Catechesi: dov’è la differenza? (da Albino Luciani – Giovanni Paolo I)
da Albino Luciani – Giovanni Paolo I, Catechetica in briciole, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2009, p. 33
Il catechista deve essere un entusiasta, un convinto. Convinto che la sua missione è una cosa grande, che le cose che insegna sono vere, che i fanciulli miglioreranno. Queste convinzioni daranno anima, ali al suo apostolato; con esse egli diventerà un artista del catechismo, senza di esse resterà manovale del catechismo, incapace di edificare e trascinare.
Due alpinisti scalano una roccia: il primo, perché è di moda; il secondo, per passione.
Sentiteli al ritorno: «Cosa ho veduto? – dice il primo. – Oh! Nulla di speciale: quattro corde, quattro alberi, dei torrenti, dei prati, un cantoncino di cielo e nient’altro!». E sbadiglia.
Dice il secondo: «Cosa ho veduto? Non lo dimenticherò mai più! Rocce, poi ancora rocce, e prati e torrenti e azzurro e sole e cose meravigliose!». E mentre parla pare che tali meraviglie gli ridano ancora nello sguardo e nell’anima.
Quei due dicono la stessa cosa, ma è il modo di dire, diverso. Il primo non invoglia nessuno a tentare una scalata; il secondo invece con il suo entusiasmo accenderà la passione della montagna in altri e guiderà proseliti a nuove vette.
Così il catechista: non basta che dica, ma, dicendo, deve invogliare, appassionare e trascinare.