L' Unicità della vita e la mia famiglia (da Roberto Benigni)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /05 /2007 - 23:26 pm | Permalink | Homepage
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L'unicità della vita e la mia famiglia,
dall’intervento di Roberto Benigni alla trasmissione Il senso della vita, diretta da Paolo Bonolis, del 21 febbraio 2006


Io sono un uomo di terra. Il mio babbo e la mia mamma erano contadini, ma di quelli belli, di quelli mitici, proprio due zolle! L’ho sempre visti in mezzo alla terra, l’ho sempre visti in mezzo alla terra, l’ho sempre visti come due divinità. Ah! La forza che avevano! Anteo, ve lo ricordate quel dio che più cadeva e più pigliava forza? Era figlio della Madre Terra. Erano proprio figlioli della terra, due zolle, due divinità!
Dove sono nato io si chiama Misericordia.
Ognuno ha una vita meravigliosa, perché ognuno di noi non deve dimenticarsi né perdere la propria unicità. Siamo unici! Quando dicono “noi, noi!”… Ma che noi? Io! Noi, certo, è importante, l’avere custodia del proprio fratello, ma urlare sempre la nostra unicità. Siamo unici. Ognuno di noi è unico e quindi ogni storia è una storia universale. Quelle che vi racconto io ora sono storielle… ma sono tutte meravigliose le storie degli uomini, delle donne, dei bambini, degli alberi e della terra.

Il mio babbo e la mia mamma erano, dunque, due divinità. Perché l’uomo per l’uomo può essere davvero divino. La bellezza della mia mamma era tale da saltarle addosso! Il mio babbo poi era di un’intelligenza spettacolare. Diceva sempre: La tua mamma, caro Robertino, è mille volte più intelligente di me, però sono stato intelligente anch’io: l’ho sposata. Il mio babbo andò in guerra senza neanche sapere di cosa si trattasse. Nel film La vita è bella ho ripreso alcuni suoi racconti. Lui ci raccontava di quando era prigioniero in Germania. Ma lui non sapeva perché era là. Diceva fra sé: “Ma perché mi tengon qua che c’ho da lavorare? Non sapeva perché erano là tutte quelle persone.

E’ tornato a casa perché amava la mia mamma. E mi diceva: Caro Robertino, quando hai vicino a te una donna che le vuoi bene non ti ferma più nessuno, puoi abbracciare tutto il mondo. Quando lui è tornato, siccome era uno scheletro, ha detto a un suo amico: Di’ all’Isolina che suo marito è ancora vivo. Aveva paura di non essere riconosciuto. Lui arrivò davanti a lei che era nei campi a spigolare – ho spigolato tanto con la mia mamma per fare una pagnottella di pane! – e si mise davanti a lei e disse: Isolina sono io, ho pensato sempre a te. Lei ha sentito la voce e ha avuto un mancamento. Per tre anni di prigionia lui aveva pensato sempre a lei. Per questo è tornato. Ha detto questa frase, ed è svenuto anche lui andando in coma, coma totale. Ci ha messo quattro mesi a tornare dalla Germania, come ne La tregua di Primo Levi. E la mia mamma non aveva i soldi per le medicine. Allora lei portò tutto quello che aveva cioè quattro anatroccoli bianchi, alla Madonna di Castiglione. Entrò in chiesa e le disse “Fai te”. Dopo quattro giorni mio babbo uscì dal coma.