Nascere al cielo: El entierro del Conde de
Orgaz (La sepoltura del Conte di Orgaz)
di Domenico Theotokopoulos, detto El Greco (tpfs*)
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La parrocchia di San Tommaso (Santo Tomé) in Toledo, antica città imperiale e, per questo, residenza del pittore di origine cretese El Greco, custodisce la straordinaria tela chiamata El entierro del Conde de Orgaz, una delle molte opere toledane del pittore.
La sepoltura del Conte di Orgaz esprime iconograficamente la fede cristiana nella morte come nascita al cielo della vita umana. Il pittore ha rappresentato questo passaggio, proprio come l'attraversamento di un "utero spirituale" per giungere al cospetto di Cristo, nella comunione di tutti i santi. Vediamo, al centro della tela, l'anima come un feto che viene introdotta e spinta in questo passaggio, per giungere in Paradiso.
La tradizione toledana che vuole che S.Stefano protomartire e S.Agostino siano apparsi al momento delle esequie del Signore di Orgaz, per accompagnare, insieme ai suoi cari, la sua sepoltura in terra, diviene motivo per esprimere in immagini la fede nella comunione dei santi che accompagna la vita ed il transito della Chiesa pellegrina in terra, perché giunga, infine, al cospetto di Dio e della Chiesa celeste. Un'unica Chiesa, composta dai credenti in terra e dai santi del cielo, si dispone, nell'opera su due piani. I viventi in terra che partecipano al funerale del Conte di Orgaz, nel registro inferiore della tela, ed i Santi che lo accolgono e lo presentano a Cristo in Paradiso, nel registro superiore, sono, in realtà, due parti di un unico popolo, di un'unica realtà.
Presentiamo on-line la traduzione italiana del dépliant curato dalla stessa parrocchia di San Tommaso in Toledo, per aiutare i visitatori a meglio apprezzare l'opera di El Greco. La traduzione è stata curata, per l'Areopago, da Emanuela Pichi.
Restiamo a disposizione per l'immediata rimozione, se la nostra messa a disposizione sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
L'Areopago
El entierro del Conde de Orgaz
Ci troviamo davanti ad una delle opere più impressionanti create dallo spirito umano di tutti i tempi, il capolavoro del pittore El Greco. Attraverso la via della bellezza siamo introdotti nella contemplazione della verità più profonda dell'uomo. Ieri e oggi, l'uomo vive attanagliato dal problema della morte, L'esistenza umana è angosciosa finché l'uomo non ottiene di trovare soluzione a questo problema.
Gesù Cristo, il Figlio eterno inviato da Dio Padre, è venuto nel mondo nascendo dalla Vergine Maria per salvarci dalla morte eterna, cioè, dalla separazione eterna da Dio alla quale conduce il peccato dell'uomo. E lo ha fatto morendo liberamente in offerta d'amore verso suo Padre e in solidarietà amorosa con tutti gli esseri umani, obbligati a morire. E più ancora, è resuscitato, cioè, ha vinto la morte inaugurando una vita gloriosa alla quale invita ogni uomo. In questo modo, Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, illumina il mistero dell'uomo e dona a lui soluzione al problema della morte, aprendo un orizzonte d'eternità che si prolunga oltre la storia.
La morte umana vissuta con Cristo è l'inizio della glorificazione, dell'esito finale. E mentre il cadavere viene posto nel sepolcro, l'anima sopravvive per sempre, perché è eterna, aspettando la resurrezione del suo corpo nell'ultimo giorno.
Il quadro rappresenta le due dimensioni della vita: in basso la morte, in alto il cielo, la vita felice con Dio.
El Greco divenne illustre plasmando in questa tela ciò che costituisce l'orizzonte cattolico davanti alla vita e davanti alla morte, illuminato da Gesù Cristo.
Nella parte inferiore, la sezione centrale è occupata dal cadavere del Signore di Orgaz (1), che sta per essere deposto con grande venerazione e rispetto nel suo sepolcro. Per una occasione così solenne, sono scesi i santi del cielo: il Vescovo S. Agostino (2), uno dei grandi padri della chiesa, e il Diacono S. Stefano (3), primo martire di Cristo.
Nella tradizione biblica il corpo viene sepolto, restituito alla terra da dove proviene, nell'attesa di essere trasfigurato nella resurrezione finale. E al corpo umano, anche quando è un cadavere privo dell'anima, si rendono tutti gli onori della persona, perché il corpo è l'espressione della persona. Il corpo umano, che il Figlio di Dio ha assunto per farsi uomo, non è il carcere dell'anima, ma la materia animata dallo spirito, la materia che sarà definitivamente trasformata nella resurrezione.
A questa sepoltura di una persona tanto nobile assistono anacronisticamente il parroco che commissionò il quadro (16) e che presiede alla esequie leggendo il rituale dei funerali, e alcuni chierici intorno a lui. Nella parte opposta, un frate francescano (7), uno agostiniano (6) e un frate domenicano o trinitario (8). Nella fila centrale una serie di personaggi contemporanei del Greco, e lo stesso El Greco (4), che ci guarda di fronte, invitandoci ad entrare nel mistero ammirabile che contemplano i nostri occhi, come ci esorta il bambino (il figlio del Greco) (9) indicando con il suo dito il personaggio centrale.
Tra il cielo e la terra, il vincolo di unione è l'anima immortale del Signore di Orgaz (29), raffigurata come un feto che è portato al cielo dalle mani di un angelo, attraverso una specie di utero materno che lo darà alla luce alla vita eterna del cielo. La morte appare così come un parto, come una nascita alla luce eterna nella quale vivono i santi. Transito doloroso, ma pieno di speranza.
Nella parte superiore, il pittore descrive il cielo. Come figura centrale appare Gesù Cristo (23) glorioso, luminoso, vestito di bianco, in trono come giudice dei vivi e dei morti. E' il Signore della vita e della storia. In Lui, Dio ha rivelato pienamente e definitivamente se stesso agli uomini. A Lui ha dato il potere di giudicarci, e lo fa con misericordia, come dimostra il suo volto sereno e la sua mano destra che invia l'apostolo Pietro (25), capo della sua Chiesa, ad aprire le porte del cielo all'anima del defunto.
La Madre di Gesù, la Vergine Maria (24), accoglie maternamente l'anima che giunge fino al cielo, luogo dei beati. Maria è colei che intercede presso suo Figlio ed è madre di tutti gli uomini. In questa nascita alla vita eterna, Dio ha affidato a Maria il compito di madre. Lei è per noi il volto materno di Dio.
A destra appare il gruppo dei santi che vivono nella felicità eterna uniti a Gesù Cristo, che li ha redenti. Sono una moltitudine immensa, che guardano estasiati e adoranti Gesù Cristo il Signore. In primo piano Giovanni Battista (22), il più grande nato da donna. Vicino a lui gli altri due martiri decapitati: l'apostolo Paolo (21?), intrepido evangelizzatore dei gentili e l'apostolo Giacomo il Maggiore (12), patrono di Spagna. In seconda fila appare S.Tommaso (15), patrono di questa Parrocchia. Gli apostoli sono le colonne della Chiesa. Tra gli altri personaggi si scorge anche il re Filippo II (20).
Sono attratti alla contemplazione della scena i personaggi principali dell'Antico Testamento: il re Davide (26) con la sua arpa, Mosè (27) con le tavole della legge, Noè (28) con l'arca da lui costruita. Nel lato opposto, i personaggi sembrano essere quelli che godono, dalle origini, della devozione popolare cristiana, come, per esempio, S.Maria Maddalena (18), peccatrice convertita dalla predicazione di Gesù e S.Sebastiano (17), martire cristiano delle persecuzioni romane.
L'insieme del quadro invita alla contemplazione di un mistero che ci è donato, di una verità che ci viene comunicata: l'uomo è nato per la vita. L'uomo non è un essere per la morte e, anche quando deve oltrepassare la soglia della morte, non lo fa da solo, ma uniti a lui per aiutarlo ci sono Gesù Cristo, redentore degli uomini, sua Madre santissima, che è anche nostra madre, e tutti i santi del cielo, nostri fratelli maggiori. Siamo membri della famiglia dei santi, affinchè viviamo santamente il nostro cammino in questa vita.
El Greco ha voluto trasmetterci in questo capolavoro un messaggio di speranza, la speranza che scaturisce dalla buona notizia di Gesù Cristo, Signore della vita e della storia.
Scheda tecnica
Dimensioni: 4,80 x 3,60 m. Olio su tela
Traduzione della firma: "Domenico Theotokopoulos, lo realizzò 1578" Cronologia: 1586-88
Se il nome del Greco è legato in modo indissolubile alla città di Toledo, permane anche unito nella memoria collettiva alla Parrocchia di S.Tommaso attraverso il suo capolavoro "La sepoltura del Signore di Orgaz".
Don Gonzalo Ruiz di Toledo fu un pio nobile del XIV secolo, che volle lasciare testimonianza della sua fede in molti modi diversi. Tra questi si trovano alcune disposizioni testamentarie a favore della Parrocchia di S. Tommaso Apostolo, luogo scelto per il suo riposo eterno. I lasciti che dovevano eseguire gli abitanti di Orgaz consistevano nella donazione agli amministratori della chiesa di 2 montoni, 16 galline, 2 otri di vino, 2 carichi di legna e 800 maravedi per il sostentamento dei sacerdoti e per le necessità dei poveri. Nel 1564 il parroco D. Andrés Nuñez Madrid davanti alla trascuratezza degli esecutori testamentari nel compimento del mandato del loro antico Signore, reclamò legalmente il dovuto. La Cancelleria di Valladolid emanò un atto esecutorio nel 1569 obbligando gli abitanti di Orgaz a corrispondere alla Parrocchia di S.Tommaso le quantità stabilite. Il successo nella causa portò il parroco a commissionare un epitaffio commemorativo in latino che realizzò Alvar Gomez de Castro. In questa iscrizione si citava anche il racconto del prodigioso evento accaduto durante la sepoltura di D. Gonzalo. Esisteva in Toledo un'antica tradizione, che raccontava come nel 1327, quando i suoi resti furono traslati dal convento dei frati agostiniani alla Parrocchia di S. Tommaso, avessero partecipato alla deposizione del corpo nel sepolcro S. Agostino e S. Stefano, mentre coloro che assistevano ammirati ascoltavano una voce che diceva: "Questo è il premio che riceve chi serve Dio e i suoi santi". Il miracolo fu ufficialmente riconosciuto nel 1583, e il parroco D. Andres volle lasciare una testimonianza imperitura commissionando una tela che presiedesse la cappella del signore di Orgaz appena risistemata.
Per questo scopo si servì del miglior pittore che in quel tempo viveva in città: Domenico Teotokopoulos, più conosciuto dai suoi concittadini con il soprannome di El Greco.
Il pittore nacque a Candia, capitale dell'isola di Creta, nel 1541. La sua formazione avvenne nella sua terra e nella città di Venezia, dove frequentò gli studi del Tintoretto, dei Bassano e del Veronese, artisti dei quali si apprezzano le notevoli influenze nella sua opera posteriore.
Nel 1570 già viveva a Roma dove poté ammirare il lavoro di Michelangelo, che di certo non apprezzò, e qui entrò nel circolo intellettuale dei Farnese, per i quali realizzò alcune opere come "El Soplòn" (Ragazzo che accende una candela, Museo di Capodimonte, Napoli) e "Il miracolo del cieco nato" (Museo di Dresda). In questo ambiente conobbe D. Luis de Castilla, che gli assicurò l'incarico delle pale della chiesa di Santo Domingo el Antiguo, che suo padre D. Diego aveva modificato per trasformarla in panteon familiare. E' probabile che nel 1576 già si trovasse nella Città Imperiale, Toledo, occupato in questo incarico per i Castilla ed anche nella realizzazione dell' "Expolio" (Cristo spogliato delle vesti) per la sagrestia della cattedrale. Il suo incontro con Filippo II e con l'Escorial non raggiunse gli effetti desiderati a causa dei differenti criteri iconografici dell'artista e del sovrano. Nonostante ciò, fu splendidamente pagato in riconoscimento del suo valore.
Dopo questo contrasto, El Greco si stabilì a Toledo e si adoperò per farsi una clientela, per la quale realizzerà splendide opere, seguendo i criteri della Controriforma Cattolica, indicati specialmente nel Concilio di Trento. Negli anni in cui si commissiona la nostra tela, l'artista viveva nella casa del Marchese di Villena, e pertanto era parrocchiano di questa stessa chiesa. Il 15 marzo del 1586 si firmava un accordo tra il parroco e l'artista nel quale si fissava in modo preciso l'iconografia della parte inferiore della tela. Il pagamento si sarebbe effettuato dopo una valutazione, dovendo la pittura essere terminata per il Natale del medesimo anno. Il lavoro si protrasse per un tempo più lungo, fu consegnato nella primavera del 1588. Fu valutato da Luis de Velasco e Hernando de Nunciva in 1.200 ducati, quantità che sembrò eccessiva al parroco comparata con i 318 dell' "Expolio" della Cattedrale o con gli 800 del "San Maurizio" dell'Escorial. Non giungendo ad un accordo dovette intervenire il Consiglio Arciepiscopale e, dopo varie valutazioni, si determinò di pagare il valore della prima stima.
La straordinaria opera artistica riflette il meglio della produzione dell'artista cretese, essendo un'opera paradigmatica nella evoluzione dell'arte spagnola tanto per la materia artistica come per il contenuto spirituale. Si raggiunge in essa una delle vette della pittura rinascimentale, superando alcune delle limitazioni di spazio e di prospettiva alle quali era sottomessa la produzione anteriore. Dopo questo lavoro, El Greco elaborò un'intensa produzione dalla quale emergono le sue serie su S.Pietro, S.Francesco o S.Domenico Penitente, o le sue Crocifissioni con sfondi plumbei nei quali si visualizza il profilo della città. Ritrasse anche cavalieri, intellettuali e chierici, amici e sconosciuti, riflettendo con i suoi pennelli differenti aspetti della Toledo della fine del XVI secolo. Il suo stile si andò definendo con il passare degli anni come una proposta originale e intensa che darà opere singolarissime, nelle quali molti hanno riconosciuto prospettive e modelli assolutamente non usuali. Fino alla sua morte, il 7 aprile del 1614, continuerà a lavorare a grandi complessi come il Collegio di Doña Maria di Aragona (Madrid), o l'Ospedale della Carità di Illescas, e a piccole opere al servizio dei suoi fedeli clienti abituali.
Nel 1975, dopo un coscienzioso studio scientifico, il quadro fu sottoposto ad un pregevole restauro da parte del I.C.R.O.A. Inoltre, insieme a questo processo, fu tolto dalla sua collocazione originale e disposto nel luogo dove ora si può ammirare, dentro la stessa cappella nella quale è sepolto il Signore di Orgaz nell'attesa della resurrezione del suo corpo nell'ultimo giorno della storia dell'umanità.
I personaggi del quadro:
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