Il Sacerdote ed il suo compito (da Benedetto XVI)
Conosco anch’io un poco questo problema (della mancanza di tempo), con tante pratiche che arrivano ogni giorno, con tante udienze necessarie, con tanto da fare. Tuttavia, bisogna trovare le giuste priorità e non dimenticare l’essenziale: l’annuncio del Regno di Dio... Sentendo questa domanda, mi è venuto in mente il Vangelo di due settimane fa sulla missione dei settanta discepoli. Per questa prima grande missione che Gesù fa realizzare, a questi settanta discepoli il Signore dà tre imperativi, che mi sembrano esprimere anche oggi sostanzialmente le grandi priorità del lavoro di un discepolo di Cristo, di un sacerdote. I tre imperativi sono: pregate, curate e annunciate. Penso che dobbiamo trovare l’equilibrio tra questi tre imperativi essenziali, tenerli sempre presenti come cuore del nostro lavoro. Pregate: cioè senza una relazione personale con Dio, tutto il resto non può funzionare, perché non possiamo realmente portare Dio e la realtà divina e la vera vita umana alle persone, se noi stessi non viviamo in una relazione profonda, vera, di amicizia con Dio, in Cristo Gesù... C’è poi il secondo. Gesù ha detto: curate gli ammalati, i dispersi, quelli che hanno bisogno. E’ l’amore della Chiesa per chi è emarginato, per chi soffre. Anche le persone ricche possono essere interiormente emarginate e soffrire. "Curare" si riferisce a tutti i bisogni umani, che sono sempre bisogni che vanno in profondità verso Dio. E’ quindi necessario, come si dice, conoscere le pecorelle, avere relazioni umane con le persone affidateci, avere un contatto umano e non perdere l’umanità, perché Dio si è fatto uomo e ha così confermato tutte le dimensioni del nostro essere umano. Ma, come ho accennato, l’umano e il divino vanno sempre insieme. A questo "curare" nelle sue molteplici forme, appartiene, mi sembra, anche il ministero sacramentale. Il ministero della riconciliazione è un atto di cura straordinario, del quale l’uomo ha bisogno per essere sano fino in fondo. Quindi, queste cure sacramentali... E poi annunciare. Che cosa annunciamo noi? Annunciamo il Regno di Dio. Ma il Regno di Dio non è una lontana utopia di un mondo migliore, che forse si realizzerà tra 50 anni o chissà quando. Il Regno di Dio è Dio stesso, Dio avvicinatosi e divenuto vicinissimo in Cristo. Questo è il Regno di Dio: Dio stesso è vicino e dobbiamo noi avvicinarci a questo Dio che è vicino, perché si è fatto uomo, rimane uomo ed è sempre con noi nella sua Parola, nella Santissima Eucaristia e in tutti i credenti. Quindi, annunciare il Regno di Dio vuol dire parlare di Dio oggi, rendere presente la parola di Dio, il Vangelo che è presenza di Dio e, naturalmente, rendere presente il Dio che si è fatto presente nella sacra Eucaristia. Nell’intreccio di queste tre priorità e naturalmente tenendo conto di tutti gli aspetti umani, dei nostri limiti che dobbiamo riconoscere, possiamo realizzare bene il nostro sacerdozio. E’ importante anche questa umiltà, che riconosce i limiti delle nostre forze. Quanto non possiamo fare, deve fare il Signore. Ed anche la capacità di delegare, di collaborare. Tutto questo sempre con gli imperativi fondamentali del pregare, curare e annunciare.
(dall’incontro del Santo Padre Benedetto XVI con il clero di Belluno-Feltre e Treviso ad Auronzo di Cadore il 25/07/2007)
(dall’incontro del Santo Padre Benedetto XVI con il clero di Belluno-Feltre e Treviso ad Auronzo di Cadore il 25/07/2007)