La consegna (traditio) del Simbolo di fede nel catecumenato antico (da Armando Cuva)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 24 /01 /2010 - 11:43 am | Permalink | Homepage
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da Armando Cuva, Le consegne dei vangeli, del Simbolo e della preghiera del Signore nel rito romano. Dalla Bibbia alla vita ecclesiale, Queriniana, Brescia, 1999, pp. 37-40

[La consegna del Simbolo di fede] segue subito, nel Sacramentario gelasiano antico (GEL, pp. 48-51, nn. 310-318), la consegna dei vangeli. Il presbitero inizia l'«introduzione al Simbolo» (praefatio Symboli) dicendo:

«Carissimi, vi accingete a ricevere il sacramento del battesimo per essere generati come nuove creature dello Spirito Santo. Accogliete con tutto il cuore la fede, credendo nella quale sarete giustificati. Operando un vero cambiamento delle vostre anime, accostatevi a Dio, che è luce alle vostre menti, ricevendo il sacramento del Simbolo evangelico ispirato dal Signore, dettato dagli apostoli. È in verità riassunto in poche parole, ma contiene grandi misteri. Infatti, il Santo Spirito che li comunicò ai maestri della Chiesa, con un eloquio così breve ha stabilito la fede salvifica, perché ciò che deve essere sempre da voi creduto e professato né possa sfuggire all'intelligenza né affaticare la memoria.
Impegnatevi pertanto a conoscere il Simbolo. Ve lo consegniamo come l'abbiamo ricevuto. Registratelo non su materiale corruttibile, ma sulle pagine del vostro cuore. Ha così inizio dunque la professione di fede che avete ricevuto
».

Un accolito, tenendo in braccio un bambino e ponendogli la mano sul capo, canta il Simbolo niceno-costantinopolitano in lingua greca; la cerimonia viene ripetuta per il canto dello stesso Simbolo in lingua latina. Terminato il canto del duplice testo del Simbolo, il presbitero ne continua la presentazione:

«Carissimi, è questo il compendio della nostra fede; sono queste le parole del Simbolo, non frutto di un discorso di umana sapienza, ma di un disegno veramente divino. Nessuno sia inidoneo o incapace a comprenderle e a custodirle.

Qui si afferma l'unico e uguale potere di Dio Padre e del Figlio. Qui viene presentato l'Unigenito di Dio nato secondo la carne dalla Vergine per opera dello Spirito Santo. Qui si proclama che egli è stato crocifisso, sepolto ed è risorto il terzo giorno. Qui si viene a conoscenza che egli è asceso sopra i cieli e siede alla destra della maestà divina e che verrà a giudicare i vivi e i morti. Qui si apprende che lo Spirito Santo è un solo Dio con il Padre e il Figlio. Qui, infine, si parla della Chiesa, della remissione dei peccati e della risurrezione della carne.

Voi dunque, dilettissimi, passate dal vecchio al nuovo uomo e cominciate a diventare da carnali che siete a spirituali, da terreni a celesti. Credetelo con sicura e costante fede: la risurrezione di Cristo dovrà avere compimento in noi tutti; ciò che si è realizzato prima nel capo dovrà verificarsi in tutto il corpo. Poiché lo stesso sacramento del battesimo che state per ricevere è espressione di tale speranza. Vi si celebra, infatti, la morte e la risurrezione. Si depone il vecchio uomo, si riveste il nuovo. Si entra peccatori nell'acqua, se ne esce giustificati. Viene abbandonato colui che condusse alla morte, si accoglie colui che riportò alla vita. È per sua grazia che vi è concesso di essere figli di Dio, generati non per volontà di carne, ma per la potenza dello Spirito Santo.

Questo brevissimo, eppur pieno compendio di dottrina deve imprimersi talmente nei vostri cuori in modo che possiate servirvi in ogni tempo del sostegno di questa confessione. È, infatti, sempre invincibile il potere di tali armi contro ogni insidia del nemico ed è di aiuto per un buon servizio nella milizia di Cristo. Il diavolo, che non lascia di tentare l'uomo, vi trovi sempre muniti da questo Simbolo, affinché, vinto l'avversario a cui avete rinunziato, possiate conservare incorrotta e immacolata sino alla fine la grazia del Signore che, da voi confessato, vi accorda la sua protezione. Possiate così godere la gloria della risurrezione in colui dal quale ricevete la remissione dei peccati. Avete, dunque, conosciuto or ora, dilettissimi, il Simbolo della fede cattolica che è stato proclamato. Andate adesso a studiarlo a fondo senza cambiarne parola alcuna. La misericordia di Dio, infatti, ha il potere di accompagnarvi nel vostro cammino alla professione di fede battesimale. A noi, che vi trasmettiamo i sacri misteri, conceda di pervenire assieme a voi nel regno dei cieli. Per lo stesso Signore nostro Gesù Cristo che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen
».

Anche il rito della consegna del Simbolo nel Sacramentario gelasiano antico si caratterizza per sobrietà di impostazione. Si notino i particolari della proclamazione del Simbolo niceno-costantinopolitano, preferito al Simbolo degli apostoli. È cantato nel duplice suo testo, greco e latino. Ciò ci ricorda che la lingua greca fu usata nell'antico rito romano prima che si affermasse pienamente in esso quella latina. È espressiva la cerimonia che accompagna il canto del Simbolo: il cantore tiene in braccio un bambino, tenendogli la mano sul capo.

L’«introduzione al Simbolo» proclamata dal presbitero si distingue per la nobiltà del suo stile - mi riferisco soprattutto all'originale latino del testo qui riportato - che ben corrisponde alla ricchezza del contenuto. Non si conosce l'autore del testo. La presenza però in esso di parecchi termini di stile leoniano fa ritenere come suo autore, se non propriamente il papa san Leone Magno, uno della sua scuola [...].
Si può ancora segnalare che nello stesso sacramentario si accenna ad una riconsegna del Simbolo compiuta dagli infanti (?) il mattino del Sabato Santo (GEL, pp. 67-68, nn. 419-424). Di preciso si dice soltanto che, ad un certo momento del rito, è il celebrante a recitare il Simbolo tenendo la mano distesa sugli infanti. Si può supporre che gli si associassero i genitori e i padrini dei battezzandi.