Unità della Scrittura ed accostamento dei versetti (da Daniel Attinger)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 21 /11 /2009 - 22:27 pm | Permalink | Homepage
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da Daniel Attinger, Abbiamo visto la sua gloria. Riconoscere il Signore nella fragilità dei segni, AVE, Roma, 2008, pp. 20-22

Si racconta [...] che due rabbini erano stati invitati a un matrimonio. Dopo la cerimonia e il pasto, gli invitati si diedero ai festeggiamenti, chiacchierando e ballando. I due rabbini non erano molto esperti in questo genere di divertimenti. Si dedicarono quindi a ciò che meglio conoscevano: la ricerca del significato delle parola della Scrittura. Si misero ad accostare un versetto della Torà ad uno dei Profeti e a un terzo degli Scritti. Ad un certo momento, dalla stanza in cui discutevano, uscì una fiamma di fuoco che per poco non incendiò la casa. Il padrone, precipitatosi in quella stanza, chiese ai rabbini cosa avessero fatto per provocare quell’inizio d’incendio. Essi, stupiti come se non si fossero accorti di nulla, risposero: “Stavamo facendo una collana di parole della Scrittura (accostando cioè un versetto all’altro)... Si vede che le parole stesse se ne sono rallegrate e hanno pensato di essersi ritrovate al tempo e al luogo dove furono date da Dio. Sta scritto, infatti, che queste parole furono date sul Sinai in mezzo al fuoco!”.

Così è, o piuttosto così dovrebbe essere anche per noi. La Bibbia non è la Parola di Dio, ma ne può diventare il luogo. Dobbiamo ricomporre insieme tutte le parole che troviamo, frazionate, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, perché ridiventino le Dieci Parole e, al di là di esse, la voce di Dio. Scopriamo allora che, rimesse insieme, queste parole non formano altro che Gesù Cristo, giacché è lui il Verbo, o la Parola di Dio, come dice il quarto Evangelo nel suo prologo: “In principio era il Verbo...”.