La vita cristiana non è una vita impossibile (da Cipriano di Cartagine)
dalle risposte di papa Benedetto XVI durante l’incontro con il clero della diocesi di Roma, del 22 febbraio 2007
Mi ricordo di un elemento autobiografico negli scritti di san Cipriano. Io ho vissuto in questo nostro mondo — egli dice — totalmente lontano da Dio, perché le divinità erano morte e Dio non era visibile. E vedendo i cristiani ho pensato: è una vita impossibile, questo non si può realizzare nel nostro mondo! Ma poi, incontrandone alcuni, entrando nella loro compagnia, lasciandomi guidare nel catecumenato, in questo cammino di conversione verso Dio, man mano ho capito: è possibile! E adesso sono felice di aver trovato la vita. Ho capito che quell'altra non era vita, e in verità — confessa — sapevo anche prima che quella non era la vera vita.
Mi sembra molto importante che i giovani trovino persone — sia della loro età che più mature — nelle quali possano vedere che la vita cristiana oggi è possibile ed è anche ragionevole e realizzabile. Su entrambi questi ultimi elementi mi sembra che ci siano dubbi: sulla realizzabilità, perché le altre strade sono molto lontane dal modo di vivere cristiano, e sulla ragionevolezza, perché a prima vista sembra che la scienza ci dica cose totalmente diverse e quindi non si possa aprire un percorso ragionevole verso la fede, così da mostrare che essa è una cosa in sintonia col nostro tempo e con la ragione.
Il primo punto è quindi l'esperienza, che apre poi la porta anche alla conoscenza. In questo senso, il «catecumenato» vissuto in modo nuovo — cioè come cammino comune di vita, come comune esperienza del fatto che è possibile vivere così — è di grande importanza. Solo se c'è una certa esperienza si può poi anche capire. Mi ricordo di un consiglio che Pascal dava ad un amico non credente. Gli diceva: prova un po' a fare le cose che fa un credente, e poi con questa esperienza vedrai che tutto ciò è logico ed è vero.
dalla Lettera a Donato di san Cipriano di Cartagine (Epist. I. ad Donatum, 3-6. 14 . PL 4,198-205. 220-221)
Un tempo io giacevo nelle tenebre di una notte buia; mi trovavo come sballottato sul mare del mondo che mi gettava in tutte le direzioni; incerto delle vie che mi si paravano innanzi, vagavo in balia di me stesso e non ero consapevole della mia vita.
Lontano dalla verità e dalla luce, ritenevo che fosse davvero difficile e duro, per i miei sentimenti di quel periodo, ciò che la misericordia di Dio mi prometteva per portarmi alla salvezza.
Reputavo fosse difficile poter nuovamente rinascere e deporre le abitudini precedenti, anche se il battesimo nell’acqua della salvezza mi rinnovava a nuova vita. Stimavo ugualmente difficile che un uomo potesse cambiare la mente e l’animo senza mutare nel suo fisico.
Continuavo a dirmi: “Come sarà possibile una conversione così grande da liberarmi tutto ad un tratto da ciò che fin dalla nascita si solidificò come quando si colloca del materiale e lo si ammucchia in depositi? Come sarà possibile liberarmi di quelle abitudini che ho indebitamente contratte?”.
Spesso mi trovavo con questi pensieri. Ero legato dai moltissimi errori della mia vita passata e non crede¬vo di potermene liberare. I vizi aderivano alla mia vita e io continuavo ad assecondarli. Non pensavo più di poter raggiungere i beni migliori; per questo favorivo ciò che mi nuoceva come se fosse qualcosa che ormai mi appartenesse e fosse cresciuto con me.
Ma sopraggiunse l’aiuto dell’acqua che rigenera. La corruzione della vita precedente venne cancellata e dall’alto si diffuse una luce nel mio cuore purificato e mondo. Ricevetti dal cielo lo Spirito e attraverso una seconda nascita diventai un uomo nuovo.
Dopo questo evento, ciò che era segnato dal dubbio improvvisamente divenne, in modo che non saprei descrivere, una certezza; quello che era impenetrabile e pieno di tenebra mi apparve accessibile e luminoso.
Potevo raggiungere quello che prima mi sembrava assurdo e fare quello che finora ritenevo impossibile. Avevo così la possibilità di capire come fosse terreno l’uomo di prima, nato dalla carne e schiavo dei vizi.
Mi ricordo di un elemento autobiografico negli scritti di san Cipriano. Io ho vissuto in questo nostro mondo — egli dice — totalmente lontano da Dio, perché le divinità erano morte e Dio non era visibile. E vedendo i cristiani ho pensato: è una vita impossibile, questo non si può realizzare nel nostro mondo! Ma poi, incontrandone alcuni, entrando nella loro compagnia, lasciandomi guidare nel catecumenato, in questo cammino di conversione verso Dio, man mano ho capito: è possibile! E adesso sono felice di aver trovato la vita. Ho capito che quell'altra non era vita, e in verità — confessa — sapevo anche prima che quella non era la vera vita.
Mi sembra molto importante che i giovani trovino persone — sia della loro età che più mature — nelle quali possano vedere che la vita cristiana oggi è possibile ed è anche ragionevole e realizzabile. Su entrambi questi ultimi elementi mi sembra che ci siano dubbi: sulla realizzabilità, perché le altre strade sono molto lontane dal modo di vivere cristiano, e sulla ragionevolezza, perché a prima vista sembra che la scienza ci dica cose totalmente diverse e quindi non si possa aprire un percorso ragionevole verso la fede, così da mostrare che essa è una cosa in sintonia col nostro tempo e con la ragione.
Il primo punto è quindi l'esperienza, che apre poi la porta anche alla conoscenza. In questo senso, il «catecumenato» vissuto in modo nuovo — cioè come cammino comune di vita, come comune esperienza del fatto che è possibile vivere così — è di grande importanza. Solo se c'è una certa esperienza si può poi anche capire. Mi ricordo di un consiglio che Pascal dava ad un amico non credente. Gli diceva: prova un po' a fare le cose che fa un credente, e poi con questa esperienza vedrai che tutto ciò è logico ed è vero.
dalla Lettera a Donato di san Cipriano di Cartagine (Epist. I. ad Donatum, 3-6. 14 . PL 4,198-205. 220-221)
Un tempo io giacevo nelle tenebre di una notte buia; mi trovavo come sballottato sul mare del mondo che mi gettava in tutte le direzioni; incerto delle vie che mi si paravano innanzi, vagavo in balia di me stesso e non ero consapevole della mia vita.
Lontano dalla verità e dalla luce, ritenevo che fosse davvero difficile e duro, per i miei sentimenti di quel periodo, ciò che la misericordia di Dio mi prometteva per portarmi alla salvezza.
Reputavo fosse difficile poter nuovamente rinascere e deporre le abitudini precedenti, anche se il battesimo nell’acqua della salvezza mi rinnovava a nuova vita. Stimavo ugualmente difficile che un uomo potesse cambiare la mente e l’animo senza mutare nel suo fisico.
Continuavo a dirmi: “Come sarà possibile una conversione così grande da liberarmi tutto ad un tratto da ciò che fin dalla nascita si solidificò come quando si colloca del materiale e lo si ammucchia in depositi? Come sarà possibile liberarmi di quelle abitudini che ho indebitamente contratte?”.
Spesso mi trovavo con questi pensieri. Ero legato dai moltissimi errori della mia vita passata e non crede¬vo di potermene liberare. I vizi aderivano alla mia vita e io continuavo ad assecondarli. Non pensavo più di poter raggiungere i beni migliori; per questo favorivo ciò che mi nuoceva come se fosse qualcosa che ormai mi appartenesse e fosse cresciuto con me.
Ma sopraggiunse l’aiuto dell’acqua che rigenera. La corruzione della vita precedente venne cancellata e dall’alto si diffuse una luce nel mio cuore purificato e mondo. Ricevetti dal cielo lo Spirito e attraverso una seconda nascita diventai un uomo nuovo.
Dopo questo evento, ciò che era segnato dal dubbio improvvisamente divenne, in modo che non saprei descrivere, una certezza; quello che era impenetrabile e pieno di tenebra mi apparve accessibile e luminoso.
Potevo raggiungere quello che prima mi sembrava assurdo e fare quello che finora ritenevo impossibile. Avevo così la possibilità di capire come fosse terreno l’uomo di prima, nato dalla carne e schiavo dei vizi.