Riprendiamo sul nostro sito l'articolo che don Andrea Lonardo ha scritto il 15/4/2008 per la rubrica In cammino verso Gesù (la rubrica pubblica ogni due settimane un breve articolo di approfondimento sul Gesù storico e la rilevanza del suo vangelo) del sito Romasette di Avvenire
Il Centro culturale Gli scritti (17/4/2008)
144mila (Ap 7, 4). Solo le letture fondamentaliste della Scrittura prendono alla lettera questa indicazione
numerica che è, invece, come tutte le altre cifre dell’Apocalisse da leggere evidentemente in
maniera simbolica. Con il 144, multiplo di 12, l’ultimo scritto del Nuovo Testamento allude chiaramente a
tutto il popolo di Dio. I versetti successivi indicano, infatti, le dodici tribù d’Israele,
perché quel popolo si radica nella discendenza di Giacobbe.
Ma la prima tribù ricordata nell’elenco apocalittico non è quella del primogenito di
Giacobbe, Ruben, bensì quella di Giuda, dalla quale è venuto il Cristo. Il testo sottolinea anche
che tutti i centoquarantaquattromila sono segnati con il nome dell’Agnello. Quel numero vuole
così indicare tutti i cristiani, tutti coloro che si gloriano del nome di Cristo. Alle Dodici
tribù si aggiungono così i Dodici Apostoli ed il tutto viene moltiplicato per 1000 ad indicare il
tempo dell’intera vita della chiesa (12x12x1000).
Non un numero chiuso, allora, come se il centoquarantaquattromila e uno fosse da escludere dalla lista dei
salvati, quanto piuttosto il numero sempre aperto di coloro che si uniscono ai discepoli del Signore entrando
alla sequela dell’Agnello.
La bestia, al contrario, è contrassegnata dal numero seicentosessantasei. Anche qui è
assolutamente da escludere una interpretazione letterale di questa cifra, con tutte le ridicole ipotesi
contemporanee che la cercano tale e quale qui o là. Il numero dimezzato (6 è la metà di 12)
indica simbolicamente una quantità che è fallimentare. Il numero dice la pochezza della
bestia. I suoi adoratori dicono: “Chi è come la bestia?”, ma Giovanni, istruito dal Cristo, sa
che quella potenza è solo apparente. Ap 13, 18 aggiunge: “Essa rappresenta un nome
d’uomo!”. E l’uomo è niente al cospetto di Dio; come si è destato così
scomparirà, perché solo Dio è colui che è, che era e che viene.
Così i settenari non indicano il numero delle volte, ma la totalità. Ci saranno sette trombe e
sette coppe per invitare i peccatori alla conversione; Dio, cioè, offrirà ogni possibilità
di conversione prima del giudizio. Non è una sequenza cronologica nella quale conta il settimo elemento,
ma una totalità che attraverso i sette elementi dice la completezza. Così con sette sigilli
è sigillato il rotolo che appare al capitolo quinto; esso, cioè, è sigillato in maniera
invincibile, nessuna creatura in cielo ed in terra è in grado di aprirlo.
In quel rotolo è simbolicamente celato il significato della storia. A cosa serve vivere?
Perché le generazioni si susseguono sulla terra? Perché i genitori danno vita a figli che moriranno
a loro volta? Perché si nasce? Perché la persecuzione sembra spegnere la gioia della fede? Il
regista svedese, recentemente scomparso, Ingmar Bergman, in uno dei capolavori della storia del cinema,
Il settimo sigillo, ha colto precisamente questa domanda sul senso della vita che
l’Apocalisse porta con sé, nel volto dell’anziano cavaliere che tornato dalle crociate, gioca
a scacchi la sua partita con la morte, guadagnando tempo per capire la vita e cosa si debba fare di essa.
Giovanni scoppia in un pianto dirotto dinanzi a questo mistero incomprensibile
(“piangevo molto”, Ap 5,4), ma uno dei vegliardi gli annuncia che
“il leone di Giuda”, l’ “agnello immolato, ma ora ritto
in piedi” ha vinto. Solo il Cristo risorto, colui che si è lasciato
condurre come agnello, portando su di sé il peccato del mondo, apre infine
quel libro e tutto si colora di senso e di speranza. Ruperto di Deutz, nel XII
secolo, insisteva su questo scambio tra il leone promesso e l’agnello
donato, ad indicare la peculiarità della redenzione del Cristo.
Queste brevi note sono ispirate ad una straordinaria sintesi esegetica, appena apparsa in libreria, alla quale
rimandiamo per ogni ulteriore approfondimento: Gli splendori di Patmos. Commento breve
all’Apocalisse, di Giancarlo Biguzzi, edito dalle Paoline. Così scrive l’autore:
«Per Giovanni l’agire di Dio e del Cristo sono esprimibili con i numeri. L’arma dei loro
avversari è il caos: l’arma di Dio e del Cristo è l’ordine dei numeri, e i
numeri sono come la rete in cui le forze sataniche sono chiuse da ogni lato, catturate e vinte».
L’Apocalisse, insomma, è un libro di speranza, che invita a non avere paura di colui che si oppone
al Cristo. Anche se l’ultimo scritto del Nuovo Testamento non utilizza mai la parola
“anti-Cristo”, termine che è stato coniato dall’autore delle lettere di Giovanni
poiché solo dopo la venuta del Cristo emerge colui che gli si oppone, è evidente anche qui che il
male nella sua forma più radicale non consiste tanto nelle guerre, nei terremoti, nelle malattie o nelle
carestie, quanto nell’opposizione all’Agnello ed ai suoi discepoli, perché solo il
Cristo ha la forza di sconfiggere il male ed una vittoria su di lui sarebbe il trionfo del male.
L’Apocalisse testimonia, però, proprio l’invincibilità dell’Agnello,
invitando i credenti alla fiducia dinanzi alle prove, perché Babilonia scomparirà e la nuova
Gerusalemme come sposa scenderà dal cielo. Non è superfluo sottolineare allora che
l’Apocalisse è semplicemente un libro cristiano, che illumina tutta la storia umana della radiosa
luce della Pasqua.
Un altro grandissimo regista del secolo scorso, il russo Andrej Tarkovski, ne scrisse:
«L’Apocalisse è forse la più grande creazione poetica che sia mai esistita sulla terra.
È un racconto del nostro destino. È sbagliato pensare che contenga solo l’idea della
punizione. La cosa più importante che essa custodisce è la speranza».
Per l’iconografia dell’Apocalisse nell’arte, vedi l’articolo
on-line di Andrea Lonardo, Apocalisse,
l'ultima parola della Bibbia: la sconfitta del male. Concordanze fra il testo
biblico e gli affreschi della cripta della cattedrale di Anagni.
Per altri articoli e studi di d.Andrea Lonardo o sul libro dell'Apocalisse presenti su questo sito, vedi la pagina Sacra Scrittura (Antico e Nuovo Testamento) nella sezione Percorsi tematici