Perché dedicare tempo a scrivere di Gesù in un momento in cui la chiesa deve affrontare tanti altri problemi? (da Gerhard Ludwig Müller)
dall’intervento di mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Ratisbona, nei Dialoghi in cattedrale per la presentazione del II volume del Gesù di Nazaret di J. Ratzinger - Benedetto XVI
Si tratta di un’opera imponente e di un impegno ammirevole, di cui il Papa ha voluto farsi carico accanto alle sue già enormi incombenze e responsabilità per la Chiesa universale – e malgrado la sua veneranda età.
Qualcuno si domanda se il Pontefice non farebbe meglio a porre un lavoro di carattere strettamente scientifico nelle mani di professori di esegesi e di storia più giovani e, a dir loro, più competenti. Non lo attendono forse compiti ben più importanti, ora che la navicella di Pietro è in balìa dei crescenti marosi del secolarismo e che, per far fronte alle sempre più violente ondate anticlericali, la Chiesa ha bisogno di tutto l'impegno del suo timoniere?
A simili obiezioni, io controbatto: il compito di San Pietro non è appunto di richiamare l'attenzione generale su quell'unico passeggero in grado di arrestare il vento e le onde e di condurre la nave della sua Chiesa nel porto sicuro dell'eternità? Rendere accessibile la figura di Gesù agli uomini che rischiano di essere travolti dalle bufere del tempo e della storia è senz'altro un'impresa che va di gran lunga al di la della passione di un ex professore di teologia, la cui occupazione preferita è quella di scrivere libri.
Perché qui non si tratta di un ulteriore libro su Gesù. Che il mondo intero non sarebbe bastato a contenere tutti i libri che si potrebbero scrivere intorno a Gesù, lo sapeva già l'evangelista Giovanni nel primo secolo (cfr. Gv 21, 25). Si tratta invece di occuparsi direttamente di Gesù stesso e, tramite lui, del nostro rapporto con Dio.