Dio abbassa la sua potenza alla nostra debolezza (da Gregorio di Nissa)
da Gregorio di Nissa, Contro Eunomio, 2,417-419
Noi affermiamo che il motivo per cui Dio accettò il rapporto con l’uomo fu il suo amore per lui. Ma siccome la sostanza che per sua natura è limitata non può oltrepassare le sue misure e raggiungere l’altezza della natura suprema, per questo motivo Dio abbassò alla nostra debolezza la sua potenza che amava gli uomini, e per quanto era possibile per noi accoglierla, altrettanto egli dona a noi la sua grazia e il suo beneficio. Come, infatti, secondo l’economia di Dio, il sole tempera la violenza e la purezza dei suoi raggi con l’aria intermedia, e quindi porta una quantità di luce e di calore commisurata a coloro che la ricevono, mentre di per sé il sole è inaccessibile alla debolezza della nostra natura, così anche la potenza divina, a somiglianza dell’esempio ora addotto, supera infinite volte la nostra natura ed è inaccessibile a che noi ne partecipiamo, ma come una madre affettuosa balbetta assieme ai gridolini privi di significato dei bambini, così Dio dona alla natura umana quanto essa può ricevere, e per questo motivo nelle varie teofanie si conforma alla misura dell’uomo e si esprime in maniera umana e assume i sentimenti umani: l’ira, la misericordia e gli altri del genere, perché, mediante tutto quello che a noi si confà, la nostra vita da bambini possa esser condotta per mano, a toccare la natura divina per mezzo delle ragioni della provvidenza.