Mettiamo a disposizione on-line sul nostro sito la Nota dell’archeologo Giorgio Filippi presentata
      l’11 dicembre 2006, in occasione della Conferenza stampa tenutasi presso la Sala Stampa Vaticana per la
      presentazione dei lavori che hanno riportato alla luce il sarcofago di San Paolo nella basilica di San Paolo
      apostolo fuori le Mura. Il dott.Giorgio Filippi è stato il direttore degli scavi della basilica. Di lui si
      possono vedere l’articolo G.Filippi, La Tomba di San Paolo e le fasi della basilica tra il IV e VII secolo.
      Primi risultati di indagini archeologiche e ricerche d'archivio, in Bollettino dei monumenti, musei e gallerie
      pontificie 24 (2004), pp. 187-224 e, precedentemente agli scavi stessi, G.Filippi, La basilica di San Paolo Fuori
      le Mura, in Pietro e Paolo. La storia, il culto, la memoria nei primi secoli, a cura di A. Donati, Roma 2000, pp.
      59-62 e G.Filippi (a cura di), Indice della raccolta epigrafica di San Paolo fuori le mura. Inscriptiones Sanctae
      Sedis, vol. 3, Editore Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, Città del Vaticano, 1998.
      Il testo è tratto dal sito della Santa Sede. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di
      facilitare la lettura on-line.
    
Il Centro culturale Gli scritti (28/5/2008)
      La basilica sorge sul sepolcro dell’Apostolo nella via Ostiense, ove alla fine del II secolo il presbitero
      romano Gaio, nella citazione di Eusebio, segnalava l’esistenza del tropaion eretto
      a testimonianza del martirio di Paolo. Nel luogo si avvicendarono, nel corso del IV secolo, due edifici,
      quello "costantiniano" e quello "dei tre imperatori", legati al pellegrinaggio devozionale alla tomba
      dell’Apostolo e utilizzati per scopi cimiteriali e liturgici.
      
      L’unica documentazione riferibile alla situazione archeologica del monumento consiste in pochi disegni e
      schizzi con misure, di interpretazione talvolta enigmatica, redatti dagli architetti Virginio Vespignani
      (1808-1882) e Paolo Belloni (1815-1889), dopo l’incendio del 1823, durante gli scavi per la nuova
      confessione (1838) e la posa delle fondamenta del baldacchino di Pio IX (1850). I resti archeologici allora
      rinvenuti non furono più visibili successivamente perché in parte distrutti e in parte obliterati
      dall’attuale Confessione.
      
      Che la Basilica di S. Paolo fosse sorta sulla tomba dell’Apostolo è un dato incontrovertibile
      nella tradizione storica, mentre l’identificazione del sepolcro originario è una questione
      rimasta aperta. La Cronaca del Monastero parla di un grande sarcofago marmoreo rinvenuto durante i lavori di
      ricostruzione della basilica dopo l’incendio del 1823, nell’area della Confessione, sotto le due
      lastre iscritte PAVLO APOSTOLO MART[YRI], di cui però non esiste traccia nella documentazione di
      scavo, a differenza degli altri sarcofagi che furono scoperti e rilevati nella stessa occasione, tra cui il
      famoso "dogmatico" oggi conservato nei Musei Vaticani.
      
      Le indagini archeologiche nell’area tradizionalmente considerata il luogo di sepoltura
      dell’Apostolo, iniziate nel 2002 e terminate il 22 settembre 2006, hanno permesso di riportare alla
      luce un importante contesto stratificato, formato dall’abside della basilica costantiniana, inglobata nel
      transetto dell’edificio dei Tre Imperatori: sul pavimento di quest’ultimo, sotto l’altare
      papale, è stato riscoperto quel grande sarcofago del quale si erano perse le tracce e che veniva
      considerato fin dall’epoca teodosiana la Tomba di S. Paolo.
      
      Tali esplorazioni avevano il fine di verificare la consistenza e lo stato di conservazione dei resti della
      basilica costantiniana e teodosiana sopravvissuti alla ricostruzione dopo l’incendio e di proporne la
      valorizzazione a fini devozionali. Dal 2 maggio al 17 novembre di quest’anno si è ultimato,
      nell’area della Confessione, il Progetto di accessibilità alla Tomba di S. Paolo. Dopo aver smontato
      l’Altare di S. Timoteo si è scavata l’area sottostante per riportare alla luce,
      sull’intera superficie di circa 5 mq, l’abside della basilica costantiniana. Per raggiungere i
      resti del IV secolo si è scavato materialmente dentro il nucleo murario della moderna platea di fondazione
      che aderisce perfettamente alle strutture antiche, sia in fondazione che in elevato, fino a raggiungere il punto
      di distacco tra la parte antica e quella moderna rilevabile dal differente colore della malta, rosata quella del
      XIX secolo e grigia quella del IV secolo.
      
      Poiché la quota del transetto dei Tre Imperatori, sul quale giace il sarcofago di S. Paolo, è
      più alta rispetto al piano dell’attuale Confessione, è evidente che qui il piano è
      stato demolito in occasione dei lavori del XIX secolo. Il massetto invece si conserva, resecato a forma di
      gradino, dietro l’altare di Timoteo, dove è strutturalmente incorporato nel muro moderno che
      delimita il lato est della Confessione. Al momento dei lavori del XIX secolo, poiché la cresta
      dell’abside presentava probabilmente alcune parti instabili, queste furono rimosse avendo prodotto
      l’effetto di un gradino nell’emplecton, di circa 10 cm. di altezza e pari a due file di
      mattoni, che inizia sul bordo interno dell’abside della quale ricalca l’andamento curvilineo. Sulla
      fronte del gradino si vedono le impronte lasciate nell’opera cementizia dai mattoni da cortina rimossi.
      
      Per raggiungere la quota pavimentale costantiniana si è rimossa la metà sud del settore absidale.
      Nello scavo non si sono rinvenuti altri reperti archeologici se non resti di murature. Per aumentare la visuale
      sul sarcofago di S. Paolo si è allargato fino a m. 0,70 il vano attraverso la muratura del XIX secolo
      già aperto durante i lavori del 2002-2003. È stato possibile rilevare le dimensioni del sarcofago:
      cassa lunga circa m. 2,55, larga circa m. 1,25 e alta m. 0,97; coperchio alto circa m. 0,30 e spesso nel bordo
      anteriore m. 0,12. La porzione dell’abside scoperta costituisce l’unica testimonianza visibile
      della Basilica attribuita comunemente a Costantino.
      
      Rimane aperto il problema topografico del rapporto tra la basilica e il pavimento stradale rinvenuto nel
      1850 immediatamente ad ovest dell’abside costantiniana. Il Belloni vi riconobbe l’antica via
      Ostiense, che sarebbe stata trasferita nella sede attuale per ordine dei Tre Imperatori, ma non rilevò la
      quota di quel selciato. A questo riguardo risulta di particolare interesse la scoperta, all’interno
      dell’abside costantiniana, di alcuni grandi blocchi di basalto reimpiegati come materiale da costruzione
      nelle fondazioni della basilica dei Tre Imperatori.
      
      Per quanto riguarda la pianta della basilica costantiniana, poiché non abbiamo altri elementi al di fuori
      delle nuove misurazioni dell’abside, è prematuro fare nuove ipotesi, salvo che confermare le
      modeste dimensioni dell’edificio. Il piano di cocciopisto scoperto sopra la quota di rasura
      dell’abside costantiniana corrisponde al transetto dei Tre Imperatori (390 d.C.) sul quale poggia il grande
      sarcofago che segnalava la Tomba dell’Apostolo all’epoca della costruzione della nuova grande
      basilica, ed era delimitato da un podio presbiteriale monumentale, come lascerebbe supporre la poderosa platea di
      fondazione spessa m. 1,66, che grava direttamente sul pavimento dell’abside costantiniana. Non è
      escluso che all’interno di tale fondazione possano esservi i resti del tropaion eretto sulla tomba
      dell’Apostolo Paolo.
      
      Si può ritenere che tra il 1838 e il 1840 nell’area della Confessione sia stato rimosso o
      demolito tutto ciò che poggiava sul pavimento dei Tre Imperatori. Per gettare le fondazioni del nuovo
      presbiterio e dell’altare papale fu persino spostato il sarcofago di S. Paolo. Nell’area indagata non
      sono stati finora rinvenuti, tra il livello pavimentale del 390 e la fondazione del 1840 resti di strutture
      riferibili ad altre epoche.