Alla fine, la morte non si potrà tenere neppure il corpo (da Pierangelo Sequeri)
(dall’articolo Battiamoci per i legami dell’umano, non per Narciso, di Pierangelo Sequeri, apparso su Avvenire del 12/4/2009)
All’ultimo neppure il corpo si potrà tenere, la morte. Non pensavamo che Dio avrebbe amato così tanto anche quello. Pensavamo che Dio, al più, si prende le anime: i corpi, e il mondo, li lascia al loro destino di inevitabile sgretolamento. Eppure, una voce indecifrabile, proprio nell’intimo del nostro abbandono, ci lanciava un segnale. Come accettare di spalmare semplicemente una mano di nero sugli incanti e sui sogni che la nascita di un essere umano forma e riforma incessantemente, soltanto perché il suo corpo è fragile, vulnerabile, mortale? Contro ogni apparenza, la nostra anima aveva più ragioni di quelle che sono scritte nei libri dei filosofi e nei racconti della morte.
All’ultimo neppure il corpo si potrà tenere, la morte. Non pensavamo che Dio avrebbe amato così tanto anche quello. Pensavamo che Dio, al più, si prende le anime: i corpi, e il mondo, li lascia al loro destino di inevitabile sgretolamento. Eppure, una voce indecifrabile, proprio nell’intimo del nostro abbandono, ci lanciava un segnale. Come accettare di spalmare semplicemente una mano di nero sugli incanti e sui sogni che la nascita di un essere umano forma e riforma incessantemente, soltanto perché il suo corpo è fragile, vulnerabile, mortale? Contro ogni apparenza, la nostra anima aveva più ragioni di quelle che sono scritte nei libri dei filosofi e nei racconti della morte.