, pp. 12-13.
[2] Lewis C.S., Il cristianesimo così com'è, Adelphi, Milano 1997, pp. 15-16.