Valore cristologico delle parabole (da J. Ratzinger)
da J. Ratzinger, Evangelizzazione, catechesi e Catechismo, in J. Ratzinger – Benedetto XVI, Vangelo, catechesi, catechismo, Marcianum Press, Venezia, 2007, pp. 54-55
[Le parabole di Gesù] in passato vennero intese perlopiù ecclesiologicamente, poi in prevalenza escatologicamente. È stato detto che non le si dovrebbero interpretare come allegorie. Ciò significa che non sarebbero significativi i singoli tratti dei racconti delle parabole; l’importante sarebbe solo l’effetto finale, ed esso lo si scorgerebbe quasi ovunque nell’annuncio del “tutt’altro” che arriverà all’improvviso. Oggi si vede sempre più che nelle parabole Gesù parla di se stesso: egli vi espone il mistero della sua missione e così il mistero del regno. Il Catechismo dice in proposito: «al centro delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per “conoscere i misteri del regno dei cieli” (Mt 13,11). Per coloro che rimangono “fuori” (Mc 4,11), tutto resta enigmatico (n. 546)».
Tutte le parabole contengono un’indiretta cristologia, parlano cifratamente di Cristo e così del regno che entrerà nel mondo. In alcune parabole, ciò è del tutto palese, così ad esempio in quella parabola sviluppata dalla tradizione profetica dei cattivi vignaioli (Mc 12,1-12) o nel detto sul vino vecchio e il vino nuovo (Mc 2,18-22); in altre parabole – per esempio in quelle della semina, del pranzo di nozze, del sale e della luce – la figura di Gesù resta sullo sfondo, ma diviene riconoscibile all’ascoltatore e al lettore attenti, soprattutto se essi accettano la connessione degli eventi di ogni singolo caso, la quale è affatto essenziale per trovare la chiave delle parabole stesse. Le parabole vanno insieme agli eventi; esse non vogliono essere semplicemente ascoltate e meditate, bensì conducono all’ingresso nel regno di Dio, che viene con Gesù. In tal senso esse avanzano una pretesa molto concreta: sono inviti all’apostolato. La comprensione delle parabole è legata all’essere-con-Cristo. Esse si rifiutano a colui il quale tenti di afferrarle solo intellettualmente e storicamente o speculativamente. “A quelli che restano fuori tutto resta parabola, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano...” (cfr. Mc 4,11 s.).