Genitori: per decidere quando e quali e quanti no dire bisogna avere un’idea della vita, da che parte si va e perché e per dove (da Costanza Miriano)
da Costanza Miriano, Ancora vivi (dal blog di Costanza Miriano, Sposati e sii sottomessa)
I miei figli sono davvero normalissimi, ma a differenza di molti altri reagiscono agli stimoli esterni (vedo ragazzini ai quali le cose vengono ripetute quindici volte senza ottenere una minima risposta); sanno che se il padre dice una cosa non si discute (con la mamma ci si prova sempre); non andrebbero mai a scuola senza avere fatto tutti i compiti (pare una rarità). Il minimo sindacale, secondo me. Poi hanno talenti, qualità, settori in cui eccellono, altri in cui fanno un po’ pena. Normali insomma. Ma il problema che affligge i ragazzini di oggi è che non ascoltano. Non rispettano le regole. Le discutono anche all’asilo.
È che i genitori non hanno né la voglia né il coraggio di imporre loro nessuna frustrazione. La voglia perché mettere regole è faticoso, in un primo momento. Richiede un ragionamento lucido, e uno sforzo nel momento iniziale (poi un bambino “regolato” sarà molto meno faticoso, ma ci vuole un investimento). Il coraggio perché per decidere quando e quali e quanti no dire bisogna avere un’idea della vita, da che parte si va e perché e per dove. Un’idea di vita basata sulla sensazione, sull’emozione, sull’opinione, difficilmente partorirà regole che non siano il capriccio o la disponibilità del momento (sono stanca, allora dico sì ai videogiochi così me ne sto a quattro di spade sul letto).
E così si oscilla tra un amore soffocante e morboso, e il disinteresse. Senza mai responsabilizzare, chiedere ai ragazzi di caricarsi qualcosa sulle spalle.