Mettiamo a disposizione on-line anche sul nostro sito le parole del discorso di
Benedetto XVI alla comunità dell’Almo Collegio Capranica, tenuto nella Sala del Concistoro,
venerdì 19 gennaio 2007, che riguardano la storia del Collegio.
Il sito ufficiale dell’Almo Collegio Capranica è www.almocollegiocapranica.it
Per l’iconografia della Madonna con il Bambino nella Cappella Maggiore
del Collegio vedi, su questo stesso sito, l’articolo La
rappresentazione della sessualità di Cristo nell’arte: per comprendere
appieno il significato della teologia rinascimentale. Appunti da
un volume di Leo Steinberg
Il Centro culturale Gli scritti (6/6/2007)
Sono trascorsi infatti 550 anni da quel 5 gennaio 1457,
quando il Cardinale Domenico Capranica, Arcivescovo di Fermo, fondò il
Collegio che da lui prese nome, destinando ad esso tutti i suoi beni e il suo
palazzo presso Santa Maria in Aquiro, perché potesse accogliere giovani
studenti chiamati al sacerdozio. La nascente istituzione era la prima nel suo
genere a Roma; inizialmente riservata ai giovani romani e fermani, estese in
seguito l’ospitalità ad alunni di altre regioni italiane e di diverse
nazionalità. Il Cardinale Capranica morì meno di due anni dopo,
ma la sua fondazione aveva ormai iniziato il suo cammino, che è proseguito
fino ad oggi, subendo soltanto un decennio di chiusura dal 1798 al 1807, durante
la cosiddetta Repubblica Romana. Due Papi furono alunni del Capranica: per
quasi quattro anni il Papa Benedetto XV, che giustamente voi considerate
“Parens alter” per lo speciale affetto che sempre nutrì per
la vostra casa, e poi, per un periodo più breve, il Servo di Dio Pio
XII. Al vostro Collegio hanno sempre mostrato la loro benevolenza i miei
venerati Predecessori, alcuni dei quali sono venuti a visitarvi in particolari
circostanze.
Anche l’odierno nostro incontro si svolge, oltre che nel ricordo di sant’Agnese,
nel contesto di un significativo anniversario della vostra istituzione. In
questa prospettiva storica e spirituale è utile domandarsi quali motivazioni
abbiano spinto il Cardinale Capranica a fondare questa provvida opera, e
quale valore esse conservino per voi, oggi. Occorre innanzitutto ricordare che
il fondatore aveva avuto esperienza diretta dei collegi delle Università
di Padova e di Bologna, dove era stato studente, nonché di quelli di
Siena, Firenze e Perugia. Si trattava di istituzioni sorte per ospitare
giovani versati negli studi e non appartenenti a famiglie facoltose.
Mutuando alcuni elementi da tali modelli, ne ideò uno che fosse esclusivamente
destinato alla formazione dei futuri sacerdoti, con attenzione preferenziale
per i candidati meno abbienti. In questo modo precorse di oltre un secolo l’istituzione
dei “seminari” attuata dal Concilio di Trento. Ma non abbiamo
ancora messo a fuoco la motivazione di fondo della provvida iniziativa: essa
consiste nella convinzione che la qualità del clero dipende dalla serietà
della sua formazione. Ora, ai tempi del Cardinale Capranica, mancava un’accurata
selezione degli aspiranti ai sacri Ordini: talvolta essi venivano esaminati
sulla letteratura e sul canto, ma non sulla teologia, sulla morale e sul diritto
canonico, con immaginabili ripercussioni negative sulla Comunità ecclesiale.
Ecco perché, nelle Costituzioni del suo Collegio, il Cardinale impose
agli studenti di teologia l’accostamento ai migliori autori, specialmente
a Tommaso d’Aquino; a quelli di diritto la dottrina del Papa Innocenzo
III, e per tutti l’etica aristotelica. Non accontentandosi poi delle
lezioni dello Studium Urbis, egli assicurò ripetizioni supplementari
fornite da specialisti direttamente all’interno del Collegio. Questa
impostazione degli studi era inserita in un quadro di formazione integrale,
incentrata sulla dimensione spirituale, che aveva come pilastri i Sacramenti
dell’Eucaristia – quotidiana – e della Penitenza – almeno
mensile – ed era sostenuta dalle pratiche di pietà prescritte o
suggerite dalla Chiesa. Grande importanza aveva anche l’educazione
caritativa, sia nella vita fraterna ordinaria che nell’assistenza ai malati;
come pure quella che oggi chiamiamo “esperienza pastorale”. Era
previsto infatti che nei giorni festivi gli alunni svolgessero servizio in Cattedrale
o nelle altre chiese del luogo. Un valido apporto formativo lo dava infine lo
stesso stile comunitario, caratterizzato da forte compartecipazione nelle decisioni
riguardanti la vita del Collegio.
Troviamo qui la medesima scelta di fondo che in seguito avranno i Seminari
diocesani, naturalmente con un più compiuto senso dell’appartenenza
alla Chiesa particolare, la scelta cioè di una seria formazione umana,
culturale e spirituale, aperta alle esigenze proprie dei tempi e dei luoghi.