Bibbia "rivelazione attestata" (da Roberto Vignolo)
da Roberto Vignolo, Relazione La Parola che nutre e vivifica l’impegno pastorale della Chiesa. Bibbia, persona e relazioni per una pastorale integrata, tenuta per il Laboratorio Biblico organizzato dalla CEI, in Roma, il 22 aprile 2009
La Bibbia, «rivelazione attestata» (PCB 1993; cf Messaggio e Proposizione del Sinodo dei vescovi su La Parola di Dio, 2), e cioè: memoria attestante speciale (= canonica + ispirata) della rivelazione autoattestata. «Canonica + ispirata», cioè funzionale a credere, vivere, farsi ispirare, plasmare dalla Parola di Dio – che non è certo confinata alla Bibbia, e che comunque è centrata in Gesù Cristo. Il Sinodo ha richiamato al valore analogico della«Parola di Dio» («L’espressione “Parola di Dio” è analogica: Proposizione del Sinodo dei vescovi su La Parola di Dio 3»). Tuttavia l’analogia finirebbe per dissolversi qualora il riferimento della Parola – presente e operante nella creazione, nella storia, nella tradizione, andasse a spese della specificità con cui la Bibbia, «documento delle origini» (T. Citrini) si correla e dà testimonianza al Dio di Israele e di Gesù Cristo. Salva la «trascendenza» della Parola di Dio rispetto alla Bibbia, va pure non meno salvaguardata la speciale singolarità con cui la Bibbia attesta Gesù Cristo in quanto Parola di Dio originaria e compiuta («secondo le scritture»: 1Cor 15,3-5), per cui la Bibbia stessa a propria volta è Parola di Dio canonica e ispirata. L’analogia – sviluppata dalla tradizione patristica e medievale vuoi nella chiave del Liber Scripturae in rapporto al Liber Naturae, vuoi come «corpo del Logos», in relazione al corpo storico di Gesù, al suo corpo eucaristico, a quello ecclesiastico – ha bisogno di essere precisata. La Scrittura è un «corpo» originariamente integrato all’esperienza di fede e all’esperienza come tale.
La Bibbia, «rivelazione attestata» (PCB 1993; cf Messaggio e Proposizione del Sinodo dei vescovi su La Parola di Dio, 2), e cioè: memoria attestante speciale (= canonica + ispirata) della rivelazione autoattestata. «Canonica + ispirata», cioè funzionale a credere, vivere, farsi ispirare, plasmare dalla Parola di Dio – che non è certo confinata alla Bibbia, e che comunque è centrata in Gesù Cristo. Il Sinodo ha richiamato al valore analogico della«Parola di Dio» («L’espressione “Parola di Dio” è analogica: Proposizione del Sinodo dei vescovi su La Parola di Dio 3»). Tuttavia l’analogia finirebbe per dissolversi qualora il riferimento della Parola – presente e operante nella creazione, nella storia, nella tradizione, andasse a spese della specificità con cui la Bibbia, «documento delle origini» (T. Citrini) si correla e dà testimonianza al Dio di Israele e di Gesù Cristo. Salva la «trascendenza» della Parola di Dio rispetto alla Bibbia, va pure non meno salvaguardata la speciale singolarità con cui la Bibbia attesta Gesù Cristo in quanto Parola di Dio originaria e compiuta («secondo le scritture»: 1Cor 15,3-5), per cui la Bibbia stessa a propria volta è Parola di Dio canonica e ispirata. L’analogia – sviluppata dalla tradizione patristica e medievale vuoi nella chiave del Liber Scripturae in rapporto al Liber Naturae, vuoi come «corpo del Logos», in relazione al corpo storico di Gesù, al suo corpo eucaristico, a quello ecclesiastico – ha bisogno di essere precisata. La Scrittura è un «corpo» originariamente integrato all’esperienza di fede e all’esperienza come tale.