Presso una Madre, la Chiesa (da Tertulliano)
(da Tertulliano e nota di S.Matteoli alla traduzione di Tertulliano, De baptismo, in Tertulliano. Opere catechetiche, Città Nuova, Roma, 2008, p. 194)
«Voi, benedetti, che la grazia di Dio attende, quando vi levate da quel bagno santissimo che segna la vostra nuova nascita, quando insieme ai fratelli, presso una Madre, aprite le mani, chiedete al Padre, chiedete al Signore che come dono particolare della Sua grazia siano distribuiti i carismi».
Il battesimo comporta una nuova nascita in Cristo e rende chi lo riceve figlio di Dio e della Chiesa. Tertulliano non è stato il primo ad applicare il titolo di “madre” alla Chiesa: già Ireneo (cf. Adv. Haer. 3, 24, 1 e la lettera inviata alle chiese di Lione e di Vienne conservata da Eusebio, Hist. Eccl. 5, 1, 45) e Clemente di Alessandria (cf., ad esempio, Paed. 1, 21, 1 e 1,42, 1) utilizzano questa immagine. E’ probabile che l’immagine della Chiesa come “madre” sia stata suggerita da 2 Gv 1, dove l’autore si rivolge ad una Chiesa, forse dell’Asia Minore, con l’espressione “Alla Signora eletta e ai suoi figli”, e da Gal 4,21-23, dove l’Apostolo definisce i cristiani “figli della donna libera”, cioè di Sara, allegoria della Nuova Alleanza, della Gerusalemme celeste.
«Voi, benedetti, che la grazia di Dio attende, quando vi levate da quel bagno santissimo che segna la vostra nuova nascita, quando insieme ai fratelli, presso una Madre, aprite le mani, chiedete al Padre, chiedete al Signore che come dono particolare della Sua grazia siano distribuiti i carismi».
Il battesimo comporta una nuova nascita in Cristo e rende chi lo riceve figlio di Dio e della Chiesa. Tertulliano non è stato il primo ad applicare il titolo di “madre” alla Chiesa: già Ireneo (cf. Adv. Haer. 3, 24, 1 e la lettera inviata alle chiese di Lione e di Vienne conservata da Eusebio, Hist. Eccl. 5, 1, 45) e Clemente di Alessandria (cf., ad esempio, Paed. 1, 21, 1 e 1,42, 1) utilizzano questa immagine. E’ probabile che l’immagine della Chiesa come “madre” sia stata suggerita da 2 Gv 1, dove l’autore si rivolge ad una Chiesa, forse dell’Asia Minore, con l’espressione “Alla Signora eletta e ai suoi figli”, e da Gal 4,21-23, dove l’Apostolo definisce i cristiani “figli della donna libera”, cioè di Sara, allegoria della Nuova Alleanza, della Gerusalemme celeste.