Domenica (da J. Ratzinger-Benedetto XVI)
da J. Ratzinger-Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione, LEV, Città del Vaticano, 2011, pp. 161-162
Poiché il dono di Gesù è essenzialmente un dono radicato nella resurrezione, la celebrazione del Sacramento doveva necessariamente essere collegata con la memoria della risurrezione. Il primo incontro con il Risorto era avvenuto il mattino del primo giorno della settimana – del terzo giorno dopo la morte di Gesù – quindi la domenica mattina. Con ciò il mattino del primo giorno diventava spontaneamente il momento del culto cristiano, la domenica il «Giorno del Signore».
Questa determinazione cronologica della liturgia cristiana, che allo stesso tempo definisce la sua intima natura e la sua forma, è avvenuta ben presto. Così il rapporto di un testimone oculare in Atti 20,6-11 ci racconta del viaggio di san Paolo e dei suoi compagni verso Troade e dice: «Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane...» (20,7). Questo significa che già nel periodo degli apostoli lo «spezzare il pane» era stato fissato per il mattino del giorno della risurrezione – l’Eucaristia veniva celebrata come incontro con il Risorto.
In questo contesto sta anche la disposizione di Paolo di effettuare la colletta per Gerusalemme sempre il «primo giorno della settimana» (cfr 1 Cor 16,2). È vero che lì non si parla della Celebrazione eucaristica, ma ovviamente la domenica è il giorno dell’assemblea della comunità di Corinto e con ciò evidentemente anche il giorno del loro culto. Infine troviamo in Apocalisse 1,10 per la prima volta l’espressione «Giorno del Signore» per qualificare la domenica. La nuova articolazione cristiana della settimana è modellata in modo chiaro. Il giorno della resurrezione è il Giorno del Signore e con ciò anche il giorno dei suoi discepoli, della Chiesa. Alla fine del primo secolo, la tradizione è ormai chiaramente fissata, quando ad esempio la DidachÄ“ (ca. 100) con ogni ovvietà dice: «Nel Giorno del Signore radunatevi, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver prima confessato i peccati» (14,1). Per Ignazio d’Antiochia († ca. 110), la vita «secondo il Giorno del Signore» è ormai la caratteristica distintiva dei cristiani di fronte a coloro che celebrano il Sabato (Ad Magn. 9,1).