Rivelazione che sempre ci supera (da Bruno Forte)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /07 /2009 - 10:36 am | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

dalla relazione di mons. Bruno Forte, La Lettera ai cercatori di Dio: genesi e presentazione, 16 giugno 2009, al Convegno Nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani, Reggio Calabria, 2009, dal titolo “La nostra lettera siete voi... (2 Cor 3,2). Ascoltare le domande, comunicare il Vangelo, condividere l’incontro con Cristo”

Nella tradizione cristiana l’avvento di Dio nella storia è pensato come revelatio, una rivelazione: è uno svelarsi che vela, un venire che apre cammino, un ostendersi nel ritrarsi che attira. Negli ultimi secoli la teologia cristiana ha concepito la rivelazione soprattutto come Offenbarung, apertura, manifestazione totale. Così, in essa l’avvento di Dio è stato spesso pensato come esibizione senza riserve. Dio si sarebbe del tutto consegnato nelle nostre mani: la storia - dirà Hegel - non è che il “curriculum vitae Dei”, il pellegrinaggio di Dio per divenire se stesso. Con feroce parodia Nietzsche affermerà che questo “Dio è diventato finalmente comprensibile a se stesso nel cervello hegeliano”. È questa presunzione di ridurre Dio a certezza luminosa, a definizione chiara ed evidente, la pretesa dell’ideologia moderna, in tutte le sue forme,anche teologiche. Ma questo è precisamente l’opposto dell’annuncio cristiano: interpretare la rivelazione come manifestazione totale, come risposta incondizionata e senza riserve alle domande del nostro cuore o della nostra mente, è il più grande tradimento che di essa si possa fare.