Nascita di un amore (da Andrzej Jawien - Karol Wojtyla)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /02 /2012 - 20:06 pm | Permalink | Homepage
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da Andrzej Jawien - Karol Wojtyla, La Bottega dell'orefice, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1979, pp. 8-10

 

Sono arrivato a Teresa per vie assai lunghe, non l'ho trovata subito.
Non mi ricordo nemmeno se il nostro primo incontro
fu accompagnato da un presentimento o qualcosa di simile.
Forse non so neanche cosa voglia dire "l'amore a prima vista".
Passato qualche tempo mi sono accorto che non usciva
più dal cerchio della mia attenzione,
questo vuol dire che fui costretto a interessarmi a lei,
e che non mi sono opposto a questa costrizione.
Sì, avrei potuto comportarmi diversamente
però mi pareva che sarebbe stato privo di senso.
Evidentemente Teresa aveva qualcosa che concordava con la mia personalità.
Allora pensavo molto al mio alter ego.
Sì, Teresa era un mondo intero distante allo stesso modo
come ogni altro uomo, come ogni altra donna
- eppure qualcosa mi permetteva di pensare che potevo gettare un ponte.

Lasciavo che questo pensiero durasse, anzi - maturasse in me.
Lo facevo consapevolmente, non a caso.
Non cedevo solo all'impressione e all'incanto dei sensi
perché in tal caso non sarei stato in grado di uscire dal mio io
e di giungere ad un'altra persona. Questo non era facile.
Perché i miei sensi a ogni passo si nutrivano
del fascino delle donne incontrate.
Ma quando talvolta cercavo di seguirle
trovavo solamente isole deserte.
Ho pensato allora che la bellezza percepibile ai sensi
poteva essere un dono difficile e pericoloso;
lo sapevo - molti lo hanno pagato con un male inflitto agli altri.
E così ho imparato man mano ad apprezzare la bellezza
percepibile con la ragione, cioè la verità.

Allora ho deciso di cercare una donna che fosse capace
di essere il mio alter ego, affinché il ponte gettato tra noi due
non diventasse una passerella vacillante tra canne e ninfee.
Ho incontrato già qualche ragazza che ha colpito la mia immaginazione
e ha riempito i miei pensieri - ma proprio nei momenti
in cui mi pareva di essere più impegnato
mi accorgevo di un tratto che solo Teresa era presente nella mia mente, nel mio ricordo,
era lei la pietra di paragone per le altre.
Eppure desideravo che la scacciassero dalla mia mente;
forse me l'aspettavo.
Ed ero pronto a seguire solo le impressioni invadenti e forti.
Volevo considerare l'amore solo una passione,
un desiderio dominante - tutto qui -
credevo che la passione fosse qualcosa di assoluto.
Ecco perché non riuscivo a capire
il perché della strana persistenza di Teresa dentro di me,
grazie a che cosa era sempre presente dentro di me,
che cosa le assicurava un posto nel mio io,
che cosa creava intorno a lei questa strana zona
di risonanza, questo tu devi.
Ecco perché la evitavo prudentemente, scansavo di proposito
ogni cosa da cui poteva nascere un'ombra di rivelazione.
Talvolta la maltrattavo nei miei pensieri
mentre mi sentivo la sua vittima.
Mi sembrava che mi perseguitasse con il suo amore
e che dovessi troncarlo una volta per sempre.
Intanto il mio interesse cresceva,
l'amore nasceva proprio dalla contestazione.
Perché l'amore può essere anche uno scontro
nel quale due esseri umani prendono coscienza
che dovrebbero appartenersi, malgrado la mancanza
di stati d'animo, e di sensazioni comuni.
Ecco uno di quei processi che saldano l'universo,
uniscono le cose divise, arricchiscono quelle grette
e dilatano quelle anguste.