Parrocchia (da Paolo VI)
da Paolo VI, omelia nel Solenne ingresso del Vescovo di Roma nella sua cattedrale al Laterano, domenica 10 novembre 1963
Sapete, figli tutti di Roma, qual è la forma principale, con cui Noi pensiamo di avvicinarvi e di introdurvi nel circuito ideale ed operante della vita cattolica romana? È la Parrocchia! Sì, l'antica e familiare istituzione religiosa e pastorale, che tutti conosciamo. La Parrocchia deve tutti raccogliervi, tutti assistervi,tutti unirvi nella preghiera e nella carità. Sarebbe grande Nostra aspirazione di dare alle singole Parrocchie di Roma nuova vitalità: a cominciare dalla coscienza che tutti dobbiamo avere di questo primo centro di unità, di amicizia, di culto e di formazione cristiana. Saremo grati a quanti Ci aiuteranno a dare onore, efficienza, pienezza organizzativa e caritativa alle singole Parrocchie.
Ecco che il Nostro discorso finisce col saluto ai Nostri Parroci, sia del Clero diocesano e sia Religiosi, ai Coadiutori, alle Associazioni cattoliche. Figli dilettissimi, siamo con voi! Pensiamo, se il Signore Ci aiuta, di fare a voi qualche visita pastorale, per incoraggiare le vostre fatiche e per dare a voi stessi un più profondo e confortante senso della comunità spirituale a cui rispettivamente appartenete. Operiamo insieme, in nomine Domini! Bisogna che diamo buona vita alle Parrocchie per dare, come ardentemente desideriamo, buona vita a Roma, alla Nostra Roma.
da Paolo VI, discorso al clero della città di Roma, lunedì 24 giugno 1963
E quella esperienza [dell’essere stati arcivescovo di Milano], causa a Noi di ineffabili trepidazioni, ma anche di tante e quasi inattese e immeritate consolazioni, Ci ha confermati in una duplice convinzione, la quale, fin da quest’alba della Nostra giornata pontificale, vogliamo a voi per primi confidare.
E cioè: l’evangelizzazione del mondo, anche di questo nostro moderno tanto profano, e spesso tanto ostile alla religione, dipende massimamente, come Cristo ha stabilito, come la Chiesa continuamente proclama: dal Clero. Nessuna età, forse, è stata storicamente, sia per indole, sia per meditato proposito, estranea e contraria al Sacerdozio e alla sua religiosa missione come quella presente; e nello stesso tempo nessuna età come la nostra si è dimostrata bisognosa, e diremo di più (quasi aprendo davanti a Noi una grande speranza), suscettibile dell’assistenza pastorale di buoni e zelanti Sacerdoti. Notissima cosa. Ma quale importanza essa assume davanti a chiunque è responsabile, pensoso e desideroso della vera prosperità dell’odierna società; quale voce segreta essa può pronunciare nel cuore di quella gioventù, che sente l’ansia d’una missione, d’un eroismo, d’una vocazione per dare a questo nostro meraviglioso e insieme pauroso mondo moderno un nuovo, un vivo volto cristiano!
L’altra convinzione si è che il Clero addetto alla cura d’anime, disciplinato nel secolare schema della Parrocchia, tutto dedito al servizio della anime, tutto compreso del privilegio di sacrificio e di carità d’essere ad ogni ora, per ogni bisogno, con ogni ceto di fedeli e di lontani, a diretto contatto con l’umanità, palpitante di grandezza e di miseria, per infondervi il balsamo della Parola e della Grazia, merita per primo la Nostra considerazione, la Nostra affezione, il Nostro sostegno e la Nostra benedizione.
Non già, non già che nella Chiesa di Dio altre innumerevoli vocazioni e funzioni siano da posporsi, o da dimenticarsi; no certo. E non già che l’istituto parrocchiale sia da solo capace a corrispondere ai moltissimi e complessi bisogni dell’evangelizzazione e della formazione cristiana. E non già, aggiungeremo, che il Laicato, il Nostro carissimo e degnissimo Laicato cattolico sia superfluo al grande e comune sforzo di far vivere Cristo nel mondo. Ma crediamo semplicemente che questa antica e venerata struttura della Parrocchia ha una missione indispensabile e di grande attualità; ad essa spetta creare la prima comunità del popolo cristiano; ad essa iniziare e raccogliere il popolo nella normale espressione della vita liturgica; ad essa conservare e ravvivare la fede nella gente d’oggi, ad essa fornirle la scuola della dottrina salvatrice di Cristo; ad essa praticare nel sentimento e nell’opera l’umile carità delle opere buone e fraterne.
Perciò a voi, diletti Parroci e Vice-Parroci, della Nostra nuova e santissima diocesi, l’espressione della Nostra paterna solidarietà; a voi l’incoraggiamento più caldo a proseguire nella vostra provvidenziale fatica; a voi la raccomandazione, che più Ci sta a cuore, di prodigare ogni assistenza alla gioventù; a voi l’esortazione più viva a mettere in Cristo Signore la più filiale confidenza; a voi il voto che la Madonna Santissima conservi immacolata la vostra vita, e con i Santi nostri consoli le vostre fatiche; a voi, con il Nostro Cardinale Vicario e quanti aiutano la sua missione, la Nostra affettuosa benedizione.
Sapete, figli tutti di Roma, qual è la forma principale, con cui Noi pensiamo di avvicinarvi e di introdurvi nel circuito ideale ed operante della vita cattolica romana? È la Parrocchia! Sì, l'antica e familiare istituzione religiosa e pastorale, che tutti conosciamo. La Parrocchia deve tutti raccogliervi, tutti assistervi,tutti unirvi nella preghiera e nella carità. Sarebbe grande Nostra aspirazione di dare alle singole Parrocchie di Roma nuova vitalità: a cominciare dalla coscienza che tutti dobbiamo avere di questo primo centro di unità, di amicizia, di culto e di formazione cristiana. Saremo grati a quanti Ci aiuteranno a dare onore, efficienza, pienezza organizzativa e caritativa alle singole Parrocchie.
Ecco che il Nostro discorso finisce col saluto ai Nostri Parroci, sia del Clero diocesano e sia Religiosi, ai Coadiutori, alle Associazioni cattoliche. Figli dilettissimi, siamo con voi! Pensiamo, se il Signore Ci aiuta, di fare a voi qualche visita pastorale, per incoraggiare le vostre fatiche e per dare a voi stessi un più profondo e confortante senso della comunità spirituale a cui rispettivamente appartenete. Operiamo insieme, in nomine Domini! Bisogna che diamo buona vita alle Parrocchie per dare, come ardentemente desideriamo, buona vita a Roma, alla Nostra Roma.
da Paolo VI, discorso al clero della città di Roma, lunedì 24 giugno 1963
E quella esperienza [dell’essere stati arcivescovo di Milano], causa a Noi di ineffabili trepidazioni, ma anche di tante e quasi inattese e immeritate consolazioni, Ci ha confermati in una duplice convinzione, la quale, fin da quest’alba della Nostra giornata pontificale, vogliamo a voi per primi confidare.
E cioè: l’evangelizzazione del mondo, anche di questo nostro moderno tanto profano, e spesso tanto ostile alla religione, dipende massimamente, come Cristo ha stabilito, come la Chiesa continuamente proclama: dal Clero. Nessuna età, forse, è stata storicamente, sia per indole, sia per meditato proposito, estranea e contraria al Sacerdozio e alla sua religiosa missione come quella presente; e nello stesso tempo nessuna età come la nostra si è dimostrata bisognosa, e diremo di più (quasi aprendo davanti a Noi una grande speranza), suscettibile dell’assistenza pastorale di buoni e zelanti Sacerdoti. Notissima cosa. Ma quale importanza essa assume davanti a chiunque è responsabile, pensoso e desideroso della vera prosperità dell’odierna società; quale voce segreta essa può pronunciare nel cuore di quella gioventù, che sente l’ansia d’una missione, d’un eroismo, d’una vocazione per dare a questo nostro meraviglioso e insieme pauroso mondo moderno un nuovo, un vivo volto cristiano!
L’altra convinzione si è che il Clero addetto alla cura d’anime, disciplinato nel secolare schema della Parrocchia, tutto dedito al servizio della anime, tutto compreso del privilegio di sacrificio e di carità d’essere ad ogni ora, per ogni bisogno, con ogni ceto di fedeli e di lontani, a diretto contatto con l’umanità, palpitante di grandezza e di miseria, per infondervi il balsamo della Parola e della Grazia, merita per primo la Nostra considerazione, la Nostra affezione, il Nostro sostegno e la Nostra benedizione.
Non già, non già che nella Chiesa di Dio altre innumerevoli vocazioni e funzioni siano da posporsi, o da dimenticarsi; no certo. E non già che l’istituto parrocchiale sia da solo capace a corrispondere ai moltissimi e complessi bisogni dell’evangelizzazione e della formazione cristiana. E non già, aggiungeremo, che il Laicato, il Nostro carissimo e degnissimo Laicato cattolico sia superfluo al grande e comune sforzo di far vivere Cristo nel mondo. Ma crediamo semplicemente che questa antica e venerata struttura della Parrocchia ha una missione indispensabile e di grande attualità; ad essa spetta creare la prima comunità del popolo cristiano; ad essa iniziare e raccogliere il popolo nella normale espressione della vita liturgica; ad essa conservare e ravvivare la fede nella gente d’oggi, ad essa fornirle la scuola della dottrina salvatrice di Cristo; ad essa praticare nel sentimento e nell’opera l’umile carità delle opere buone e fraterne.
Perciò a voi, diletti Parroci e Vice-Parroci, della Nostra nuova e santissima diocesi, l’espressione della Nostra paterna solidarietà; a voi l’incoraggiamento più caldo a proseguire nella vostra provvidenziale fatica; a voi la raccomandazione, che più Ci sta a cuore, di prodigare ogni assistenza alla gioventù; a voi l’esortazione più viva a mettere in Cristo Signore la più filiale confidenza; a voi il voto che la Madonna Santissima conservi immacolata la vostra vita, e con i Santi nostri consoli le vostre fatiche; a voi, con il Nostro Cardinale Vicario e quanti aiutano la sua missione, la Nostra affettuosa benedizione.