Proseliti e timorati di Dio (da J. Sievers)
Gli studi recenti orientano a ritenere che con l’espressione “proselito” si intendesse, in età neotestamentaria, un pagano che si era inserito pienamente nel giudaismo anche con la circoncisione. Così J. Sievers, Lo status socio-religioso dei proseliti e dei timorati di Dio, in “Ricerche Storico Bibliche” 8 (1996), p. 191: «Dopo la conversione un proselito veniva considerato quasi in tutto uguale a un israelita nato, con tutti i relativi obblighi e quasi tutti i diritti. Ciononostante la letteratura rabbinica generalmente mantiene una distinzione assai netta di nomenclatura tra ebreo (nato) e proselito»
I “timorati di Dio”, invece, dovevano costituire una categoria di persone vicine alla comunità ebraica in diverso modo e grado, spesso di livello sociale superiore della media, spesso benefattori benestanti della comunità ebraica, ma che non avevano compiuto il passo della circoncisione, limitandosi a simpatizzare con i valori della tradizione ebraica. Cfr. sempre J. Sievers, Lo status socio-religioso dei proseliti e dei timorati di Dio, in “Ricerche Storico Bibliche” 8 (1996), pp. 183-196.
I “timorati di Dio”, invece, dovevano costituire una categoria di persone vicine alla comunità ebraica in diverso modo e grado, spesso di livello sociale superiore della media, spesso benefattori benestanti della comunità ebraica, ma che non avevano compiuto il passo della circoncisione, limitandosi a simpatizzare con i valori della tradizione ebraica. Cfr. sempre J. Sievers, Lo status socio-religioso dei proseliti e dei timorati di Dio, in “Ricerche Storico Bibliche” 8 (1996), pp. 183-196.