Tradizione e novità (di François Varillon)
(da François Varillon, Beauté du monde et souffrance des hommes, 68-69, citato in Traversate di un credente, Jaca, Milano, p. 57)
«Nova et vetera», l'antico e il nuovo, diceva, sono cose che vanno da sé. Perché è sempre per debolezza morale e spirituale che si disprezza la tradizione - mancanza di umiltà e di fierezza; l'uomo deve essere fiero delle proprie sorgenti e avere sempre cura di rimanervi in contatto. Ed è anche per debolezza morale e spirituale che si rifiuta la novità, necessaria alla stessa tradizione - timidità, paura, panico di fronte allo spaesamento: lo scriba è l'uomo della ripetizione; per diventare creatori a immagine di Dio, occorre essere discepoli del Regno.
«Nova et vetera», l'antico e il nuovo, diceva, sono cose che vanno da sé. Perché è sempre per debolezza morale e spirituale che si disprezza la tradizione - mancanza di umiltà e di fierezza; l'uomo deve essere fiero delle proprie sorgenti e avere sempre cura di rimanervi in contatto. Ed è anche per debolezza morale e spirituale che si rifiuta la novità, necessaria alla stessa tradizione - timidità, paura, panico di fronte allo spaesamento: lo scriba è l'uomo della ripetizione; per diventare creatori a immagine di Dio, occorre essere discepoli del Regno.