La novità dell'escatologia di Gesù è la sua persona! (da J. Ratzinger-Benedetto XVI)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 15 /04 /2012 - 14:18 pm | Permalink | Homepage
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da J. Ratzinger-Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione, LEV, Città del Vaticano, 2011, pp. 62-63; 64

Dobbiamo tuttavia far attenzione a ciò che costituisce la novità: il futuro Figlio dell'uomo, di cui Daniele, (cfr 7,13s) aveva parlato senza potergli dare caratteristiche personali, è ora identico con il Figlio dell'uomo che adesso sta parlando ai discepoli. Le antiche parole apocalittiche ottengono un centro personalistico: nel loro centro entra la persona stessa di Gesù, che connette intimamente il presente vissuto con il futuro misterioso. Il vero «avvenimento» è la persona in cui, nonostante il passare del tempo, resta realmente il presente. In questa persona l'avvenire è ora presente. Il futuro, in fin dei conti, non ci porrà in una situazione diversa da quella che nell'incontro con Gesù è già realizzata.

Così, mediante il centrare le immagini cosmiche in una persona, in una persona attualmente presente e conosciuta, il contesto cosmico diventa secondario e anche la questione cronologica perde di importanza: la persona «è» nello svolgimento delle cose fisicamente misurabili, ha un suo «tempo» proprio, «rimane».

Questa relativizzazione dell'elemento cosmico, o meglio: la sua centratura nella sfera personale, si mostra con particolare chiarezza nella parola finale della parte apocalittica: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31). La parola, quasi un nulla a confronto col potere enorme dell'immenso cosmo materiale, un soffio del momento nella grandezza silenziosa dell'universo - la parola è più reale e più durevole che l'intero mondo materiale. È la realtà vera ed affidabile: il terreno solido sul quale possiamo appoggiarci e che regge anche nell'oscurarsi del sole e nel crollo del firmamento. Gli elementi cosmici passano; la parola di Gesù è il vero «firmamento», sotto il quale l'uomo può stare e restare. [...]

Le parole apocalittiche di Gesù non hanno nulla a che fare con la chiaroveggenza. Esse vogliono proprio distoglierci dalla curiosità superficiale per le cose visibili (cfr Lc 17,20) e condurci all'essenziale: alla vita sul fondamento della parola di Dio, che Gesù ci dona; all'incontro con Lui, la Parola vivente; alla responsabilità davanti al Giudice dei vivi e dei morti.