Blog dei redattori de Gli scritti (marzo 2014)
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Verifica e risultati in azienda e nella catechesi (di G.M.)
Racconta un dirigente di un’azienda che nel suo ambiente la parola “verifica” sta causando danni enormi. Si desiderano risultati “verificabili” di crescita dell’azienda a scadenza annuale. Succede così che i diversi capi-settore producono risultati immediati senza preoccuparsi delle perdite di lungo periodo, poiché sanno che saranno promossi e nessuno verificherà le perdite che si verificheranno nel lungo periodo.
Mi spiega che, in realtà, è solo nel lungo periodo che si può vedere se una determinata linea aziendale è fruttuosa. Ma il lungo periodo non interessa più nessuno.
Lo stesso avviene in catechesi ed in pastorale. Se la catechesi ha contribuito a formare un bambino lo si vedrà quando sarà diventato padre! Se si pretende di verificare la sua adesione alla fede in età adolescenziale quando egli rinnega tutto ciò che ha ricevuto a motivo del periodo psicologico che sta vivendo, non sarà percepibile un risultato quantizzabile!
Spesso è verificabile solo ciò che è superficiale! Anche in ambito scolastico si è riaccesa la discussione su questi temi, contro chi pretende con test che si pretendono assolutamente scientifico-oggettivi di poter determinare l’effettivo apprendimento – vedi, ad esempio, le riflessioni in merito di Giorgio Israel.
Bisogna verificare, insomma, l’importanza e l’attendibilità delle verifiche!
Eccesso di informazione: ciò che Internet esige allora... (di A.L.)
Dinanzi ad un eccesso di informazione è ancora più necessario il discernimento: saper valutare ciò che è vero e falso, ciò che è bello e brutto, ciò che merita e ciò che disperde. È la grande questione dell’essenziale: Internet ripropone la questione di ciò che è centrale, pena il disorientamento.
La differenza di essere maschio e padre (di G.M.)
Racconta un parroco che i padri sono oggi adolescenti in cerca di identità. La cercano tramite un tatuaggio, tramite un messaggino, tramite la palestra. Ma non sanno cosa voglia dire essere maschi e padri. Di questo dobbiamo preoccuparci ed occuparci. Questa differenza è una priorità. Fare attenzione a questa questione vuol dire avere una cultura della accoglienza delle “differenze”.
Bartleby lo scrivano di Herman Melville e il mistero del cuore umano (di A.L.)
Un racconto misterioso, triste e straordinario. Di Bartleby lo scrivano, alla fine, non si saprà nulla, se non quel suo ripetere «Preferisco di no». Nessuno può penetrare nel cuore umano, se la persona stessa non decide, aprendosi all’amore, di aprire pure il proprio cuore.
Marcovaldo, di Italo Calvino (di A.L.)
In Calvino, la favola, l’affabulazione, è spesso triste. Manca quella che Tolkien ha chiamato l’eucatastrofe (il “rivolgimento buono e bello”), cioè il finale della finzione che apre alla speranza e si fa, per questo, figura del Vangelo.
In Marcovaldo questo è evidente. Se si pensa a La città smarrita nella neve tutto sembra, ad ogni passaggio, trasfigurato dalla neve, tutto sembra, per un istante, manifestare bellezza e novità, ma ogni volta ed alla fine l’ultima parola è amara: pian piano le cose di tutti i giorni tornano a essere «spigolose ed ostili».
Vedere i frutti, al momento di un distacco (di A.L.)
Dice un marito – ed in questo caso ha ragione - salutando gli amici il giorno del funerale della moglie: “anvedi cosa avemo seminato!” La commozione e la vicinanza della gente non è quella consueta. Si percepisce a pelle quando bene hanno fatto i due ai familiari ed agli amici, quanta gente si sente riconoscente verso di loro. Veramente lei ha ben seminato insieme a lui ed i frutti sono sotto gli occhi di tutti. Non è stata una vita spesa invano. Non è stato un amore invano.
Google e sincerità (di G.M.)
La verità premia sempre. Anche su Google! Mi racconta un’esperta del web che, in origine, molti siti pornografici mettevano sui loro post delle Tag religiose o sportive, mentre dei siti con testi pubblicitari inserivano invece delle Tag di termini sessuali, in modo da aumentare i visitatori di quei siti.
Google, allora, ha modificato i suoi algoritmi, in modo da far scivolare in fondo alle sue pagine i siti che hanno titoli degli articoli non corrispondenti al contenuto del testo stesso o Tag che confondono il lettore. Gli algoritmi premiano la coerenza e l’affidabilità dei siti, cioè la piena corrispondenza tra il titolo dell’articolo, le immagini utilizzate, il contenuto dell’articolo e le Tag.
Un messaggio anche per le relazioni tra gli uomini: dire la verità premia sempre, impedisce che le parole divengano inaffidabili.
Falstaff: due lettere d’amore uguali! (di A.L.)
Nel Falstaff di Verdi - ma il personaggio è ovviamente di origine shakespeariana - Sir John Falstaff scrive due lettere d’amore identiche, cambiando solo l’intestazione, per conquistare due dame, Alice Ford e Meg Page. In realtà, è interessato solo ai loro soldi ed al proprio orgoglio, ma di fatto scrive due lettere con le stesse espressioni d’amore. le due dame sono però amiche e subito, leggendosi a vicenda le lettere, scoprono l’inganno.
Falstaff non è solo un personaggio di fantasia. Uno dei dolori più grandi di chi scopre di essere stato ingannato in amore è proprio quello di rendersi conto che ciò che sembrava essergli proprio era in realtà comune ad altri: stesse espressioni, stesse canzoni, stesse promesse “esclusività”. E Falstaff è detestabile!
La vita non è una gara (di A.L.)
Mi racconta una persona che ama spiegare agli amici che la vita non è una gara. La vita non è fatta per c hi vince. Nella vita noi siamo chiamati a dare il meglio di noi e questo basta.
La bellezza delle cosiddette “lezioni frontali” (di G.M.)
Saper condurre una lezione frontale vuol dire possedere un argomento. Raccontano i prof alle prime armi che per fare un buon esame basta essere fortunati, basta che ti capiti l’unica domanda alla quale sai rispondere: essere prof, invece, è ben più difficile, perché devi spiegare un intero autore, devi possederlo completamente. Per una lezione di 45 minuti, non basta conoscere qualche frammento, devi aver studiato tutto!
La banale e ripetuta critica alla “lezione frontale”, troppo facilmente sostituita da lavori e laboratori di gruppo, implica la scomparsa della cultura. Questione diversa è saper completare la “lezione frontale” che è decisiva in un processo educativo con attività creative da parte degli studenti.
Rivisitare l’Io il Super-Io e l’Es a distanza di anni (di G.M.)
Freud ha avuto il merito di relativizzare l’Io, la parte cosciente di noi stessi, rivelando tramite i suoi studi che l’Io è in realtà fortemente determinato dall’inconscio ed, in particolare, dall’Es che spinge per la soddisfazione delle pulsioni dell’individuo e dal Super-Io che ha interiorizzato i divieti dei genitori e della società.
Eppure oggi è questione di tornare a valorizzare l’Io e la sua capacità di orientare l’esistenza. Da parte di alcune correnti psicologiche insistente è stato il gioco di mettere in burla ogni tipo di esigenza morale, spacciandola per inconscio indotto da figure parentali. Analogo è stato il percorso proposto da molte scuole di pensiero psicologico teso a demolire sistematicamente l’opposizione a pulsioni presenti, nobilitandole come se la loro soddisfazione fosse a priori un bene al di là di un riferimento al “bene” morale.
Invece un corretto aiuto psicologico deve conservare ed anzi esaltare il valore dell’Io, rendendo consapevoli che non è possibile alcun vero benessere, se non matura un orientamento al bene, ed al sacrifico che esso comporta, insieme ad una chiarificazione del senso delle scelte che si compiono.
Prescindere dal senso della vita, dalle promesse e dagli impegni definitivi, dalla responsabilità delle scelte, vuol dire condannare i propri pazienti all’infelicità.
Per uno Ius soli moderato, a partire dall’importanza della famiglia e dell’integrazione (di L.d.Q.)
Lo Ius soli preso in forma assoluta non è adatto alla situazione italiana. Molti immigrati sono di passaggio in Italia e non ha senso dare la cittadinanza italiana a bambini che vi nascono per poi emigrare. Diverso sarebbe uno Ius soli “moderato”: si potrebbe ipotizzare, ad esempio, di concedere la cittadinanza a bambini nati in Italia e solo dopo che hanno compiuto i 5 anni quando la famiglia inizia a far loro frequentare la scuola italiana. Questo offrirebbe la garanzia di una vera integrazione. Lo Stato si farebbe carico di quei bambini, ma le loro famiglie si impegnerebbero, dal canto loro, a farli vivere pienamente in un contesto culturale italiano, inserendoli attraverso quel potente mezzo di integrazione che è la scuola.
Certo è che proprio il fenomeno migratorio pone ancora una volta dinanzi a tutti il grande fenomeno della famiglia. Non emigra quasi mai solo il singolo, ma la famiglia. Oppure il singolo emigra per aiutare la famiglia e per poi riunirsi ad essa. La famiglia è un grande fattore di integrazione: spesso è la donna, oppure il bambino tramite la scuola e la relazione con gli insegnanti e le altre famiglie, a facilitare l’integrazione. La famiglia è il grande fattore di integrazione che permette di sfuggire alla “logica del ghetto”.
Le minoranze potrebbero eventualmente godere di alcune autonomie rispetto al normale sistema legislativo - si veda, ad esempio, la questione della macellazione rituale – ma evitando di accogliere un sistema giuridico parallelo, come si rischia di avere in alcuni paesi: ad esempio, i diritti fondamentali della persona non debbono essere messi in discussione, quale che sia l’etnia o la religione di provenienza, di modo che deve esser possibile cambiare di religione – ad esempio battezzarsi – così come rispettare la libertà della donna di sposare chi vuole e di condurre una vita con lo stile di vita che decide di seguire.
Il Milione di Marco Polo e l’origine dei vangeli (di L.d.Q.)
Il Milione di Marco Polo non venne scritto direttamente dal famoso viaggiatore in Cina, bensì da Rustichello da Pisa, che ascoltò i suoi racconti. I due si conobbero in prigione a Genova.
Rustichello fu imprigionato in seguito agli eventi successivi alla battaglia della Meloria del 1284: lo scrittore conobbe Marco Polo, anch'egli prigioniero, forse nel 1298, in seguito alla sconfitta veneziana di Curzola. Durante la prigionia, nelle carceri di Palazzo San Giorgio a Genova, Marco Polo raccontò a Rustichello le memorie dei propri viaggi, il quale le trascrisse in lingua d'oïl ne Le divisament dou monde ("La descrizione del mondo"), noto con il titolo de Il Milione. La sua stesura del Milione è oggetto di critiche per le frequenti ed evidenti inserzioni sia di episodi moraleggianti sia di battaglie che si succedono una uguale all'altra, di evidente derivazione dalle sue "opere" precedenti (fonte Wikipedia).
Eppure la redazione di Rustichello nulla toglie alla capacità del Milione di trasmettere la realtà del viaggio di Marco Polo.