Una Conoscenza tesa all’unità: il Simbolo di fede (da Carlo Caffarra)
Una Conoscenza tesa all’unità: il Simbolo di fede,
dalla Prefazione di S.Em. il cardinal Carlo Caffarra, in R.Mastacchi (a cura di), I Padri spiegano il Credo. Antologia di commenti patristici al Simbolo della fede cristiana, Cantagalli, Siena, 2004, pp.5-6
San Tommaso d’Aquino si chiese se fosse conveniente formulare un "simbolo della fede". La sua risposta, limpida sintesi di tutta la Tradizione, è la seguente: fu necessario unire in unità la verità della fede, perché potesse essere più facilmente proposta a tutti (Summa Theologiae 2,2,q.1, a.9).
La nostra conoscenza umana procede per giudizi, e pertanto giunge sempre a risultati complessi. Ma il desiderio più profondo del nostro spirito è l'unità del sapere; è guardare la realtà con un "occhio semplice". La virtù della fede che inerisce alla nostra ragione non ne muta la natura di conoscenza complessa tesa all'unità.
Non solo, ma soprattutto "ciò che è creduto" è unitario; ha un Centro unificante che ne spiega l'intima armonia.
Il simbolo della fede risponde e alle esigenze del soggetto credente e dell'Oggetto creduto: fu necessario unire in unità la verità della fede.
Edith Stein chiama Gesù il Simbolo primordiale(Vie della conoscenza di Dio, EMP, Padova, 1983, p.187): in Lui tutto è ri-capitolato. La Chiesa, come Maria che raccoglieva (symballousa) tutto nel suo cuore (Lc2,19), raccoglie attorno a Gesù tutti i Misteri: la Trinità, la Creazione, l'Incarnazione, la Pasqua, la Chiesa, i Sacramenti, l'Escatologia. Il Simbolo è ciò che sta sempre "raccolto" nel cuore della Chiesa. Chi rompe il Simbolo lacera il cuore della Chiesa; fa l'opera del Diavolo, che è il contrario del Simbolo...
Nel prologo al suo Commento al Simbolo, Tommaso scrive:
Nessun filosofo prima della venuta di Cristo con tutto il suo impegno giunse ad avere una conoscenza di Dio e delle cose necessarie per la vita tanto grande quanto quella che dopo la venuta di Cristo ha una vecchietta mediante la fede (Expositio super Symbolum Apostolorum, Prologo, 3-11).
dalla Prefazione di S.Em. il cardinal Carlo Caffarra, in R.Mastacchi (a cura di), I Padri spiegano il Credo. Antologia di commenti patristici al Simbolo della fede cristiana, Cantagalli, Siena, 2004, pp.5-6
San Tommaso d’Aquino si chiese se fosse conveniente formulare un "simbolo della fede". La sua risposta, limpida sintesi di tutta la Tradizione, è la seguente: fu necessario unire in unità la verità della fede, perché potesse essere più facilmente proposta a tutti (Summa Theologiae 2,2,q.1, a.9).
La nostra conoscenza umana procede per giudizi, e pertanto giunge sempre a risultati complessi. Ma il desiderio più profondo del nostro spirito è l'unità del sapere; è guardare la realtà con un "occhio semplice". La virtù della fede che inerisce alla nostra ragione non ne muta la natura di conoscenza complessa tesa all'unità.
Non solo, ma soprattutto "ciò che è creduto" è unitario; ha un Centro unificante che ne spiega l'intima armonia.
Il simbolo della fede risponde e alle esigenze del soggetto credente e dell'Oggetto creduto: fu necessario unire in unità la verità della fede.
Edith Stein chiama Gesù il Simbolo primordiale(Vie della conoscenza di Dio, EMP, Padova, 1983, p.187): in Lui tutto è ri-capitolato. La Chiesa, come Maria che raccoglieva (symballousa) tutto nel suo cuore (Lc2,19), raccoglie attorno a Gesù tutti i Misteri: la Trinità, la Creazione, l'Incarnazione, la Pasqua, la Chiesa, i Sacramenti, l'Escatologia. Il Simbolo è ciò che sta sempre "raccolto" nel cuore della Chiesa. Chi rompe il Simbolo lacera il cuore della Chiesa; fa l'opera del Diavolo, che è il contrario del Simbolo...
Nel prologo al suo Commento al Simbolo, Tommaso scrive:
Nessun filosofo prima della venuta di Cristo con tutto il suo impegno giunse ad avere una conoscenza di Dio e delle cose necessarie per la vita tanto grande quanto quella che dopo la venuta di Cristo ha una vecchietta mediante la fede (Expositio super Symbolum Apostolorum, Prologo, 3-11).