Don Andrea Lonardo. Catechesi al passo con la vita, 2016 Come trasmettere la fede ai nostri giovani? Una questione vitale per il futuro della comunità cristiana. Ne parliamo con il direttore dell’Ufficio catechistico di Roma. Un’intervista a cura di Stefano Stimamiglio

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 02 /10 /2016 - 14:41 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dalla rivista Credere del 22/9/2016 un’intervista a cura di Stefano Stimamiglio. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti. cfr. la sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (2/10/2016)

«La forza della catechesi sta nella sua capacità di creare una comunità credente, di attivare un cammino di amicizia e condivisione. In un tempo in cui alle aggregazioni sociali come i partiti e i sindacati non crede quasi più nessuno e in un mondo povero di esperienze comunitarie, di cui però tanti hanno sete, il nostro tesoro è proprio lì, nella trasmissione della fede che genera una comunità. Se si lavorerà bene, le chiese si riempiranno di nuovo».

Non ci gira intorno monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio della diocesi di Roma che si occupa di catechesi. In occasione del Giubileo dei catechisti, che si svolge a Roma dal 23 al 25 settembre, e dell’avvio ormai prossimo dell’anno pastorale, lo abbiamo intervistato per avere qualche spunto su come insegnare la fede

ANNUNCIO DI MISERICORDIA

«Sento di dover guardare al magistero di papa Francesco», rompe il ghiaccio, «e mi sembra di ricavarne un decalogo. Al primo punto puntualizzerei che la catechesi è prima di tutto annunzio, è cioè “kerigmatica”. Perché vale la pena di credere? La risposta è: perché vi si trova una misericordia inaudita, appassionante. Ed essa va annunciata con lo stile di una madre che parla al figlio di una cosa straordinariamente bella. Invece oggi la nostra catechesi è ancora infantile, anche nel linguaggio; si dà per scontato che tutti credano e invece non è più così da tempo. O la fede è una cosa grande, un problema di vita o di morte, o non vale la pena di perderci tempo».

ESPERIENZA DI UN INCONTRO

L’annuncio da solo, però, non basta. «Francesco sottolinea anche che la catechesi deve essere “mistagogica”, cioè un’esperienza che conduce all’incontro col Risorto. L’esperienza accompagna l’annuncio, facendo vedere cosa significa una fede viva vissuta nella carità. Qui gioca un grande ruolo la Messa domenicale e la liturgia. Una catechesi fatta solo di incontri o “lezioni” si riduce a un discorso astratto. La fede, invece, deve essere legata a quell’incontro concreto con Dio che si realizza nella liturgia, come avveniva per i catecumeni già nei primi secoli della Chiesa».

Vi sono stati anche errori nel passato. Don Andrea non ha dubbi, e siamo al terzo punto del “decalogo”. «A lungo abbiamo puntato su cammini di taglio alto, intellettuali. Il Papa, invece, sta suggerendo una catechesi di taglio popolare, pronta all’accoglienza di tutti senza giudicare, senza esclusioni. Lui per primo a Buenos Aires andava a battezzare i bambini di ragazze madri. La fede si capisce a partire dal dono che si riceve: se siamo troppo severi, se diciamo con troppa facilità “tu non sei pronto”, non mostriamo la misericordia di Dio».

FAMIGLIA, UN RUOLO CHIAVE

Al quarto punto c’è la famiglia. «La catechesi è un evento che riguarda non solo il bambino, ma tutta la famiglia. I genitori spesso si sentono inadeguati, tutti li criticano: a scuola, i nonni, la società... Invece vanno incoraggiati, occorre annunciare loro l’amoris laetitia, la gioia dell’amore (è il nome dell’ultima esortazione apostolica del Papa sulla famiglia, ndr), cioè che è bello amare i figli educandoli. Per farlo occorre avere idee chiare, occorre saper dire dei sì e dei no. Ad esempio: “Questa cosa non si compra perché con quei soldi aiutiamo i poveri” o “si va dalla nonna perché sta male”. I genitori devono essere i primi catechisti/educatori».

Ma il ruolo della famiglia parte ben prima della preparazione ai sacramenti. «Sì, è un altro punto fondamentale. I primi anni di vita sono decisivi. Sono i genitori a dare la fede ai loro bambini fin dalla pancia della mamma. Oggi, invece, c’è un grande silenzio: i genitori spesso non sanno come educare. Mettono la tv in camera a un bambino di 7 anni, danno l’iPhone a 4 anni... Per fare di un bambino non un egocentrico ma un futuro generoso donatore occorre educarlo: le mamme con le piccole catechesi di ogni giorno, i papà con un taglio più pratico, magari montando il presepio a Natale con i piccoli e benedicendoli la sera».

IL RAPPORTO CON LA VITA

Il sesto punto è la carità. «Occorre dare attenzione ai poveri e aiutare le famiglie, magari attraverso le Caritas parrocchiali, a compiere gesti di carità rinunciando anche a qualcosa, facendo capire che il cibo è una cosa preziosa, ad esempio col digiuno del Mercoledì delle ceneri, dove in un pasto si può mangiare solo un pugno di riso, come tanti poveri nel mondo».

Fondamentale, poi, è il recupero del rapporto fede-vita. «Spesso i catechisti non sanno cosa imparano a scuola i bambini e ci si riduce a parlare solo di cose “religiose”. Quello è solo il punto di approdo, perché tutto parte dalle loro domande, che sorgono, appunto, sui banchi di scuola. Occorre far dialogare fede e scienza e recuperare il senso delle domande filosofiche: perché per essere felice l’uomo deve sapere cosa è il bene? I riferimenti anche culturali a cui agganciarsi sono tanti, pensiamo solo alle saghe di Tolkien».

LAVORARE SUL LORO CUORE

L’ottavo punto riguarda i preti. «Oggi i giovani vanno via perché spesso mancano proposte valide. Oggi purtroppo molti sacerdoti fanno fatica a stare con gli adolescenti: impiegare del tempo con loro, con i campi e i pellegrinaggi, è certo una grande fatica, ma anche un segno di vero amore per loro».

Questo si collega all’ultimo tema, quello dell’estate: la catechesi va in vacanza? «Non dovrebbe essere così, bisogna superare l’idea di una catechesi abbinata ai tempi della scuola e fare seducenti proposte estive, dove poter mostrare la bellezza di vivere il riposo con Dio. Molto bella è l’esperienza dei Grest, ma perché la domenica non celebrare anche la Messa serale, magari nel piazzale fuori dalla chiesa?».

L’ultimo punto ci provoca tutti: «Dobbiamo lavorare sul cuore dei bambini, alimentare in loro le grandi attese della vita, parlando loro di quando saranno grandi, del loro futuro di papà o mamma, della grandezza della vocazione, della pace, ricordare i nostri cari che ci aspettano in paradiso».

TRA LIBRI E INTERNET

Don Andrea Lonardo, 56 anni, è direttore dell’Ufficio catechistico e servizio per il catecumenato del Vicariato di Roma. Nativo di Bologna, ha studi biblici alle spalle e una lunga esperienza in varie parrocchie romane. Nel 2006 la chiamata a coordinare la catechesi della diocesi di Roma. Collabora con il sito www.gliscritti.it e propone ai ragazzi molti video sulla fede sul canale “Catechisti Roma” di Youtube. È autore anche di diversi libri, tra cui La Roma del Giubileo (San Paolo, 2015), una guida ai luoghi di pellegrinaggio e alle Porte sante della capitale. Si può anche vedere www.giubileovirtualtour.it, con immagini, video e audio dedicati a San Pietro. Il suo ultimo libro riguarda prorpio l’Iniziazione cristiana ed è un itinerario per la prima Comunione scritto insieme a padre Botta, Le domande grandi dei bambini, edizioni Itaca.