Unità della Sacra Scrittura, principio ermeneutico: la Bibbia opera del popolo di Dio (da J. Ratzinger-Bendetto XVI)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /11 /2008 - 21:03 pm | Permalink | Homepage
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(da Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano, 2007, pp. 14-17)

Soffermiamoci [...] sull'unità della Scrittura. È un dato teologico che non è, tuttavia, attribuito solo dall'esterno a un insieme in sé eterogeneo di scritti. L’esegesi moderna ha mostrato come le parole trasmesse nella Bibbia divengano Scrittura attraverso un processo di sempre nuove riletture: i testi antichi, in una situazione nuova, vengono ripresi, compresi e letti in modo nuovo. Nella rilettura, nella lettura progrediente, mediante correzioni, approfondimenti e ampliamenti taciti, la formazione della Scrittura si configura come un processo della parola che a poco a poco dischiude le sue potenzialità interiori, che in qualche modo erano presenti come semi, ma si aprono solo di fronte alla sfida di nuove situazioni, nuove esperienze e nuove sofferenze.

Chi osserva questo processo - certamente non lineare, spesso drammatico e tuttavia in progresso - a partire da Gesù Cristo può riconoscere che nell'insieme c'è una direzione, che l'Antico e il Nuovo Testamento sono intimamente collegati tra loro. Certo, l'ermeneutica cristologica, che in Gesù Cristo vede la chiave del tutto e, partendo da Lui, apprende a capire la Bibbia come unità, presuppone una scelta di fede e non può derivare dal puro metodo storico.

Ma questa scelta di fede ha dalla sua la ragione - una ragione storica - e permette di vedere l'intima unità della Scrittura e di capire così in modo nuovo anche i singoli tratti di strada, senza togliere loro la propria originalità storica.
L'«esegesi canonica» - la lettura dei singoli testi della Bibbia nel quadro della sua interezza - è una dimensione essenziale dell'esegesi che non è in contraddizione con il metodo storico-critico, ma lo sviluppa in maniera organica e lo fa divenire vera e propria teologia. [...]

Con ciò è già evocato il secondo aspetto di cui volevo ancora parlare. I singoli libri della Sacra Scrittura, come essa stessa nel suo insieme, non sono semplicemente letteratura. La Scrittura è cresciuta nel e dal soggetto vivo del popolo di Dio in cammino e vive in esso. Si potrebbe dire che i libri della Scrittura rimandano a tre soggetti che interagiscono tra loro. Dapprima c'è l'autore singolo o il gruppo di autori, a cui dobbiamo un libro della Scrittura. Ma questi autori non sono scrittori autonomi nel senso moderno del termine, appartengono, invece, al soggetto comune «popolo di Dio»: partendo da esso parlano e a esso si rivolgono al punto che il popolo è il vero, più profondo «autore» delle Scritture.

E ancora: questo popolo non è autosufficiente, ma sa di essere condotto e interpellato da Dio stesso che, nel profondo, parla attraverso gli uomini e la loro umanità. Per la Scrittura il rapporto con il soggetto «popolo di Dio» è vitale. Da una parte, questo libro - la Scrittura - è il criterio che viene da Dio e la forza che indica la strada al popolo, ma, dall'altra parte, la Scrittura vive solo in questo popolo, che nella Scrittura trascende se stesso e così - nella profondità definitiva in virtù della Parola fatta carne - diventa appunto popolo di Dio. Il popolo di Dio - la Chiesa - è il soggetto vivo della Scrittura; in esso le parole della Bibbia sono sempre presenza. Naturalmente, però, si richiede che questo popolo riceva se stesso da Dio, ultimamente dal Cristo incarnato e da Lui si lasci ordinare, condurre e guidare.