Educare alla realtà totale, cioè fino all’affermazione del suo significato (di Franco Nembrini)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /06 /2007 - 23:40 pm | Permalink | Homepage
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Deuteronomio 6, 20-25:
Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore Dio vi ha date? Tu risponderai a tuo figlio così: eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire...

Dante nel Paradiso, interrogato da S. Pietro sulla fede, si sente chiedere:
Questa cara gioia
sopra la quale ogne virtù si fonda,
onde ti venne?

Perché io potevo desiderare, bambino, di essere come mio papà? Perché presentivo, sapevo che mio papà sapeva le cose che nella via è importante sapere. Sapeva del bene e del male, della verità e della menzogna, della gioia e del dolore, della vita e della morte.
Cioè senza discorsi e senza prediche mi introduceva ad un senso ultimamente positivo dell’esistenza, di tutti gli aspetti della vita. Era la testimonianza vivente di una Verità conosciuta.
Se l’educazione, come dice don Giussani nel Rischio Educativo è “introduzione alla realtà totale, cioè alla realtà fino all’affermazione del suo significato”, bene mio papà faceva esattamente questo.
E questo, mi pare, è proprio ciò che manca ai giovani oggi: sono cresciuti senza che venisse loro offerta questa “ipotesi esplicativa della realtà” e perciò sono paurosi, trovandosi di fronte a tutto perennemente indecisi, e tristi, e perciò così spesso violenti. Perché, lo sappiamo bene noi adulti: non si può rimanere a lungo tristi senza diventare cattivi.
(dall’intervento di Franco Nembrini al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma, dell’11 giugno 2007)