Esegesi dei racconti di creazione e scienza moderna (da Gildo Manicardi)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /09 /2010 - 17:39 pm | Permalink | Homepage
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dall’articolo Quanta vita in quei primi versetti, di Ermenegildo Manicardi, da L’Osservatore Romano del 6-7/9/2010)

Molti sono ancora oggi legati all'idea che la creazione debba essere presentata come "creazione dal nulla". Se però fosse vero che la Bibbia insiste piuttosto sull'idea di un'azione ordinatrice divina, che trasforma il caos e lo destina in un cosmo vivibile per l'uomo, questo non aprirebbe forse strade nuove nella relazione tra un pensiero teologico autenticamente biblico e i diversi modelli dell'immagine attuale di un mondo in continua evoluzione?

La teologia classica riconosce volentieri che la creazione non è un evento dato una volta per tutte e che si tratta di un atto continuo di Dio, di un suo intervento permanente che mantiene nell'essere tutte le cose.

La visione evolutiva, così importante nella comprensione attuale del cosmo, non ci spinge forse a riflettere di più su questo punto, valorizzando - ovviamente senza concordismi fondamentalistici - la non insistenza della Bibbia sulla creazione dal nulla?

Lungo questa strada si riuscirebbe anche a collocare meglio nella linea della creazione molti elementi teologici del Nuovo Testamento. Forse è davvero troppo scarso lo scavo sul contributo che gli scritti neotestamentari possono dare a una "teologia biblica canonica" della creazione: penso per esempio alla benedizione che, aprendo la Lettera agli Efesini, ricorda che Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo prima della creazione del mondo.

Forse bisogna stare attenti a non ridurre il brano citato al semplice tema della creazione. C'è inoltre anche il rischio per la teologia cristiana di vedere il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento solo a livello dell'antropologia, semplicemente nei termini: Dio è intervenuto nella creazione per salvare gratuitamente l'uomo peccatore.

Tutta la questione riguarda davvero soltanto il cosiddetto homo lapsus? In realtà, per la concorde e variegata testimonianza del Nuovo Testamento, l'evento Cristo ha toccato le strutture della realtà stessa nella sua universalità. Il capitolo VIII della Lettera ai Romani è da vedere in tutta la sua straordinaria forza cosmica: è il capitolo dello Spirito di Dio ma, al tempo stesso, è anche il capitolo del cosmo e della "creazione tutta". Gerd Theissen recentemente ha descritto bene la convinzione dei primi cristiani a riguardo della forza della croce di Gesù e della sua risurrezione. Essi ritenevano che "La potenza che aveva dato alla realtà tutto il suo ordine e la sua struttura fondamentale aveva definito in modo nuovo, nel ruolo di Cristo, la realtà" (Vissuti e comportamenti dei primi cristiani, p. 355).