Analisi retorica e metodo storico-critico nell'interpretazione della Bibbia (da Antonio Pitta)
da Antonio Pitta, Così “inesperto nell’arte retorica”? (cfr. 2Cor 11, 6). Retorica e messaggio paolino, in La Parola di Dio cresceva (At 12, 24). Scritti in onore di Carlo Maria Martini nel suo 70° compleanno, EDB, Bologna, 1998, pp. 433-435
Mediante questo contributo forse siamo riusciti almeno a ridimensionare diverse obiezioni mosse al «rhetorical criticism», rettificando però lo stesso processo di analisi retorica, ossia non partendo dalle teorizzazioni provenienti dalla manualistica classica bensì dal testo stesso, nel caso specifico dall’epistolario paolino: non bisogna ignorare la validità di alcune critiche rivolte al metodo retorico.
Per questo, a causa della priorità da conferire al «sensus textus», prima che a quello «auctoris» o «lectoris», preferiamo la denominazione «retorica-letteraria». Attraverso questo cambiamento di prospettiva, la frammentazione dei metodi retorici che, secondo il documento della Pontificia Commissione biblica, ha prodotto una retorica fondata sulla manualistica classica, una sulla stilistica e una sulla «nuova retorica», è destinata a essere superata in vista di un recupero dell’unità metodologica che conduce, di conseguenza, all’unità del messaggio.
Anche rispetto agli altri metodi, l’analisi retorico-letteraria non intende porsi in antitesi, assumendo l’aria della novità a tutti i costi, bensì in continuità, come modalità attraverso la quale dalla formazione del testo e dalla sua struttura si perviene alla sua capacità di significazione. Da questo punto di vista, anche se nell’esegesi contemporanea, il metodo «storico-critico» viene posto spesso in crisi, giacché bisogna riconoscere che si è attardato eccessivamente su quanto circonda il testo, come «background», i generi letterari e le sue stratificazioni, ignorando l’importanza del messaggio veicolato dal testo stesso, rimane il fondamentale livello sul quale si sviluppano gli altri metodi esegetici, come quello retorico, narratologico, semiotico e sociologico, per citare i metodi maggiormente in voga nell’esegesi contemporanea.
In particolare, per quanto riguarda Paolo, l’analisi retorico-letteraria si propone d’identificare innanzitutto le modalità di argomentazioni presenti nel suo epistolario, in vista della persuasione dei suoi interlocutori. Tuttavia, la sua modalità di argomentazione risulta del tutto originale, sia dal punto di vista della disposizione che da quello contenutistico: di fatto egli non segue un modello epistolografico precostituito né uno retorico teorico, bensì riesce a coniugare, in modo originale, epistolografia e retorica.
Nello stesso tempo, all’inizio di ogni sua comunicazione con le comunità di destinazione si trova il paradosso della croce e il principio rivelativo del suo Vangelo: due presupposti che non possono né hanno bisogno di argomentazioni persuasive ma che generano, a loro volta, delle nuove implicazioni rispetto al consolidamento della fede nei destinatari. Forse è bene sempre ricordare che la radice linguistica greca pit si trova sia alla base della pistis (= fede) che del peithein, ossia del «persuadere», tipico dell’arte retorico.
Per questo l’analisi retorico-letteraria, senza fermarsi al livello estetico o stilistico, si propone di evidenziare il messaggio trasmesso dall’epistolario paolino rispetto ai destinatari diretti o espliciti delle sue comunità e a quelli indiretti o impliciti delle successive comunità cristiane. Non v’è dubbio che la centralità del Vangelo, posto in risalto dalla nostra analisi retorica, rende quanto mai attuale il suo epistolario, pur nella complessità del suo modo di argomentare e di rivolgersi ai destinatari. Al centro del suo Vangelo non si trovano dei detti e degli avvenimenti compiuti da Gesù bensì le conseguenze della sua morte e della sua risurrezione, quali la figliolanza in Cristo, l’universalismo della salvezza e la diffusione dello stesso kerygma cristiano, nonostante le persecuzioni.
A coloro che si dimostrano sensibili verso l’analisi retorica spetta non soltanto il compito d’identificare le complesse modalità argomentative dell’epistolario paolino ma anche il messaggio che viene trasmesso attraverso di esse. Di conseguenza, mediante l’analisi retorico-letteraria lo spartiacque, prodotto nella teologia contemporanea, tra esegesi e teologia biblica tende a ridursi notevolmente, se non a scomparire, poiché l’esegesi capace di far emergere il messaggio presente nel linguaggio e nella struttura del testo risulta già teologia. Almeno per queste interconnessioni tra autore, testo e lettore, evidenziate dall’analisi retorica, dobbiamo essere riconoscenti a questo metodo che permette una radicale rivitalizzazione del metodo storico-critico.
Mediante questo contributo forse siamo riusciti almeno a ridimensionare diverse obiezioni mosse al «rhetorical criticism», rettificando però lo stesso processo di analisi retorica, ossia non partendo dalle teorizzazioni provenienti dalla manualistica classica bensì dal testo stesso, nel caso specifico dall’epistolario paolino: non bisogna ignorare la validità di alcune critiche rivolte al metodo retorico.
Per questo, a causa della priorità da conferire al «sensus textus», prima che a quello «auctoris» o «lectoris», preferiamo la denominazione «retorica-letteraria». Attraverso questo cambiamento di prospettiva, la frammentazione dei metodi retorici che, secondo il documento della Pontificia Commissione biblica, ha prodotto una retorica fondata sulla manualistica classica, una sulla stilistica e una sulla «nuova retorica», è destinata a essere superata in vista di un recupero dell’unità metodologica che conduce, di conseguenza, all’unità del messaggio.
Anche rispetto agli altri metodi, l’analisi retorico-letteraria non intende porsi in antitesi, assumendo l’aria della novità a tutti i costi, bensì in continuità, come modalità attraverso la quale dalla formazione del testo e dalla sua struttura si perviene alla sua capacità di significazione. Da questo punto di vista, anche se nell’esegesi contemporanea, il metodo «storico-critico» viene posto spesso in crisi, giacché bisogna riconoscere che si è attardato eccessivamente su quanto circonda il testo, come «background», i generi letterari e le sue stratificazioni, ignorando l’importanza del messaggio veicolato dal testo stesso, rimane il fondamentale livello sul quale si sviluppano gli altri metodi esegetici, come quello retorico, narratologico, semiotico e sociologico, per citare i metodi maggiormente in voga nell’esegesi contemporanea.
In particolare, per quanto riguarda Paolo, l’analisi retorico-letteraria si propone d’identificare innanzitutto le modalità di argomentazioni presenti nel suo epistolario, in vista della persuasione dei suoi interlocutori. Tuttavia, la sua modalità di argomentazione risulta del tutto originale, sia dal punto di vista della disposizione che da quello contenutistico: di fatto egli non segue un modello epistolografico precostituito né uno retorico teorico, bensì riesce a coniugare, in modo originale, epistolografia e retorica.
Nello stesso tempo, all’inizio di ogni sua comunicazione con le comunità di destinazione si trova il paradosso della croce e il principio rivelativo del suo Vangelo: due presupposti che non possono né hanno bisogno di argomentazioni persuasive ma che generano, a loro volta, delle nuove implicazioni rispetto al consolidamento della fede nei destinatari. Forse è bene sempre ricordare che la radice linguistica greca pit si trova sia alla base della pistis (= fede) che del peithein, ossia del «persuadere», tipico dell’arte retorico.
Per questo l’analisi retorico-letteraria, senza fermarsi al livello estetico o stilistico, si propone di evidenziare il messaggio trasmesso dall’epistolario paolino rispetto ai destinatari diretti o espliciti delle sue comunità e a quelli indiretti o impliciti delle successive comunità cristiane. Non v’è dubbio che la centralità del Vangelo, posto in risalto dalla nostra analisi retorica, rende quanto mai attuale il suo epistolario, pur nella complessità del suo modo di argomentare e di rivolgersi ai destinatari. Al centro del suo Vangelo non si trovano dei detti e degli avvenimenti compiuti da Gesù bensì le conseguenze della sua morte e della sua risurrezione, quali la figliolanza in Cristo, l’universalismo della salvezza e la diffusione dello stesso kerygma cristiano, nonostante le persecuzioni.
A coloro che si dimostrano sensibili verso l’analisi retorica spetta non soltanto il compito d’identificare le complesse modalità argomentative dell’epistolario paolino ma anche il messaggio che viene trasmesso attraverso di esse. Di conseguenza, mediante l’analisi retorico-letteraria lo spartiacque, prodotto nella teologia contemporanea, tra esegesi e teologia biblica tende a ridursi notevolmente, se non a scomparire, poiché l’esegesi capace di far emergere il messaggio presente nel linguaggio e nella struttura del testo risulta già teologia. Almeno per queste interconnessioni tra autore, testo e lettore, evidenziate dall’analisi retorica, dobbiamo essere riconoscenti a questo metodo che permette una radicale rivitalizzazione del metodo storico-critico.