La memoria di Dio (da Michael Ignatieff)
da Michael Ignatieff, in Internazionale, 15-21 gennaio 1999
Il male conta sulla certezza che l'erba coprirà le fosse piene di calce viva, che la terra ingoierà i bossoli, che le voci umane finiranno col diventare mute e che la memoria fallirà. L'entropia rende la memoria un obbligo. Ma... le fotografie si decompongono, i libri si disintegrano, le storie falsificano, abbelliscono e infine tradiscono quelli che vogliono salvare.
Nel rito funebre della Chiesa ortodossa russa, i credenti cantano la Vecnaja Pamjat: “Eterna memoria, eterna memoria concedigli Signore”. La memoria in questione è quella di Dio. È una memoria perfetta: ciascun capello del nostro capo è contato, così come ciascuno dei nostri peccati. Se siamo dimenticati dagli uomini, saremo ancora ricordati da Dio. Questa è la consolazione dei fedeli. Ma qual è la consolazione di chi non ha fede? (...)
Noi stessi siamo diventati una forza dell'entropia: abbiamo sguinzagliato il nostro nichilismo, la nostra pulsione verso il nulla. Il genocidio è la perfezione di questa pulsione all'oblio. I morti sono ammucchiati nelle fosse comuni: i cadaveri vengono accatastati l'uno sopra l'altro con una profanazione che toglie alla morte ogni singolarità. Ogni dignità e ogni significato.
Non possiamo più salvare ciascuna delle vittime dall'anonimato delle fosse comuni. Solo la memoria di Dio lo potrebbe, e questo solo se potessimo credere.
Il male conta sulla certezza che l'erba coprirà le fosse piene di calce viva, che la terra ingoierà i bossoli, che le voci umane finiranno col diventare mute e che la memoria fallirà. L'entropia rende la memoria un obbligo. Ma... le fotografie si decompongono, i libri si disintegrano, le storie falsificano, abbelliscono e infine tradiscono quelli che vogliono salvare.
Nel rito funebre della Chiesa ortodossa russa, i credenti cantano la Vecnaja Pamjat: “Eterna memoria, eterna memoria concedigli Signore”. La memoria in questione è quella di Dio. È una memoria perfetta: ciascun capello del nostro capo è contato, così come ciascuno dei nostri peccati. Se siamo dimenticati dagli uomini, saremo ancora ricordati da Dio. Questa è la consolazione dei fedeli. Ma qual è la consolazione di chi non ha fede? (...)
Noi stessi siamo diventati una forza dell'entropia: abbiamo sguinzagliato il nostro nichilismo, la nostra pulsione verso il nulla. Il genocidio è la perfezione di questa pulsione all'oblio. I morti sono ammucchiati nelle fosse comuni: i cadaveri vengono accatastati l'uno sopra l'altro con una profanazione che toglie alla morte ogni singolarità. Ogni dignità e ogni significato.
Non possiamo più salvare ciascuna delle vittime dall'anonimato delle fosse comuni. Solo la memoria di Dio lo potrebbe, e questo solo se potessimo credere.