Dalla Francia a favore della parrocchia: un articolo di Jean-Marie Donegani
«Definire la parrocchia come un luogo riservato ai soli testimoni significa di fatto negare il suo ruolo e il suo compito di espressione del popolo di Dio (p.428)». Così afferma Jean-Marie Donegani, professore all’Institut Catholique di Parigi ed all’Institut d’Etudes Politiques (Jean-Marie Donegani, C’è un futuro per la parrocchia?, in La rivista del clero italiano 89 (2008), pp. 406-430).
È una voce che dalla Francia si leva a valorizzare il ruolo della parrocchia. Elaborando in ambito pastorale una distinzione elaborata dal Troeltsch, Donegani afferma che la parrocchia può essere concepita secondo una modalità comunitaria (preferiamo questo termine all’altro vocabolo “modalità settaria” utilizzato dall’articolo secondo le indicazioni del Troeltsch), oppure con una modalità di servizio (anche qui preferiamo questo termine rispetto a “modalità del servizio pubblico religioso”).
Sebbene l’apparenza deponga a favore della prima modalità –è divenuto quasi un luogo comune- Donegani difende la coessenzialità della seconda modalità, senza la quale la prima perderebbe il suo stesso significato: «Se restringiamo, a partire dalla logica comunitaria, la destinazione della parrocchia al solo livello dei cristiani più impegnati, è la cattolicità della Chiesa che non è più onorata» (p.425). Infatti, «non si entra dentro la Chiesa come dentro un’associazione, e la Chiesa non è, al contrario della setta, una comunità di persone dotate di un carisma personale, piuttosto la Chiesa è l’amministrazione di un carisma d’ufficio, di ministero» (p.425).
Le critiche che sono state rivolte negli ultimi decenni alla parrocchia – proprio in Francia, negli anni ’40 del secolo passato è iniziata la messa in questione della parrocchia- si sono incentrate sul suo legame con il periodo tridentino e sul rischio di muoversi su di “una logica di sportello” (pp.426-427).
Donegani invita a cogliere, invece, come la parrocchia stessa sia il luogo più adatto per la vita della Chiesa nel tempo presente, se ben compresa.
Innanzitutto, infatti, a livello ecclesiologico la parrocchia è il luogo più indicato per tradurre nella pastorale le intuizioni conciliari della Lumen Gentium, poiché la parrocchia consente di manifestare come «la Chiesa si sente unita con tutti coloro che non hanno ancora ricevuto il vangelo» (p.427) e come «tutti gli uomini di buona volontà sono ordinati al popolo di Dio del quale nessuno può tracciare i confini in modo estrinseco» (p.427) di modo che «definire la parrocchia come un luogo riservato ai soli testimoni significa di fatto negare il suo ruolo e il suo compito di espressione del popolo di Dio (p.428)».
In secondo luogo, da un punto di vista antropologico, proprio in un’epoca di individualismo, il compito della parrocchia è importante, perché «nessun significato attribuito dall’individuo alle sue scelte di valore è possibile, senza che queste stesse scelte siano convalidate da altri» (p.428).
Infine, sul piano pastorale, la scelta della parrocchia significa non un nuovo trionfalismo, ma piuttosto il fatto che «la sua prossimità e la sua visibilità sono dei segni della sua destinazione ad ogni passante; segni della sua vocazione a interessarsi di ogni uomo senza emettere giudizi anticipati sulla qualità del suo desiderio di Dio» (p. 428).
L’attenzione a questa disponibilità nei confronti di tutti non toglie l’importanza, altrettanto decisiva, da attribuire alla formazione di personalità cristiane mature: sono due obiettivi che vanno coltivati insieme.
Donegani, in sintesi, afferma: «Se la parrocchia ha perso la funzione primaria d’integrazione sociale che aveva una volta, essa deve ritrovare una nuova vocazione dentro un mondo pluralista ed individualista. Deve riuscire a essere sempre “Chiesa in un luogo per tutti e grazie a tutti”, malgrado la scomparsa del mondo rurale e della cristianità ad esso connessa. La parrocchia deve divenire il luogo di una ricerca di senso e di solidarietà per coloro che a essa si rivolgono, come per quelli che la guidano e la animano. E lo può fare assumendo insieme sia il ruolo di comunità confessante che di prestatrice di servizi. La parrocchia deve essere luogo di attestazione del Vangelo per tutti» (pp.423-424).
E conclude: «Occorrerebbe dunque, per superare l’opposizione apparente tra i due modelli di ecclesialità che ho descritto, dire che la parrocchia deve essere comunione, più che comunità. È così che può apparire come mistero di unità e proposta di una vita più grande per ogni uomo» (p.430).
Per un ulteriore approfondimento sull’evoluzione delle riflessioni in Francia sulla parrocchia, dalla sua decostruzione alla sua nuova valorizzazione, vedi su questo stesso sito l’articolo La parrocchia in Francia negli ultimi decenni. Uno specchio nel quale vedere più oggettivamente la realtà, i problemi e le potenzialità della parrocchia italiana: riflessioni sul volume di d.Luca Bressan, La parrocchia oggi
È una voce che dalla Francia si leva a valorizzare il ruolo della parrocchia. Elaborando in ambito pastorale una distinzione elaborata dal Troeltsch, Donegani afferma che la parrocchia può essere concepita secondo una modalità comunitaria (preferiamo questo termine all’altro vocabolo “modalità settaria” utilizzato dall’articolo secondo le indicazioni del Troeltsch), oppure con una modalità di servizio (anche qui preferiamo questo termine rispetto a “modalità del servizio pubblico religioso”).
Sebbene l’apparenza deponga a favore della prima modalità –è divenuto quasi un luogo comune- Donegani difende la coessenzialità della seconda modalità, senza la quale la prima perderebbe il suo stesso significato: «Se restringiamo, a partire dalla logica comunitaria, la destinazione della parrocchia al solo livello dei cristiani più impegnati, è la cattolicità della Chiesa che non è più onorata» (p.425). Infatti, «non si entra dentro la Chiesa come dentro un’associazione, e la Chiesa non è, al contrario della setta, una comunità di persone dotate di un carisma personale, piuttosto la Chiesa è l’amministrazione di un carisma d’ufficio, di ministero» (p.425).
Le critiche che sono state rivolte negli ultimi decenni alla parrocchia – proprio in Francia, negli anni ’40 del secolo passato è iniziata la messa in questione della parrocchia- si sono incentrate sul suo legame con il periodo tridentino e sul rischio di muoversi su di “una logica di sportello” (pp.426-427).
Donegani invita a cogliere, invece, come la parrocchia stessa sia il luogo più adatto per la vita della Chiesa nel tempo presente, se ben compresa.
Innanzitutto, infatti, a livello ecclesiologico la parrocchia è il luogo più indicato per tradurre nella pastorale le intuizioni conciliari della Lumen Gentium, poiché la parrocchia consente di manifestare come «la Chiesa si sente unita con tutti coloro che non hanno ancora ricevuto il vangelo» (p.427) e come «tutti gli uomini di buona volontà sono ordinati al popolo di Dio del quale nessuno può tracciare i confini in modo estrinseco» (p.427) di modo che «definire la parrocchia come un luogo riservato ai soli testimoni significa di fatto negare il suo ruolo e il suo compito di espressione del popolo di Dio (p.428)».
In secondo luogo, da un punto di vista antropologico, proprio in un’epoca di individualismo, il compito della parrocchia è importante, perché «nessun significato attribuito dall’individuo alle sue scelte di valore è possibile, senza che queste stesse scelte siano convalidate da altri» (p.428).
Infine, sul piano pastorale, la scelta della parrocchia significa non un nuovo trionfalismo, ma piuttosto il fatto che «la sua prossimità e la sua visibilità sono dei segni della sua destinazione ad ogni passante; segni della sua vocazione a interessarsi di ogni uomo senza emettere giudizi anticipati sulla qualità del suo desiderio di Dio» (p. 428).
L’attenzione a questa disponibilità nei confronti di tutti non toglie l’importanza, altrettanto decisiva, da attribuire alla formazione di personalità cristiane mature: sono due obiettivi che vanno coltivati insieme.
Donegani, in sintesi, afferma: «Se la parrocchia ha perso la funzione primaria d’integrazione sociale che aveva una volta, essa deve ritrovare una nuova vocazione dentro un mondo pluralista ed individualista. Deve riuscire a essere sempre “Chiesa in un luogo per tutti e grazie a tutti”, malgrado la scomparsa del mondo rurale e della cristianità ad esso connessa. La parrocchia deve divenire il luogo di una ricerca di senso e di solidarietà per coloro che a essa si rivolgono, come per quelli che la guidano e la animano. E lo può fare assumendo insieme sia il ruolo di comunità confessante che di prestatrice di servizi. La parrocchia deve essere luogo di attestazione del Vangelo per tutti» (pp.423-424).
E conclude: «Occorrerebbe dunque, per superare l’opposizione apparente tra i due modelli di ecclesialità che ho descritto, dire che la parrocchia deve essere comunione, più che comunità. È così che può apparire come mistero di unità e proposta di una vita più grande per ogni uomo» (p.430).
Per un ulteriore approfondimento sull’evoluzione delle riflessioni in Francia sulla parrocchia, dalla sua decostruzione alla sua nuova valorizzazione, vedi su questo stesso sito l’articolo La parrocchia in Francia negli ultimi decenni. Uno specchio nel quale vedere più oggettivamente la realtà, i problemi e le potenzialità della parrocchia italiana: riflessioni sul volume di d.Luca Bressan, La parrocchia oggi