Le prospettive personali o ideologiche non debbono prevalere nella catechesi: essa deve invece fondarsi sulla rivelazione (da Giovanni Paolo II)
da Giovanni Paolo II, Esort. apost. Catechesi tradendae, 52
La prima questione di ordine generale, che si presenta, concerne il rischio e la tentazione di mescolare indebitamente all'insegnamento catechetico prospettive ideologiche, scoperte o larvate, soprattutto di natura politico-sociale, o opzioni politiche personali. Allorché tali prospettive prevalgono sul messaggio centrale che si deve trasmettere, fino a oscurarlo e a renderlo secondario, anzi fino a subordinarlo ai propri fini, la catechesi viene snaturata sin nelle sue radici. Il sinodo ha giustamente insistito sulla necessità, per la catechesi, di tenersi al di sopra di tendenze unilaterali divergenti - di evitare «dicotomie» - anche sul terreno delle interpretazioni teologiche date a simili questioni. E' sulla rivelazione che la catechesi cercherà di regolarsi: la rivelazione quale la trasmette il magistero universale della chiesa, nella sua forma solenne o ordinaria. Questa rivelazione è quella di un Dio creatore e redentore, il cui Figlio, venuto tra gli uomini nella loro carne, entra non solamente nella storia personale di ciascun uomo, ma nella stessa storia umana, della quale egli diventa il centro. Questa rivelazione è, dunque, quella del cambiamento radicale dell'uomo e dell'universo, di tutto ciò che costituisce il tessuto dell'esistenza umana, sotto l'influsso della buona novella di Gesù Cristo. Una catechesi così concepita oltrepassa ogni moralismo formalista, benché includa una vera morale cristiana. Essa oltrepassa, soprattutto, ogni «messianismo» temporale, sociale e politico. Essa cerca di raggiungere l'uomo nel profondo.