Essere ciò che siamo (da Benedetto XVI)
dalla riflessione di papa Benedetto XVI nell’Ora terza del 3/10/2005, durante l’XI Sinodo dei vescovi su L'Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa
«Perfecti estote», così come si legge nel testo latino, sembra coincidere con la parola riassuntiva del Sermone della Montagna: «perfecti estote sicut Pater vester caelestis perfectus est».
Questa parola ci invita ad essere ciò che siamo: immagini di Dio, esseri creati in relazione al Signore, «specchio» nel quale si riflette la luce del Signore. Non vivere il cristianesimo secondo la lettera, non sentire la Sacra Scrittura secondo la lettera è spesso difficile, storicamente discutibile, ma andare oltre la lettera, la realtà presente, verso il Signore che ci parla e così all’unione con Dio.
Ma se vediamo il testo greco troviamo un altro verbo, «catartizesthe», e questa parola vuole dire rifare, riparare uno strumento, restituirlo alla piena funzionalità. L'esempio più frequente per gli apostoli è rifare una rete per i pescatori che non è più nella giusta situazione, che ha tante lacune da non servire più, rifare la rete così che possa di nuovo essere rete per la pesca, ritornare alla sua perfezione di strumento per questo lavoro.
Un altro esempio: uno strumento musicale a corde che ha una corda rotta, quindi la musica non può essere suonata come dovrebbe. Così in questo imperativo la nostra anima appare come una rete apostolica che tuttavia spesso non funziona bene, perché è lacerata dalle nostre proprie intenzioni; o come uno strumento musicale nel quale purtroppo qualche corda è rotta, e quindi la musica di Dio che dovrebbe suonare dal profondo della nostra anima non può echeggiare bene.
Rifare questo strumento, conoscere le lacerazioni, le distruzioni, le negligenze, quanto è trascurato, e cercare che questo strumento sia perfetto, sia completo perché serva a ciò per cui è creato dal Signore.
«Perfecti estote», così come si legge nel testo latino, sembra coincidere con la parola riassuntiva del Sermone della Montagna: «perfecti estote sicut Pater vester caelestis perfectus est».
Questa parola ci invita ad essere ciò che siamo: immagini di Dio, esseri creati in relazione al Signore, «specchio» nel quale si riflette la luce del Signore. Non vivere il cristianesimo secondo la lettera, non sentire la Sacra Scrittura secondo la lettera è spesso difficile, storicamente discutibile, ma andare oltre la lettera, la realtà presente, verso il Signore che ci parla e così all’unione con Dio.
Ma se vediamo il testo greco troviamo un altro verbo, «catartizesthe», e questa parola vuole dire rifare, riparare uno strumento, restituirlo alla piena funzionalità. L'esempio più frequente per gli apostoli è rifare una rete per i pescatori che non è più nella giusta situazione, che ha tante lacune da non servire più, rifare la rete così che possa di nuovo essere rete per la pesca, ritornare alla sua perfezione di strumento per questo lavoro.
Un altro esempio: uno strumento musicale a corde che ha una corda rotta, quindi la musica non può essere suonata come dovrebbe. Così in questo imperativo la nostra anima appare come una rete apostolica che tuttavia spesso non funziona bene, perché è lacerata dalle nostre proprie intenzioni; o come uno strumento musicale nel quale purtroppo qualche corda è rotta, e quindi la musica di Dio che dovrebbe suonare dal profondo della nostra anima non può echeggiare bene.
Rifare questo strumento, conoscere le lacerazioni, le distruzioni, le negligenze, quanto è trascurato, e cercare che questo strumento sia perfetto, sia completo perché serva a ciò per cui è creato dal Signore.