Nome proprio... Dante (da Vittorio Sermonti)
da Vittorio Sermonti, Il Purgatorio di Dante, canto XXX, Rizzoli, Milano, 2004, pp. 560-561
Quante volte ci ha emozionato su per questa montagna il suono di un nome proprio!...
Si narra che Dio abbia creato le cose dal nulla, nominandole.
Nella sua lingua, si narra che non esistessero altro che nomi propri; che l’assoluta arbitrarietà e la necessità assoluta vincolassero “in principio” tutte le cose del creato ai nomi che le nominavano. Senza transazioni concettuali. [...]
E Beatrice – trafiggendogli il cuore e trafiggendo il libro che registrerà le sue parole – lo interpella per nome. [...] Quel nome ha il timbro del nome proprio con cui lo convocherà Cristo Giudice il giorno del Giudizio. È il nome dell’ultimo appello.
Quanto più identico all’unica persona che ha avuto in sorte di essere; quanto più scrupolosamente identificato; quanto più, proprio, Dante di Alighiero di Bellincione (Firenze 1265 – Ravenna 1321)... tanto più il poeta-pellegrino è chiunque di noi [...], marcato come chiunque di noi da un nome gratuito e fatale, da due date estreme che non condivide con nessun altro, e da un estremo destino indivisibile. Nostro fratello in solitudine.
Quante volte ci ha emozionato su per questa montagna il suono di un nome proprio!...
Si narra che Dio abbia creato le cose dal nulla, nominandole.
Nella sua lingua, si narra che non esistessero altro che nomi propri; che l’assoluta arbitrarietà e la necessità assoluta vincolassero “in principio” tutte le cose del creato ai nomi che le nominavano. Senza transazioni concettuali. [...]
E Beatrice – trafiggendogli il cuore e trafiggendo il libro che registrerà le sue parole – lo interpella per nome. [...] Quel nome ha il timbro del nome proprio con cui lo convocherà Cristo Giudice il giorno del Giudizio. È il nome dell’ultimo appello.
Quanto più identico all’unica persona che ha avuto in sorte di essere; quanto più scrupolosamente identificato; quanto più, proprio, Dante di Alighiero di Bellincione (Firenze 1265 – Ravenna 1321)... tanto più il poeta-pellegrino è chiunque di noi [...], marcato come chiunque di noi da un nome gratuito e fatale, da due date estreme che non condivide con nessun altro, e da un estremo destino indivisibile. Nostro fratello in solitudine.